1 Solo tre parole

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"Così disse il ferro alla calamita: ti odio perché mi attiri, ma non sai trattenermi" (F. Nietzsche)

"Ti prego Enrico, devi aiutarmi stasera. Ti giuro che la prossima uscita me la smazzo tutta io. Tanto si tratta solo di accompagnare quella coppia di ricconi a fare un giro di una settimana fino a Pantelleria."

"Alessandro non insistere, smetti di piagnucolare e passami quella cima. E poi stasera ho da fare, devo controllare la pompa di sentina che fa un rumore che non mi piace."

Sul ponte della barca i due ragazzi completavano le manovre per ormeggiare il cabinato di quasi 10 metri con la stessa facilità con cui parlavano di ragazze.

Con un salto rapido e preciso i due amici misero piede sul molo e finendo di abbisciare le cime, le luci del tramonto cominciarono a fare capolino alle loro spalle. Quel lavoro tra cordame e salsedine lo fai solo se lo ami con tutto te stesso. Girare il mondo era il loro ossigeno.

"Facciamo così Enrico, io ti aiuto a sistemare la pompa e tu mi accompagni a prendere l'aperitivo con Dora e Isabella. Così prima andiamo e prima torni sottocoperta. E poi almeno non passi San Valentino da solo."

"Lo sai Alessandro che sei l'amico più rompiscatole che ho? E poi con la fortuna che mi ritrovo finirò per sorbirmi l'amica di Dora tutta la serata... magari è brutta, o una lagna o addirittura una che parla a macchinetta."

"Sei solo sfiduciato dai sentimenti. La verità è che sei ancora bruciato da quella stronza di Elisa che ti ha lasciato senza una spiegazione reale, ma non sono tutte così, fidati. Magari Isabella è simpatica e affascinante. Che ti costa provare?"

Enrico non ne poteva più di quella "goccia cinese" dell'amico e delle sue preghiere. Non ne aveva voglia, ma lo accontentò perché lui era un buono e poi Alessandro era l'unico vero amico che aveva sulla terraferma. Sperava solo che la serata finisse in fretta per poter tornare sulla barca a finire di leggere l'ennesimo libro, lì dove si sentiva a casa.

"Va bene, vengo vestito così però. Non chiedermi altro e, ben inteso, che la coppia per Pantelleria te la scordi. Sono mesi che aspetto quel giro. Troverai un altro modo per farti perdonare."

Pantaloni blu con maglietta a maniche lunghe e un giubbino antivento con la zip furono il compromesso per la serata.

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"Ti prego Dora, non puoi chiedermelo davvero! Lo sai che sono sempre occupata. Ho da sistemare i kit in ambulanza e approntare quelli anti-covid in reparto. E poi l'amico di Alessandro magari è brutto o, peggio, un bavoso che starà tutta la serata a guardarmi il culo e a parlare del nulla."

"E invece no mia cara la rompiscatole! Primo: ho controllato e non hai neanche il turno in ambulanza stasera quindi sei libera fino al turno di domattina; secondo: Alessandro mi ha giurato che Enrico è un gran bel ragazzo, simpatico e brillante, ergo... niente scuse e preparati. Togli il camice e indossa gonna e stivali per una sera. Andare a fare un aperitivo e cena fuori a San Valentino non ha mai ucciso nessuno."

"Sei una strega malefica Dora, resti mia amica ma da oggi mi devi un altro favore. E se questo Enrico comincerà a parlare di calcio guardandomi il culo, giuro che mi alzo e me ne vado."

Tra le risate e le decine di prove abito, le due amiche e colleghe cominciarono a prepararsi per raggiungere il nuovo pub irlandese sul lungomare, che gli era stato consigliato dall'autista del turno di giorno.

Nel taxi verso il litorale Isabella cominciava a rilassarsi, seppur con il sospetto che non fosse stata una buona idea accettare quell'invito al buio con uno skipper giramondo. In fondo lei era un medico di pronto soccorso, che aveva faticato non poco per arrivare in reparto, aveva anche dovuto deludere suo padre per quella scelta e di certo non credeva di avere nulla in comune con uno che, probabilmente, avrà la salsedine ad intasargli i pochi neuroni rimasti in vita dopo le prolungate esposizioni al sole del Sud.

I lampioni del lungomare si erano accesi accogliendo le due amiche a braccia aperte, quasi a presagire una serata piacevole e misteriosa.

L'ingresso dell' Ireland, nome poco fantasioso ma realistico, era decorato da una boiserie in legno scurissimo sormontata da un'insegna al neon verde col nome e il trifoglio regolamentare, come tutti i pub irlandesi che si rispettino. Nessuna fila all'entrata e apparentemente nessun rumore trapelava all'esterno.

Appena al di là della porta, invece, un brusio allegro immerso in una luce soffusa tendente all'arancione caldo, abbracciò Dora e Isabella. La musica era ad un volume adeguato per permettere il dialogo e al contrario dell'apparente pacatezza esterna, all'interno i tavoli erano pieni di gente tra la più varia, e le ragazze faticarono a trovare quello occupato dai loro accompagnatori.

"Eccoli lì Isa, vedi di non scappare e dagli il beneficio del dubbio. Almeno arriva alla presentazione stavolta! Fai un bel sorriso e provaci."

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"Le ragazze staranno per arrivare, nel frattempo rilassati Enrico e vedrai che la serata sarà piacevole. Dora mi ha parlato di Isabella come di una stacanovista che ha sempre studiato per diventare medico. E' una che si fa in quattro per il prossimo, insomma qualche argomento lo troverete pure per passare qualche ora."

"Wow, in pratica una secchiona che è sempre stata sui libri chiusa tra quattro mura e che ora non pensa altro che al lavoro. Vuoi che non trovi qualcosa di cui parlare con me che viaggio per mestiere, che non ho una casa sulla terraferma e che odio stare chiuso in una stanza per più di dieci minuti consecutivi? Sì, hai proprio il fiuto del cupido tu."

Enrico era seduto di spalle alla porta d'ingresso e si accorse dell'arrivo di Dora e dell'amica dallo sguardo di Alessandro che si accese all'improvviso di furbizia e uno strano bagliore di aspettativa. Sull'onda dei movimenti e del gesticolare dell'amico, Enrico fece per voltarsi e non essere meno cavaliere.

Nel momento stesso che si girò per le presentazioni ebbe un battito sfalsato. Gli veniva incontro una figura non troppo alta, avvolta in un vestitino scuro a fiorellini sotto un giubbotto di pelle nera. Vide una chioma castana raccolta in uno chignon frettoloso ad incorniciare gli occhi scuri più belli che avesse mai visto. Era truccata quasi per niente ma le labbra erano disegnate da un rossetto albicocca che distrassero il suo sguardo. Non aveva ancora ben chiaro cosa avesse catturato prima la sua attenzione in un tempo così breve, ma si accorse di stringere un secondo di troppo la mano di Isabella quando Alessandro gli presentò Dora e lui non lo sentì.

"Ciao, sono Isabella." Tre parole, accompagnate da un sorriso aperto di quelli che fai fatica a scordare. Non disse niente di speciale in realtà, solo tre parole, ma ancora oggi è la cosa che Enrico ricorda con più dolcezza quando ripercorre con la mente il loro primo incontro. In fondo ogni storia importante che si rispetti inizia con un ciao.

Antologia: opposti innamoratiWhere stories live. Discover now