3- Ieri, oggi, domani

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«Cosa sono queste mostruosità?» Bruno inorridì, guardando con occhi spiritati quanto la segretaria aveva poggiato sulla scrivania. «Elena, dimmi che non sono i guanti della nuova linea, quelli che dovremmo presentare dopodomani all'esposizione e lanciare sul mercato tra una settimana.» Le pupille dell'imprenditore vagavano dal prototipo di guanti al volto dell'impiegata, auspicando che lei negasse.

«Dottore, li ha approvati lei e, inoltre, sono piaciuti al Cavaliere Anselmi.» rispose, monocorde, la donna.

«Perché io sono un idiota, da quindici anni ormai, e Anselmi non ha buon gusto, ed è taccagno! Per pochi centesimi, svenderebbe la madre.» Se avesse avuto un minimo di raffinatezza, avrebbe acquistato la linea di Irene.

«Dottore, ma lei, quindici anni fa, andava ancora al liceo, cosa c'entra ora?» Elena si stranì per l'affermazione del datore di lavoro e curiosa, domandò.

«Lo so io cosa c'entra, e non sono affari che la riguardano!» Bruno sbottò, esausto; era dalla notte di San Valentino che l'uomo fluttuava nell'insoddisfazione. Irene aveva mostrato le proprie emozioni e lui aveva, finalmente, capito. Ricordò quando Massimo, il suo migliore amico durante l'adolescenza, lo canzonava dicendogli che Irene era cotta di lui. Bruno non gli aveva creduto, constatando che la ragazza lo rifuggiva. "Tu non fai che ignorarla!" Massimo aveva chiosato le ragioni di Irene e Bruno, ora, non poteva che dar ragione all'amico. All'epoca, Bruno si rivestiva di indifferenza quando lei era nelle vicinanze, poiché ammettere di desiderare l'unica ragazza che sentiva di non poter avere era mortificante. Eppure, c'era stato un frangente in cui aveva smaniato di calpestare il proprio ego e dichiararsi a Irene. Era estenuante la battaglia che combatteva contro l'orgoglio e lui aveva scelto di soccombere. Nel momento sbagliato, però. Irene aveva iniziato uscire con quel pallone gonfiato di Andrea Sartori, loro compagno di classe, e Bruno si era ammantato nell'indolenza.

«Dottore, mi sta ascoltando?» Elena richiamò l'attenzione dell'imprenditore, smarritosi negli antri scorati di un passato ormai lontano, e irrecuperabile. «Cosa dobbiamo fare? La produzione è terminata e non abbiamo tempo per disegnare e realizzare altri guanti. Inoltre, questi qui hanno riscontrato l'approvazione di Anselmi!»

«Perché ha un cattivo gusto quell'uomo!» Bruno sospirò e portò le mani nei capelli. «Faremo in questo modo: presenteremo la linea già realizzata, ma prepareremo una gradita sorpresa per i nostri ospiti.» Un guizzo di sfida baluginò nelle iridi dell'uomo è un sorriso sbieco si disegnò sulle sue labbra.

«Cioè?»

«Un modello nuovo, un accessorio di alta sartoria...» Bruno parlò alla donna, ma i suoi occhi inchiodavano il display del proprio cellulare. «Fai venire qui la responsabile della sartoria, ora!» Bruno tuonò ed Elena sparì dalla stanza. Bruno afferrò lo smartphone e si beò nel vedere quanto era nella galleria. Non provava rimostranza alcuna, nonostante la complessità del piano. C'erano buone probabilità di fallire, ma lui non se ne curò poiché ci fosse stata anche una sola possibilità, lui l'avrebbe sfruttata, ora.

Portò il telefono all'orecchio, dopo aver cercato nella rubrica il numero del vecchio amico, e aspettò, impaziente, che lui rispondesse. «Massimo, non ho tempo per i convenevoli. Hai notizie sui Irene Sanna?» Innalzò le pupille al cielo e si corresse. «Che domande faccio? Certo che le hai, conosci gli aneddoti più peccaminosi di tutti noi. Saresti stato perfetto per interpretare quel tizio che pubblicava, sotto pseudonimo, gossip sugli amici sul proprio blog, in quella serie americana che le nostre compagne idolatravano.»

«Potresti essere più gentile quando chiedi un favore.» Massimo ridacchiò, per nulla offeso. «Ancora sei in fissa per Irene? A questo punto, credo che non ti passerà mai. Cosa vuoi sapere, carriera professionale o sfera sentimentale?»

Antologia: opposti innamoratiWhere stories live. Discover now