1- Vicini senza saperlo

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«La Casa Editrice Neri esiste da ben tre generazioni e io non ho alcuna intenzione di venderla ad Alberto Masi» gridò Bryan alla riunione del CdA, battendo con violenza i pugni sopra al tavolo, prima di uscire dalla stanza e andarsene senza fornire ulteriori spiegazioni.

«Gina!» chiamò la sua assistente personale.

«Terence è ancora dal toelettatore?» chiese, mentre con indice e medio allentava il nodo della cravatta.

Mezz'ora dopo l'uomo e il suo fedele "pastore belga" correvano nel parco cittadino antistante il giardino zoologico, cercando di dar sfogo alla propria rabbia, il primo, potendo sprigionare tutta la sua esuberanza di giovane cagnone, il secondo.

«Qui bello! Vieni torniamo indietro» disse, vedendo in lontananza una scolaresca ferma davanti al cancello di quello che un tempo si chiamava Zoo.

Era troppo nervoso per sopportare chiunque, e se malauguratamente qualcuno in mezzo a quel gruppo di ragazzini, attratto da Terence, avesse provato a fermarli, di sicuro l'avrebbe liquidato in malo modo, quindi volendosi evitare la figura dello "stronzo", preferì cambiare strada.

«Allora bambini» la voce della giovane maestra, sovrastò il chiacchiericcio dei bimbi.

«Ora prendetevi per mano a due a due, e tutti insieme ci incammineremo verso il nostro autobus» si premurò di spiegare la donna, intenta a controllare di non aver perduto nessuno dei suoi alunni.
Oltre ad essere la sua prima esperienza come docente di ruolo, quell'uscita costituiva anche la sua primissima gita scolastica e per tale ragione si sentiva particolarmente tesa.

Non vedo l'ora che questa giornata finisca pensò tirando un sospiro di sollievo, una volta terminato l'ennesimo appello.

«Maestra si rilassi. È andato tutto bene» le sussurrò in un orecchio una delle accompagnatrice e sedendo sullo scomodo seggiolino dello scuolabus, la Signora Ralli la invitò a prendere posto accanto a lei.

•••

Ricordati di andare in pasticceria a ritirare la torta recitava l'sms inviatole dalla madre.

Cinquant'anni... ripetette fra sé e sé Alice, ricordando l'anniversario di matrimonio delle due persone più importanti della sua vita.

I genitori del suo papà; rappresentavano infatti la sua ancora di salvezza e l'unica famiglia che ricordasse di aver mai avuto. Sì, perché dopo la prematura scomparsa del padre, sua mamma era caduta in uno stato di depressione tale da impedirle il crescere una creatura di appena cinque settimane. Anselmo e Jolanda (questi i nomi dei suoi nonni), finirono così col farsi carico di nuora e nipote, provvedendo alle cure della giovanissima vedova e ingaggiando una vera e propria guerra con le "Istituzioni» per riuscire ad ottenere il suo affidamento.

Alice invidiava un pochino l'anziana coppia: la loro unione e complicità erano magiche, e pertanto si augurava di incontrare una persona capace di farle provare le stesse sensazioni. Nella realtà, però alle soglie dei trent'anni non aveva mai provato i brividi nell'incrociare lo sguardo del fidanzato di turno né sentito le farfalle nello stomaco baciandolo, dunque al di là dei desideri in concreto, stava cominciando a credere che l'amore con la A maiuscola, quello in grado di togliere il respiro e allo stesso tempo capace di far sentire infinitamente vivi, non le appartenesse. Nonostante tutto, comunque restava un'inguaribile romantica, perciò i sogni, le fantasie e le emozioni irrealizzabili nel quotidiano, li viveva ugualmente attraverso i libri, e grazie alla sua passione per la scrittura e all'esperimento letterario, a cui lavorava da tempo, ne poteva diventare persino la protagonista.

•••

«Ciao Agnese! Pronto il mio ordine?» domandò Alice, entrando nella pasticceria.

La donna, in avanzato stato di gravidanza, salutandola con un enorme sorriso, subito si diresse verso il frigo.

«Che bella la tua pancia!» esclamò la maestra, vedendo quel prorompente pancione: «Quanto ti manca?»

«Sono di quasi sei mesi, ma sembro già una balena» rispose la coetanea, mostrandole la torta.

«Mille sfoglie decorato come una Saint Honoré» ripetette, per sincerarsi della correttezza dell'ordine.

«Perfetto! E mi daresti anche quei due sposini lassù» disse, indicando alla commessa, una fra le tante statuine esposte sulle mensole appese alla parete alle spalle della cassa.

«Che palle! La festa di San Valentino è la massima esaltazione del consumismo. Regalare cioccolatini o bigliettini pieni di cuori, non vuol dire amare una persona» le due donne sentendo pronunciare quelle frasi, immediatamente si voltarono per vedere chi le pronunciasse.

Con stupore di entrambe, si trovarono davanti ad un affascinante individuo di sesso maschile: quarant'anni al massimo, capelli castani, rasatura di un paio di giorni, abito scuro, cappotto nero, ventiquattrore in pelle nella mano sinistra, cellulare nella destra.

«No! Ora devo lasciarti, ti richiamo dopo» sentendosi osservato l'uomo si affrettò a dire per troncare la telefonata, quindi senza aggiungere altro salutò le signore, con un sorriso.

Incrociando quelle iridi color cielo, Alice ne venne folgorata.


Antologia: opposti innamoratiWhere stories live. Discover now