Italia-Inghilterra

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I giorni che seguirono furono abbastanza semplici. La mattina ci svegliamo quasi sempre all'alba, andavamo al mare e facevamo colazione al lido e stavamo tutto il giorno. La sera a volte stavano a casa a vedere un film, a parlare o a farci trattamenti di bellezza, oppure uscivamo al centro a mangiare un gelato o un pezzo di pizza. Qualche volta, invece del mare, preferivamo il centro commerciale e in quei, per la gioia dei nostri portafogli, rari casi, rischiavamo di svaligiare il negozio.
Spesso Federico e Giorgio ci chiamavano in videochiamata e passavamo diversi minuti parlando.
Mi divertì tantissimo, passare le giornate in luoghi che amavo (avevamo constretto anche loro a vede il tramonto, come i ragazzi) con le mie migliori amiche non aveva paragoni.

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Mancini aveva fissato il ritiro in nazionale per il 3 luglio, così da permetterci di avere abbastanza giorni per riprendere gli allenamenti ed essere così pronti per la partita. Aveva ripetuto in numerosi messaggi la fortuna che avevamo avuto, riguardo la data di Italia-Inghilterra, in estate cosi da evitare che eventuali partite di serie A impedissero ai calciatori di avere numerosi giorni di preparazione. Io mi trovavo perfettamente d'accordo con lui, per quanto fossi tra i pochi  

Inizio Flashback 

"Non sopporto Mancini che da colpa alla serie A per la non qualificazione. Certo, è comunque colpa nostra, ma i club che c'entrano?" Borbottò Nicolò una mattina, quando eravamo in videochiamata lui, Giorgio, Matteo, Manuel ed io. 

"Secondo me ha ragione. Sia perché senza la serie A avreste molte più opportunità per allenarvi tra di voi e giocare insieme sia perché gli allenatori preferiscono quasi sempre calciatori  stranieri a quelli italiani, che di conseguenza, non sono pronti poi a giocare in nazionale. E quindi eccoci qua, a giocare l'ennesima partita perché non si è stati capaci di qualificarsi primi nel girone o perché non si è stati capaci di battere una squadra che, tutto il rispetto, ma è 64ª nel renkig fifa" notai. 

Avevo sempre avuto un brutto rapporto con la serie A. Non perché odiavo le squadre di club di per se, bensì il rapporto che i calciatori avevano con esse, arrivando a preferirle alla nazionale (e ciò è stato confermato da fatto che, dopo la sconfitta contro la Macedonia, alcuni cacciatori sono tornati a casa per prepararsi alla successiva partita con le squadre di club, invece di rimanere affianco ai loro compagni nella partita contro la Turchia, ma nessuno di loro, la settimana prima, ne aveva saltata una per arrivare prima in ritiro e potersi preparare meglio) e, ancora di più, la scelta continua degli allenatori che continuavano a preferire calciatori stranieri a quelli italiani, che dovevamo quindi accontentarsi della serie B o di non giocare proprio. 

"Senza le squadre di club non avremmo la possibilità di giocare praticamente mai" notò Nicolò 

"Davvero pensi che se la federazione calcistica non vi farebbe giocare se non ci fossero i club? Creerebbe più competizioni con la nazione e organizzerebbe più amichevoli" replicai, decisa ma senza perdere la calma

"Azzurra, tutto il rispetto, ma tu ancora non giochi in una squadra di club, non sai cosa significa"

"Forse no, ma so cosa significa far parte della nazionale e, tra l'altro, state parlando di una delle persone più patriottiche sulla faccia della terra. Quindi sceglierei comunque la nazionale" 

Cadde il silenzio tra noi, spezzato poi da Giorgio "certo che hai sempre la risposta pronta, eh" notò e io sorrisi 

"Ho le idee molto chiare, tutto qua" scrollai le spalle. Non era la prima persona che mi diceva che rispondevo sempre prontamente e io replicavo, ogni volta, con questa frase. Ho sempre pensato che chi si fa condizionare nelle proprie scelte e nei propri pensieri dagli altri è sempre colui che non riesce a rispondere velocemente. Se invece una persona ha delle idee ben precise, solide e, anche se sbagliate, proprie, troverà sempre il modo di farle valere. 

Fine flashback 

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Il tre luglio Federico e Giorgio passarono a prendermi, per poi andare insieme a Coverciano. Era stata un idea di Federico, quella di passare lui in macchina, ma tutto era nato dal fatto che io sarei andata in treno. Giorgio si era quindi offerto per venire da me, sempre con questo mezzo, e poi saremo andati insieme, ma, siccome Federico sarebbe passato comunque per perdere Giada per una vacanza insieme, aveva deciso che con una piccola deviazione, avrebbe accompagnato prima noi a Coverciano e poi lui e la mia amica sarebbero andati a Roma. 

"Buona fortuna, allora" mi salutarono le mie amiche, prima che salissi in macchina 

"Grazie, spero che il giorno porti fortuna" mormorai. Anche se la mia frase non aveva tanto senso, loro capirono ugualmente: 11 luglio 2021 l'Italia aveva battuto l'Inghilterra nella finale degli europei, speravo che la partita stabilita per quel giorno, un anno dopo, avesse lo stesso risultato. 

In macchina controllai la lista dei convocati e le lessi ad alta voce dato che, a quanto pare, né Giorgio né tantomeno Federico le avevano cercate

"Portieri: Gianluigi Donnarumma, Salvatore Sirigu, Alex Meret 

Difensori: Alessandro Bastoni, Leonardo Bonucci, Giovanni di Lorenzo, Francesco Acerbi, Leonardo Spinazzola, Alessandro Florenzi, Gianluca Mancini, Giorgio Scalvini, Emerson Palmieri,

Centrocampisti: Manuel Locatelli, Matteo Pessina, Nicolò Barella, Jorginho, Marco Verratti, Bryan Cristante, Lorenzo Pellegrini

Attaccanti: Federico Bernardeschi, Azzurra Speranza, William Gnonto, Andrea Belotti, Ciro Immobile, Lorenzo Insigne, Giacomo Raspadori"

"Ci sono quasi tutti quelli degli europei" notò Federico

"Escludi quelli rotti e quelli che se ne sono andati, sì, all'incirca" concordai con tono ironico

Arrivammo a Coverciano tra i primi, notai che solo Ciro e Lorenzo erano già lì

"Quando pensavate di dirci che vi eravate messi insieme?" Chiese quest'ultimo appena io e Giorgio fummo entrati nella struttura

"Perché vi interessa tanto?" Chiese Giorgio con un sopracciglio alzato, mettendo in difficoltà i due

"Noi...beh...Volevamo saperlo ok?" Balbettò Ciro

"Siete due impiccioni, Ve l'hanno mai detto?" Chiesi io e loro annuirono come due bambini.

I successivi giorni passarono troppo velocemente, tutti uguali. La mattina ci svegliamo intorno alle 8.15, così che alle 9 potessimo iniziate l'allenamento mattutino in palestra, tra addominali, cyclette e tapis roulant. Alle 13 avevamo tre ore di pausa per mangiare e riposarci, anche se tre volte alla settimana avevamo le riunioni tattiche. Il pomeriggio era invece dedicato agli allenamenti al campo, con vari esercizi di corsa e una partita, per un totale di altre tre ore e mezza di allenamento. Arrivavo alla sera stremata, ma contenta. I miglioramenti si vedevano a vista d'occhio, giorno dopo giorno il nostro diventava un gruppo sempre più unito e compatto. Quando mi svegliai, la mattina del 11 luglio, mi assalì un ansia tale da constringermi a rimanere sdraiata a letto per un paio di minuti. Non mi era mai successa una cosa simile e non mi piaceva. Scesi a fare colazione e mi sedetti accanto a Giorgio 

"In ansia?" Mi chiese, notando la mia espressione non proprio allegra 

"Tantissimo" 

"Sì, ti capisco, anche io sono in ansia, ma vorrei giocare comunque. Tu?" 

"Non lo so. Da una parte sì, perché saprei di aver dato il massimo e magari potrei contribuire alla vittoria, da una parte ho paura di sbagliare e far perdere tutta la squadra" mormorai sottovoce 

"Allora io ti consiglio di voler giocare. L'hai detto tu, no? Non è uno solo che fa la differenza, ma tutta la squadra, non perderemo per un singolo tuo errore" mi rassicurò con una mano sulla mia spalla, poi sorrise e mi lasciò un bacio sulle labbra "andrà benissimo, ok?" Annuì, gli occhi chiusi, sperando che le sue parole fossero vere. 

"Bene, vediamo la formazione. Il porta Gigio, difesa Giovanni, Basto, Giorgio e Spina, centrocampo Pessi, Loca e Nicolò, attacco Domenico, Azzurra e Willi" continuò a parlare e dare consigli per almeno altre due ore. 

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