Matrimonio

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Partimmo da casa mia il giorno dopo il saggio, diretti a Torino per il matrimonio di Manuel.

"Verrà anche un'amica di Chiesino" raccontò Manuel mentre parlavamo degli invitati

"Un'amica?" Ripetei quasi indignata. Possibile che avesse sbagliato una seconda volta? Possibile che, dopo aver trattato male Giada una volta, non avesse capito che doveva, quanto meno, provare a parlarle e, nel migliore dei casi, provare a ricreare quello che aveva distrutto fidanzandosi con Lavanda?

"Sì, si sta sentendo con una ragazza, ma non mi ha voluto dire chi è. Ha detto solo che si conosco da un po' ed è già un po' che c'è una sorta di filing, da quello che mi ha detto. Non è che ci ho capito molto"

Decisi di non volermi soffermare su questo dettaglio e non dire niente a Giada. Dovevo capire chi fosse questa ragazza e perché Fede non aveva provato a parlare con la mia amica. E magari tirare due sberle a quel calciatore per svegliarlo, non sarebbe stata una cattiva idea.

Quando arrivammo Manuel mi presentò per la prima volta da vivo a Thessa e mi informò che avrei passato gli ultimi giorni con lei, dato che i due si sarebbero separati la mattina dopo, il 22, ovvero il giorno prima del matrimonio.

"Allora, hai un vestito?" Mi chiese la sera, mentre cenevamo

"Sì, quello che ho indossato alla cresima"

"Perfetto. A loro domani andiamo a fare shopping" esordì e io la guardai strana

"Ma non serve. Non ne ho bisogno" ripetei, imbarazzata

"Ma stai tranquilla, un piccolo regalo"

"Non dovrei essere io a fare un regalo a voi?" Feci notare. Ovviamente avevo preparato un regalo, mi ero fatta aiutare da Matteo nella scelta e poi lo avevo comprato appena tornata a casa.

"Un regalo come benvenuto in nazionale" spiegò Manuel e io sospirai

"Non serve a niente insistere vero?" Domandai sapendo già la risposta

"Esattamente" confermarono entrambi contemporaneamente, per poi scoppiare a ridere e trascinare anche me

"Va bene, allora vi ringrazio" mi arresi.

La mattina dopo, verso le 10, io e Thessa uscimmo di casa.

"Allora, con noi vengono due mie amiche, anche se probabilmente una la conosci anche. Sono Alice, la moglie di Morata, e Giulia, una mia amica dai tempi delle superiori. Ci siamo date appuntamento direttamente in centro" spiegò, mentre camminavamo per Torino

"Ok, va benissimo. Alice la conosco tra molte virgolette, però" la corressi con una risata.

"Hai ragione, in effetti"

Camminammo per un bel pezzo, ma la cosa non mi dispiacque. Amavo camminare e poi per Torino, dove il paesaggio intorno era meraviglioso, non mi sarei mai lamentata. Amavo viaggiare e con i miei avevamo visitato tante città, sia Italiane ed Europee, ma anche e soprattutto estere. Non ero mai stata a Torino, quindi fui ancora più contenta di venirci.

"Eccoci, ragazze. Siete già arrivate" salutò Thessa, quando arrivammo davanti ad un bar, dov'erano già sedute due ragazze. Salutai cordialmente, prima che la futura sposa potesse fare le presentazioni ufficiali.
La prima, quella che intuì essere Alice, era alta, i capelli biondi le ricadevano dritti sulle spalle e gli occhi, castani, emanavano una luce di felicità.
L'altra, Giulia, aveva i capelli scuri, legati in una coda di cavallo, e gli occhi chiari.

"Ah sì, Azzurra. Ho visto la tua partita, sei brava" si complimentò Giulia

"Oh, beh, grazie, io faccio del mio meglio, tutto qua" risposi imbarazzata. Non ero mai stata brava a rispondere ai complimenti

"Allora, Thessa ci ha detto che dovevamo trovare un vestito adatto a te, per il loro matrimonio" iniziò Alice squadrandomi dalla testa ai piedi "proporrei un vestito sui toni freddi, blu o azzurro sarebbe perfetto. Non troppo lungo, credo che alle ginocchia possa andare bene, e stretto in vita. Magari con una scollatura a barchetta o all'americana" elencò velocemente, come se fosse una stilista professionista e la cosa mi lasciò un secondo sorpresa

"Non ti preoccupare, lo fa con chiunque le chieda consiglio, è normale. E comunque fidati dei suoi consigli, raramente sbaglia" spiegò Giulia, vedendo la mia faccia disorientata.
Alla sua spiegazione sorrisi e annuì.

Prendemmo a girare per molti negozi e le ragazze mi fecero provare una quantità tale di vestiti che persi il conto dopo il terzo negozio. La cosa si complicò perché ogni vestito lo mandavo alle mie migliori amiche, così per ogni vestito avevo sette giudici, pronte a cogliere anche la più piccola imperfezione.

"Ma quando Thessa doveva scegliere l'abito avete fatto anche così?" Domandai mentre uscivamo dal sesto negozio dove non avevano trovato niente 'che avesse il mio nome cucito sopra' per citare Alice.

"Oh, no. Abbiamo fatto peggio" rise Giulia "abbiamo passato cinque giorni in giro per negozi di praticamente tutto il Piemonte e sfogliato i cataloghi di tutti gli stilisti" raccontò, mentre le altre due annuivano

"Bene, ora so che se mai dovrò scegliere un abito da sposa non vi chiederò aiuto. Scusate, ma io cinque giorni in giro per i negozi a provare vestiti non li passo neanche se mi pagano" decretai, facendole ridere

"E fai bene, fidati, parlo per esperienza. Stavo per gettare la spugna e indossa quello di mia madre" concordò Thessa

"Che, aperta e chiusa parentesi, le stava malissimo" aggiunse Alice "le spalle era troppo larghe, il vestito era a trapezio e per il fisico di Thessa è uno spreco totale indossare un abito a trapezio" continuò, assumendo un espressione di puro disgusto.

Quando vidi il negozio dove stavamo entrando mi fermai un secondo. Era Luisa Spagnoli, una stilista che raramente mi piaceva, ma qualche abito mi colpiva, di tanto in tanto

"Perché ti sei fermata? Tutto apposto?" Mi chiese Alice, notando che mi ero imbambolata davanti al cartello che annunciava il negozio

"Sì, si. Mi sono fermata perché alcuni vestiti di Luisa Spagnoli mi piacciono, quindi potremmo vedere se c'è qualcosa" spiegai, prima di entrare con loro.

Tuttavia la mia speranza andava via via scemando man mano che provavo i vestiti. Ce ne erano a centinaia, tutti bellissimi, ma nessuno che mi piacesse davvero, che mi stupisse a colpo d'occhio. E tra i pochi che sembravano piacermi o non c'era la taglia o mi stavano male. Insomma, quello che era successo negli ultimi negozi, in pratica.
Ma questa volta il destino era a mio favore. Stavo quasi per arrendermi, quando vidi un abito turchese, di seta leggera, con le maniche lunghe, un elastico in vita e una gonna che, ad occhio e croce, mi sarebbe arrivata alle ginocchia.
Quando lo mostrai alle ragazze l'unica che sembrò entusiasta quanto me fu Giulia

"Vabbè, lo provo comunque, magari a dosso è meglio" decisi, dato che né Thessa, né tantomeno Alice, sembravano convinte. Dicevano che non era fatto per me e che mancava qualcosa.
Ma quando lo indossai, nel camerino, decisi che non avrei comprato nessun altro vestito che non fosse quello. Mi stava benissimo, l'elastico in vita non era troppo stretto, la gonna arrivava alle ginocchia, slanciando un minimo il mio corpo e aumentando, anche se solo per una sorta di illusione ottica, la mia bassa statura. Il colore era magnifico, non faceva contrasto con i capelli, né tantomeno con gli occhi, con i quali, anzi, sembrava quasi abbinato.

"Mettetevi l'anima in pace. Io prendo questo" decretai, uscendo dal camerino.

Quando le tre mi videro rimasero a bocca aperta e concordarono con me che era meraviglioso. Mandai una foto anche alle mie migliori amiche che risposero subito, confermando quello che anche io pensavo: sembrava disegnato e cucito a posta per me.

"Questo è il il giorno in cui posso dire di aver avuto ragione su un vestito mentre Alice Campello si sbagliava" gioì Giulia, una volta fuori dal negozio.

"Tutti possono sbagliare" mormorò l'altra, con lo sguardo basso, quasi in segno di vergogna. Scoppiai a ridere davanti a quella scena e alla fine trascinai anche le altre.

Quel giorno fu meraviglioso, per quanto avessimo girato molti negozi mi ero divertita e, tra il pomeriggio e la sera, avevo parlato molto con le ragazze.

Ti Rimarrò Sempre Accanto~ Giorgio ScalviniWhere stories live. Discover now