3- Tormenti

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...Ma tu no e in più dirai che non è da me che amo solo il sesso e il resto è inutile

e che non so cos'è che hai con te è diverso ridere

non è sesso ma amore con te... ognuna in fondo mi ha deluso...

ma tu no e in più dirai che non è da me che amo solo il sesso e il resto è inutile

e che non so cos'è che hai con te è diverso vivere

non è sesso ma amore con te...

Come ogni mattina la radio era sintonizzata su R101 e mentre Mirko sorseggiava il suo caffè i Gemelli DiVersi intonavano la loro "Tu no".

In quel momento, quelle parole erano una lama che attraversava il suo cuore già aperto e sanguinante. Seduto sul suo sgabello in legno bianco, tratteneva quella tazzina bollente nella sua mano ma, più quelle parole aleggiavano nella sua cucina, più il suo dolore aumentava; con uno scatto d'ira, si alzò e la scaraventò al di là della penisola.

《Idiota... codardo...》ripeteva ad alta voce sbattendo i pugni su quel marmo freddo.

Andando avanti e indietro per il salone, continuava a esternare la sua disperazione.

《L'ho mandata via...》 le sue mani tremanti tiravano i suoi capelli all'indietro; cercava di calmarsi, ma invano.

A ogni parola che le sue corde vocali emettevano, il suo cuore sembrava andare in fiamme.

L'artefice di questo dolore, era lui stesso in persona.

《Se l'è portata via... ma che dico! Io l'ho spinta da lui, perché sono un vigliacco. Sì, ecco cosa sono... un lurido vigliacco!》

Aprii la bottiglia di Zacapa, posizionata sul tavolino bar di vetro, e si attaccò direttamente ad essa.

Era fuori di sé, ma la verità era che lui aveva paura; sì paura di innamorarsi di nuovo, di credere e riporre tutto se stesso nel rapporto di coppia e rimanere nuovamente deluso, di provare quel sentimento che ti fa perdere la testa e battere forte il cuore a ogni sua parola, risata, movimento; perché con lei era veramente diverso.

Federica, la sua ex, lo aveva abbandonato il giorno prima del loro matrimonio. In lei aveva trovato il suo porto sicuro. Era la sua migliore amica, la sua confidente, la sua sostenitrice numero uno, la sua segretaria, disegnatrice d'interni migliore, la sua spalla destra. Era il sole al mattino e la luna, insieme alle stelle, di notte.

Aveva impiegato quasi quattro anni a riprendersi dallo shock, buttandosi a capofitto nel lavoro, promettendo a se stesso che non avrebbe mai più riposto il suo cuore in una donna.

Ricordava ancora quando suo padre abbandonò sua madre e lei entrò in depressione, affidandolo alle cure della nonna.

Era cresciuto con risentimento. Aveva impegnato tutto il suo tempo con lo studio, per non pensare e cercare di soffrire il meno possibile.

Si era fatto le ossa e aveva costruito la sua azienda da zero, partendo da uno studio al piano terra per finire ad un'azienda in pieno centro con insegna a caratteri cubitali, dipendenti formati a dovere e intrallazzi con i paesi più ricchi del mondo.

《Maledetto Fabio Costa!》

Il suo rivale in assoluto.

Già dai primissimi tempi dell'università erano sempre in conflitto.

Fabio aveva fondato la sua azienda un anno dopo che Mirko era sul mercato, a Milano, e giocava sporco con le gare d'appalto. Molti progetti se li era accaparrati con imbrogli e mazzette sottobanco, causando anche inconvenienti irreparabili. Era riuscito anche ad infangare tutte le prove a proprio carico, quando una palazzina in costruzione franò prima di essere conclusa.

Ogni ricordo era per Mirko una coltellata in pieno petto.

Non poteva però riversare tutto il male ricevuto, su una ragazza che voleva donargli solo il suo amore.

Invece lui aveva fatto proprio questo; come un bastardo senza cuore, quella mattina, dopo quella notte di passione ma soprattutto amore, lui l'aveva mandata via.

《Va via! Voglio restare solo.》 queste erano state le parole che avevano congedato Cloe dal suo letto.

Lui aveva provato qualcosa per quella ragazza, dal primo momento che l'aveva incontrata.

I suoi occhi castani scintillavano di una luce bellissima e quando sorrideva sembrava portare il sole nella sua vita. Era stata capace di calmare il suo terrore, gli aveva donato coraggio e non lo aveva abbandonato. Quanto più lui si allontanava tanto più lei rimaneva lì con i piedi saldi, a cercare di mantenere un legame, che sarebbe potuto sbocciare in un grande amore. Ma quella mattina no! Era stato troppo duro, soprattutto dopo ciò che insieme avevano vissuto.

L'avrebbe persa per sempre.

Era questo il prezzo da pagare per il suo comportamento?

Affacciato alla vetrata del suo appartamento, Mirko osservava il traffico mattutino scorrere di fronte a lui. Non sarebbe andato al lavoro nemmeno quella mattina, come ormai da una settimana.

Si appoggiò, sfinito, con il palmo della mano sulla vetrata, mentre calde gocce d'acqua salata rigavano il suo volto.

Un urlo sordo uscì dal suo cuore.

Voleva fare qualcosa, ma non riusciva.

Stringeva le sue mani per ricordare ancora quel calore che emanavano quelle di Cloe, quando dolcemente lo cingeva a sé.

Lui non meritava quella dolce ragazza, ma la voleva con tutto se stesso.

Presto avrebbe preso quel volo e lui non l'avrebbe mai più vista.

Lo stesso giorno, in un appartamento non molto lontano da via G.Leopardi, una ragazza soffriva lo stesso dolore.

《Cloe?! Tutto bene?》

Dalla stanza nessuna risposta.

《Stellina, posso entrare?》 Lia aprì piano la porta e due occhi nocciola, spuntavano da sotto al copriletto fiorato, scintillando nella penombra. Lia le si avvicinò piano, sapeva quanto l'amica stesse soffrendo.

《Vieni qui, stellina mia...》 un lungo e silenzioso abbraccio, proseguì in quel pomeriggio uggioso.

Il cielo piangeva disperato, di una disperazione inconsolabile. Gocce come fiumi in piena venivano giù da quel cielo nero, come la loro anima.

Due anime che avevano consegnato ognuno la propria metà all'altro, erano divise per sempre.

Le loro mani non avrebbero più percepito il calore l'uno dell'altro, i loro corpi non avrebbero saziato quella voglia irrefrenabile, le loro bocche non si sarebbero più dissetate d'acqua dolce, ma forse se il destino esiste, le loro strade, ora distanti, si sarebbero unite.

Nella penombra del suo soggiorno, seduto sul suo tappeto di vello grigio, Mirko stringeva in mano il suo telefono. Lo osservava. Osservava quell'immagine, quel sorriso che lei rivolgeva a lui, e un dolore lancinante stringeva la sua gola. Flash impazziti martellavano la sua mente ormai esausta.

Riscaldato da una flebile fiammella e stringendo quell'unico ricordo che gli era rimasto, si addormentò sfinito, sognando occhi castani scintillanti, nella speranza che i suoi tormenti finissero.

Antologia: opposti innamoratiWhere stories live. Discover now