2- Incontri & Scontri

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Irene sospirò, affranta, e buttò giù l'ultimo sorso di vino, rifuggendo l'occhiata accorata della cugina Sofia. Le consanguinee si fronteggiavano dai due lati del bancone: Sofia serviva i clienti nell'attesa che il loro tavolo si liberasse e Irene le teneva compagnia, spiluccando qualche tartina e bevendo un po' d'alcol per scacciare via la noia di una serata priva d'empatia per quelli come lei, ossia i single.

«Che cosa c'è? Sei depressa?» Sofia domandò, schiaffeggiando la mano di Irene che era affondata nella ciotola di arachidi.

«Ahia! Sei impazzita? Perché dovrei essere depressa?» gli occhi di Irene vagarono sul viso della cugina, cercando di capire cosa intendesse e s'illuminò. «Non crederai che possa crollare davanti a tutta questa felicità?» sorrise e scosse il capo, divertita. «Sofia, essere soli non è una malattia! Ho chiuso il negozio, attiguo al tuo locale, e sono entrata per salutarti e prendere un aperitivo. Non invidio queste persone, anzi, mi sento sollevata considerando che l'ultima mia relazione non era affatto sana. Ci sarà anche qualcosa di magico in questa serata, ma lo è per chi ha costruito un rapporto solido sul rispetto e la tolleranza. E credimi, non è per tutti.» rimarcò, saccente.

«Oppure, questa serata è utile a chi vuole infilarsi nel letto di qualche nuova conquista.» le labbra di Sofia si curvarono all'insù e le pupille si soffermano sul tavolo in fondo alla sala. «Impegnata a sfondarti il fegato con il vino, non ti sei accorta che laggiù c'è Bruno Ricci e la sua nuova fiamma. Ne cambia una al mese, come quando eravamo al liceo.»

La testa di Irene scattò all'indietro e gli occhi vagarono in ogni antro del locale fino a quando incrociarono la sagoma di Bruno. L'uomo sorrideva, sornione, beandosi della dolce compagnia e un fremito di stizza puntellò la colonna vertebrale di Irene, che osserva e constatava, a malincuore, lo splendore della donna. Aveva la lucente chioma bionda raccolta in una coda ordinata e indossava uno scintillante, e accecante, vestito di paillettes argentate. Irene abbassò la testa sul suo maglione nero abbinato ai leggings del medesimo colore e rabbrividì. Sono pronta per un funerale. Il mio.

Cacciò via ogni cattivo pensiero dalla testa, scuotendo i capelli corvini; lei, in fondo, aveva appena smesso di lavorare, dopo ore trascorse su fatture e bilanci per trovare una soluzione all'imminente fallimento, mentre chi poteva aiutarla era intento a trastullarsi.

Devo trovare il modo di incastrarlo.

E un'idea baluginò nella sua mente. «Sofia, prendo un cuscino dalle poltrone.» Non aspettò alcun cenno d'assenso, ghermì l'oggetto desiderato e lo infilò sotto il maglione, incastrandolo nei leggings. Marciò, spedita, fino al tavolo di Bruno, puntandogli l'indice contro e sostenendo il fasullo pancione, mentre calava sul volto una maschera di rincrescimento. «Brutto porco, passi la serata con la tua amante e lasci tua moglie incinta a casa?»

Bruno stava sorridendo, suadente, alla compagna quando una voce stridula punse i suoi timpani. Inorridì, guardando un'abbondante Irene avanzare verso lui. Stentava a credere a quanto stava succedendo, intontito. La bionda innanzi a sé, che lui aveva chiamato cara per non sbagliare nome, scattò dalla sedia, facendola rovinare al suolo. «Sei sposato? Aspetti un figlio? Sei un porco!» la donna, infervorata, innalzò il calice e rovesciò il vino sul volto irrigidito di Bruno per scomparire, poi, fulminea, dopo aver farfugliato delle scuse a Irene. «Sono mortificata, non sapevo che fosse sposato.»

Irene gongolò e sedette, soddisfatta, al posto della fuggitiva. Bruno asciugò il volto e guardò, dapprima, la bionda, di cui gli sfuggiva il nome in quel momento, sparire oltre la porta d'ingresso e, poi, la soddisfatta mistificatrice e implose d'ira. «Sei impazzita? Che diavolo ti è saltato in mente?»

«Questo era solo un assaggio. Non puoi immaginare quello che ti aspetta. Ti sfido a rifiutarmi il tuo aiuto ancora una volta e non ci sarà una sola donna disposta a uscire con te! Certo, che è stato facile! Potresti trovare qualcuna con un po' di cervello in più, non ha dubitato della mia buona fede neppure per un attimo.»

Antologia: opposti innamoratiWhere stories live. Discover now