2- San Valentino di sangue

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Quattordici febbraio, giornata da dimenticare, pensò Zola. A lavoro aveva avuto una cliente impossibile da soddisfare.
Durante la pausa pranzo, Giordano si era presentato con un mazzo di rose, che aveva cestinato, dopo essersi a stento trattenuta dal lanciarglielo dietro. Perché non se ne tornava dall'ex fidanzata, quella con cui l'aveva condiviso, all'insaputa di entrambe?
Ciliegina sulla torta, quando era andata a lezione di Krav Maga, aveva scoperto che l'istruttore aveva dato forfait per volare a Parigi con la moglie.

Tornata a casa, con un diavolo per capello ( ed i suoi capelli di diavoli ne avevano più d'uno, tanto che li aveva lasciati liberi di ondeggiare come rovi impazziti! ), era stata accolta da un Matisse visibilmente contrariato, impegnato a grattare sui vetri della portafinestra, in corrispondenza della gattaiola, che evidentemente si era bloccata. Dopo un paio di tentativi fallimentari, decise di provare a sbloccarla dal di fuori.

Uscita sul terrazzo, venne investita da un rumore di vetri rotti e grida provenienti dalla strada. Si sporse dal cornicione della balaustra. Era buio, ma la luce del lampione di fronte le diede la possibilità di scorgere due figure, che discutevano, chine su di una terza sdraiata per terra.

Il primo impulso fu di chiamare il 118, ma poi riconobbe una delle persone in piedi. Era Diego, il figlio della coppia a cui era stata affidata, dopo che i suoi genitori erano morti. Senza perdere altro tempo si precipitò fuori di casa. 

" Diego, cosa diavolo sta succedendo qui? "
I due ragazzi si girarono verso di lei.
" E chi è questa? ", disse il ragazzo sconosciuto, guardandola in cagnesco.

" Lascia stare, la conosco! ", rispose Diego all'amico; poi rivolgendosi a Zola, le raccontò che avevano trovato un tizio girovagare per il quartiere. Si volevano solo un po' divertite con quel damerino, ma la discussione era degenerata e alla fine Santo, il suo amico, gli aveva spaccato una bottiglia in testa. Avevano temuto di averlo fatto secco, ma si erano accorti che respirava ancora ed ora non sapevano che fare perché non rinveniva.

" Se chiamiamo l'ambulanza sicuramente finiremo nei guai, però ci dispiace lasciarlo così... "

Che imbecilli! Purtroppo non aveva tempo per fargli la ramanzina. " Sparite. Me ne occupo io... Con te, Diego, faremo i conti in un altro momento. "

I due visibilmente sollevati si defilarono, inghiottiti dalle ombre della sera.

Zola si chinò sull'uomo. Aveva una ferita superficiale sulla tempia. Si assicurò che respirasse, poi lo guardò meglio e lo riconobbe. Era l'idiota pomposo della galleria, quello che aveva disprezzato il suo quadro. Gli sfiorò il viso, disgustata da quella pelle avvelenata dalla superbia. Pensò anche che non avrebbe dovuto essere così sottile e candida, dato che doveva espiare secoli di soprusi. Non doveva sembrarle tanto preziosa, come un dono troppo atteso, ma doveva essere solo un involucro, perché lei quel viso voleva scartavetrarlo, presa da una rabbia antica. Ma si ritrovò a carezzarlo. In punta di dita gli sfiorò la mascella, e poi risalì il viso fino ad accoglierlo nella mano, agghindandosi di quei capelli che sembravano d'oro. " Sveglia, bell'addormentato... ", mormorò.

L'istinto indusse Leopoldo ad agitarsi prima ancora di metterla a fuoco. Spalancò gli occhi, per immobilizzarsi sotto i fuochi ardenti del suo sguardo. Rimase pietrificato. E non era colpa della botta in testa che aveva rimediato. Dovevano sentirsi proprio così i temerari, che si avventuravano nelle Terre della Notte ad affrontare Medusa, un attimo prima di diventare di pietra. Quel groviglio di serpi, che erano i suoi capelli, sembravano addirittura sibilare al suo indirizzo. Cercò di guardare altrove, ma si incantò sulle labbra. La bocca di una Sirena. Di male in peggio!

Lei stava cercando di dirgli qualcosa. Si concentrò guardando un punto oltre la sua figura.

" Stai bene? Hai un telefono così chiamiamo un'ambulanza? "

Antologia: opposti innamoratiWhere stories live. Discover now