Post partita

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Tre fischi e un segnale bastarono a farmi decidere che l'11 luglio non era la giornata ideale per l'Inghilterra, bensì il mio giorno preferito. La partita finì 3-0 e avevo segnato una doppietta. Non pensavo che sarei riuscita a fare di meglio.

Il primo ad essere intervistato fu Mancini, che, quasi con le lacrime agli occhi, non faceva che ripetere quanto fosse fiero di noi e del fatto che, quella maledetta partita contro la Macedonia era stato solo un passo falso, un passo falso che, avevamo avuto la fortuna di poter correggere e non ci eravamo fatti scappare questa occasione. Lodò noi giocatori, dicendo che il merito andava soprattutto a noi, a come avevamo reagito ai suoi insegnamenti e a come non ci eravamo dati per vinti.

Le sue parole mi fecero sorridere così, quando venni chiamata subito dopo, avevo un sorriso indelebile.

"Azzurra Speranza, la star di questa serata. Come ti senti?"

"Sono felicissima, non credo che ci siano parole per descrivere quello che è successo oggi"

"Questa è la tua seconda partita in nazionale, hai segnato una doppietta e hai concesso l'assist perfetto per il terzo gol. Hai di che essere soddisfatta"

"Sì, certamente. In entrambi i gol ho realizzato tardi che avevo segnato, all'inizio mi sentivo solo liberata della palla, che non era più sotto la mia responsabilità" risi "credo che sia impossibile descrivere un gol, le emozioni che suscita, vederlo così come segnarlo e dubito che all'inizio ci si renda conto subito di cos'è successo"

"Sì, certamente, anche perché tu sei giovanissima, per giocare in nazionale, hai appena diciassette anni, giusto?"

"Diciassette a dicembre, quindi direi proprio di sì"

"Quando eri in campo a chi hai pensato, quando hai segnato?"

"In campo a nessuno, in realtà. Ero troppo concentrata sulla partita per poter pensare ad altro"

"E adesso a chi vorresti dedicare quei due gol?"

"Ai miei genitori. Sono sempre stati presenti per me, mi hanno sempre sostenuta e supportata. Se ho potuto segnare, oggi, quei due gol e in generale essere qui è solo merito loro" sentì la mia voce incrinarsi, così presi tra le dita il lembo della maniche 

"In un'intervista hai rivelato che tuo padre è venuto a mancare qualche hanno fa, ma negli ultimi giorni gira una notizia riguardante tua madre. Si dice che sia morta a causa di un tumore la mattina del 14 giugno" 

Lo sapevo pensai figuriamoci se un giornalista si faccia scappare una notizia del genere cercai di mantenere un tono neutro, quando rispondevo 

"Sì, è vero. Le è stato diagnosticato quando io ero piccola, ma è riuscita per tanti anni a  combatterlo. E non mi ha mai fatto mancare niente. Ma, per quanto passerei ore a parlare di quanto siano fantastici i miei genitori, non credo che questo sia il luogo né il contesto adeguato" decretai decisa, mentre sul viso del giornalista di apriva un piccolo sorriso

"Sì, hai perfettamente ragione, passiamo oltre" e così chiamò prima Raspadori e dopo di lui Gigio e Spina

Salimmo sul pullman circa un ora dopo e, stavolta, la gioia era al massimo. E fu solo in quel momento che mi resi conto cosa aveva significato vincere. L'Italia andrà al mondiale, l'Inghilterra no 

"Sei stata formidabile, senza di te non avremmo mai vinto" si complimentò Giorgio, entusiasta 

"Grazie, ma è stato un gioco di squadra"

"Oh, no, fidati, hai fatto molto più di quello che ti immagini. Non sei stata solo indispensabile in campo, ma anche fuori. Hai permesso a tutti noi di credere nuovamente nella nazionale e non è poco. Inoltre in campo c'era una grinta che raramente si è vista, in qualsiasi squadra, nazionale o di club che fosse. E l'hai trasmessa tu a tutti noi, era la tua presenza è tua voglia di andare avanti che ci ha permesso di non mollare neanche un secondo, neanche dopo il primo gol del vantaggio" le sue parole mi lasciarono stupita. Non pensavo che fossi così importante per la squadra. Volevo chiedergli altro, ma non ci riuscì perché da qualche sedile dietro di noi sentì partire una musica. Era stato Insigne che aveva messo, con una cassa, "ma quale dieta" 

E così iniziammo a cantare, tutti insieme, a ridere e scherzare come, probabilmente, non succedeva da tanto. Probabilmente da più tempo di quello che molti possano pensare. Probabilmente da un anno 

"Azzurra, tu sei abruzzese, vero?" Mi chiese Marco ad un certo punto e io annuì 

"Sì, perché?" 

"Allora, una cosa. Prima abbiamo pensato che fare una grigliata mista, con degli arrosticini, solo che il cuoco dubito sappia cucinarli e io non lo so fare, quindi volevo sapere se tu fossi capace" 

Lo guardai male prima di rispondere "un abruzzese che non sa cucinare gli arrosticini è semplicemente da galera. Comunque sì, so cucinarli" 

"Perfetto, grazie molte"

Quando arrivammo davanti all'hotel Mancini non ci fece subito scendere dall'autobus, dicendo che prima doveva rivelarci due sorprese. La prima riguardava il nostro rientro in Italia, che sarebbe avvenuto solo due giorni dopo. Avremo avuto il 12 come giorno libero, da trascorrere in albergo o in giro per la Germania. 

"La seconda" continuò Mancini dopo aver atteso che i giocatori facessero silenzio "la troverete all'interno dell'hotel" così finalmente entrammo e nella reception, in teoria vuota dato che eravamo gli unici che avrebbero soggiornato in quella struttura, c'era una marea di gente. Impegnati pochi secondi a capire che erano le famiglie dei calciatori. 

Fidanzate, moglie, figlie, figli, fratelli e sorelle riempivano la sala con sorrisi e, per lo più, maglie della nazionale. In pochi attimi tutti erano andati ad abbracciare i propri cari e io rimasi sulla soglia, quando una voce mi chiamò da destra 

"Certo che potevi anche venire a cercarci" mi voltai di scatto, quando vidi le mie migliori amiche e corsi ad abbracciarle.

"Ma quanto sei stata brava oggi?" Mi chiese Roberta sorridendo "fantastica, assolutamente fantastica. Non c'è che dire"

"Vero, hai fatto un miracolo. La squadra sembrava indemoniata, in senso buono ovviamente" concordò Giada

"Sembravate una persona sola, giocavate come se fosse undici ombre di una stessa persona. Anzi dieci, Gigio non ha fatto praticamente nulla" rise Chloe

"Vero, anche se quelle due parate che ha fatto sono state micidiali" la corresse Sofia "ma la parte bella da vedere era il centrocampo avversario. Quasi non si capiva chi era in attacco, chi erano i centrocampisti e chi gli attaccanti. Sia tra di voi, perché tutti attaccavate, sia tra gli inglesi perché erano talmente disorientati che erano incapaci di fare qualsiasi cosa e ragionare lucidamente"

"Non vedo l'ora che escano le pagelle domani, mi divertirò un mondo a leggerle" rise Roberta

"Sono curiosa anche io, in effetti" ammisi. 

Continuammo a parlare per un bel po', conobbi molti famigliari dei calciatori e, in particolare, mi affezionai ai figli. Era strano parlare con alcuni, tipo Nicolò, e con i loro figli, dato che lui era un mio grande amico e, come età potrebbe essere mio fratello maggiore, mentre i figli sarebbero potuti essere tranquillamente i miei fratelli minore e quando lo feci notare in molti mi diedero ragione. Ma avevo notato una cosa, nelle mie amiche, che mi costrinse a prendere da parte Roberta e Sofia per parlare senza troppo rumore e senza troppe orecchie nelle vicinanze 

"Avete chiarito?" chiesi 

Loro prima guardarono me, poi si scambiarono un'occhiata e spostarono lo sguardo verso le loro mani, che si intrecciarono. Sorrisi, al settimo cielo 

"Sono contentissima, ragazze. Sapevo che tutto si sarebbe risolto" le abbracciai. 

Quello fu un giorno pieno di festa, fu un giorno magnifico, pieno di speranza per il futuro. Fu quello che decretai essere il giorno più bello della mia vita. 

Spazio autrice

E così è uscito anche il capitolo con il festeggiamenti per il post partita. Vi informo che questo è il penultimo capitolo e il prossimo aggiornamento riguarderà l'epilogo 

Ti Rimarrò Sempre Accanto~ Giorgio ScalviniWhere stories live. Discover now