L'inizio di una nuova vita

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3 giugno 2022, 16.15

Quando raggiunsi mamma al parcheggio del campo ero al settimo cielo. Avevo pensato di farle uno scherzo e dire che non ero stata presa, ma la felicità era troppa perché potessi mentire adeguatamente.

"Sei felice, quindi?" Mi chiede mamma sul viaggio di ritorno.

"Tantissimo. Non pensavo che uno sport che non fosse la ritmica mi potesse rendere così felice. Però non voglio lasciarti sola"

Quando avevo solo tre anni a mamma le era stato diagnosticato un tumore al cervello. Avevano provato a curarlo e infatti per molto tempo era stata bene. Con la morte di papà, però la sua salute era drasticamente peggiorata e, nell'ultima visita tenutasi a metà maggio, i medici avevano dichiarato che il suo tempo era ormai allo scadere, un mese, due al massimo

"Non preoccuparti per me. Quando andrai a Coverciano io andrò in ospedale, così mi potranno tenere più sotto controllo. Quando andrò da papi tu rimarrai con Chloe, io e Michela abbiamo già deciso e confermato tutto" sorrise tirata.

La  malattia si faceva sentire sul suo aspetto. Aveva sempre delle profonde occhiaie, gli occhi nocciola spenti, il colorito pallido. Sembrava sempre stanca, eppure faceva di tutto per farmi stare bene e dimostrarmi il suo amore e il suo affetto e io cercavo di aiutarla, in compenso, in ogni modo possibile. 
Partì due ore dopo. Avevo messo in una valigia qualche cambio, accessori per capelli, quali elastici, forcine, fermagli, spazzola, poi telefono, tablet, caricabatterie, block notes, cancelleria varia, libri da leggere e di scuola e, ovviamente, i miei attrezzi di ginnastica. Per quanto non la praticassi più, la ritmica era rimasta nella mia vita quotidiana.

Prima di uscire dalla camera mi guardai allo specchio. Avevo raccolto capelli neri in una treccia che scendeva sulla spalla destra, gli occhi, azzurri come il cielo estivo, erano oscurati da degli occhiali da sole. Non ero mai stata molto alta ma abbastanza magra.  Presi lo zaino e la valigia e scesi nell'ingresso, dive mamma mi aspettava, con Giorgio, Leonardo, Mancini e Vialli.

"Hai tutto?" Mi chiese mamma e io annuì "telefono? Caricabatterie? Vestiti di ricambio?" Insistette

"Sì, mamma, ho tutto" la rassicurai con una risata

"Bene, ci vediamo presto" Mi abbracciò, ma quelle parole sembravano più dette per rassicurare se stessa, che me.

Anche lei, come me, aveva paura che quello sarebbe stato il nostro ultimo abbraccio, che quella sarebbe stata l'ultima volta che ci saremo viste.
Salì sul bus con il quale gli altri erano arrivati, con lo sguardo ancora perso verso le mure di casa.

"Sei contenta?" Mi chiese Giorgio, seduto alla mia sinistra

"Sì, tanto. Quando ho iniziato calcio tutto mi sarei immaginata tranne questo"

"Beh, credo che sia un po' quello che tutti pensano quando iniziano da piccoli" commentò Leonardo, alla mia destra

"Sì, ma io ho iniziato a più di sedici anni, non quattro o cinque"

"Immagina allora se avessi iniziato prima, posso dirti che hai buttato tanti anni?" Disse Leonardo

"No. Non ho buttato neanche un secondo con la ritmica" ribattei

"Sì, ma se avessi provato subito calcio a quest'ora saresti stata tra le calciatrici più prometttenti e conosciute, magari avresti anche già iniziato a giocare per qualche squadra di serie A" fece notare

"La ritmica mi ha formata caratterialmente, mi ha dato le basi per la mia vita non solo dal punto di vista sportivo, ma umano. Mi ha insegnato a non mollare mai, la precisione e la cura nei dettagli, mi ha insegnato il rispetto, ad imparare da sola, mi ha insegnato la pazienza, la perseveranza e il sacrificio. E mi ha in insegnato che ogni azione deve essere volta con lo scopo di essere perfetta e precisa, altrimenti è buttata, cosa che nessuno di voi della nazionale, che mi dispiace dire, evidentemente sa" esclamai decisa

Ti Rimarrò Sempre Accanto~ Giorgio ScalviniWhere stories live. Discover now