La partita

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Alle 20.40 sia tutti pronti per partire. Io mi trovavo tra Alessandro Bastoni e Leonardo Spinazzola, entrambi che mi ripeteva in continuazione di stare calma e non agitarmi. Tuttavia chi davvero mi aiutò a rimanere concentrata furono le mie migliori amiche che mi avevano videochiamata poco prima dell'inizio. Solo loro erano capaci, lo erano sempre state, di farmi calmare con poche parole. Nonostante ciò l'ansia della mia prima partita era tanta.
Ripensai alla mia prima gara a come in realtà tutte le emozioni che mi agitavano erano scomparse non appena ebbi messo piede in pedana. Ricordai i mille modi che avevo ideato per non agitarmi, regolare il respiro, concentrarmi sui dettagli.
Dopo l'inno, sia italiano che ungherese, la partita iniziò e, come nella ritmica, tutto intorno a me scomparve. Tutto quello che vedevo era la palla, i miei compagni, la porta e gli avversari. Le tribune, il tifo dagli spalti, non esisteva niente.
Fin da subito l'Italia ci provò numerose volte, mancando il gol per poco. Dal canto mio facevo tutto il possibile per segnare, ma non era facile. La gioia di essere in campo cancellava tutta l'ansia e la paura che fino a poco prima sembrava padrona del mio corpo.

Al 30' la quasi totale dominazione della partita ebbe i suoi frutti: gol di Barella, con un assist di Spinazzola. Avevo visto la palla in rete prima ancora che arrivasse ai piedi di Nick, l'angolazione di Spina era perfetta e i suoi passaggi, come sempre, essenziali alla nazionale. In quel gol ebbi la conferma che Leonardo Spinazzola è stato l'uomo che ci ha regalato la vittoria degli europei e la sua assenza ci ha portato alla non qualificazione.
Dopo poco altra gioia per gli azzurri: gol di Pellegrini.

Ed è così che terminò il primo tempo. Durante la pausa il mister diede qualche indicazione per continuare. l'Ungheria non era tra la squadra più forti, ma non dovevamo sottovalutarla. Questo era un punto su cui tutti si ripetevano a volontà. Evidentemente il ricordo di quel 24 marzo era ancora ben piantato nella testa di tutti.

"Il primo tempo è andato. Siete stati fantastici, davvero complimenti. Rimaniamo concentrati così e potremmo portarci a casa questa vittoria" ci incoraggiò Mancini durante l'intervallo. Ci diede qualche consiglio e poi ci lasciò gli ultimi minuti per stare tra noi e rilassarci.

"Sei stata fantastica in questo primo tempo" mi si avvicinò Giorgio e io sorrisi

"Grazie, a che se avrei voluto quanto meno segnare" storsi la bocca

"Hai fatto tantissimo. Nico non avrebbe potuto segnare, se tu non avessi impedito al portiere di pararla" durante il gol mi ero trovata proprio davanti al portiere ungherese. Avevo finto di prendere la palla e buttarla dall'altro lato della porta, ingannandolo.

Il secondo tempo riprese senza troppi spunti, l'Ungheria si dimostrò più intraprendente, ma non troppo pericolosa, o almeno fino al 61' quando Fiola provò a tirare in rete e Gianluca Mancini, nel tentativo di deviare il tiro, lo fece finire proprio alle spalle di Giggio. Cercai di contenere uno sbuffo e mi avvicinai a Gianluca per aiutarlo ad alzarsi, essendo sdraiato dopo la scivolata e senza la minima intenzione di rialzarsi.

"Che cavolo ho fatto?" chiese, mentre gli porgevo la mano per rialzarsi

"Sbagliano tutti, siamo ancora in vantaggio" lo rassicurai

Gli ultimi minuti furono segnato da un continuo controllo azzurro e da una possibile rete per Manuel parata però dal portiere.
E con quattro minuti di recupero si concluse la mia prima partita in azzurro. Non avevo avuto particolari spunti per un gol, ma, come mi stavano ripetendo in continuazione Giorgio e Matteo, la mia assenza avrebbe portato ad un possesso palla maggiore per gli ungheresi: erano state molte, in effetti, le occasioni in cui ero riuscita a riprendere la palla, in modi in cui, probabilmente, nessuno altro ne sarebbe stato capace, essendo la più piccola, sia come fisicità che come altezza, e, quasi come conseguenza, la più agile.

"Azzurra, la nuova arrivata" iniziò l'intervistatore a fine serata

Perché cavolo devo essere io ad essere intervistata per prima? mi ero chiesta quando Mancini mi aveva chiamata, subito dopo di lui, come prima giocatrice, e la domanda ancora non trovava risposta

"Sì, sono arrivata a Coverciano da poco" annuì

"Com'è giocare con tutti questi calciatori di alto livello?"

"Sicuramente stimolante, so a che livello voglio arrivare e che posso arrivarci"

"Al livello di calciatori che hanno perso contro una squadra al 64º posto del ranking fifa?" mi provocò. Trattenni a stento un'occhiataccia

"A livelli di giocatori che hanno vinto e dominato una squadra in cima al ranking fifa ben due volte" lo corressi, riferendomi al Belgio

"Hai le idee molto chiare, una qualità fondamentale al nazionale italiana" notò e io annuì

"Della partita di oggi cosa ne pensi" chiese poi

"È stata una grandissima emozione giocare e scendere in campo. Ancora più bello perché, stasera, abbiamo giocato come l'Italia degli europei"

Dopo di me vennero chiamati Gioggi, Spina, Basto e Politano.
Stavo parlando con Manuel e Spina, uscendo dallo stadio quando vidi Chloe, Giada, Sofia e Roberta corrermi incontro. La prima a raggiungermi fu Chloe, che mi strinse in un abbraccio-spacca costole, come faceva ogni volta che ci vedevamo.

"Come state?" chiesi dopo averle salutate

"Noi bene, tu piuttosto! Oddio quel salvataggio su Sallai. Sei stata fantastica!" esclamò Roberta. Scossi la testa, davanti alla sua gioia esasperante

"Comunque, Spina, Manuel, loro sono le mie migliori amiche, Chloe, Giada, Sofia e Roberta" le presentai, anche se le avevano già conosciute per telefono "ragazze, sapete chi sono loro" continuai facendo scoppiare a ridere i due "e non ridete, è la verità!" mi difesi

"Azzurra, eccoti. Loro sono le tue amiche, giusto?" chiese indicando le tre e io annuì

"Sì, allora, mi sono già messo d'accordo con i vostri genitori, potete rimanere con noi fino a domani mattina, se volete" spiegò e tutte e quattro sgranammo gli occhi

"Non credo che debbano dare una risposta, glielo si legge negli occhi" rise Manuel.

"Grazie mille, Roberx" lo ringraziai

"Prego, e non la smetterai mai con questo soprannome, vero?" mi chiese ironico

"Assolutamente no" confermai facendolo ridere. Il giorno in cui ero arrivata mi aveva detto di dargli dei tu e chiamarlo con Roberto o diminutivi e io avevo preso a chiamarlo Roberx

"Meno male che gli altri non hanno preso a chiamarmi così" mormorò divertito

"No, mister, noi non ti chiameremo mai Boberx. Per noi sarai sempre Betto" lo prese in giro Spina, ricevendo un'occhiataccia dal mister.

Quando salimmo sul pullman, diretti a tornare a Coverciano, presentai ufficialmente le mie amiche ai giocatori e la prima cosa che mi saltò all'occhio fu la reazione di Fede quando salutò Giada. Sembrava che già si conoscessero

"Vi conoscete già?" chiese al mio posto Nicolò

Quindi non sono l'unica che l'ha notato pensai, sollevata. Non ero ancora arrivata ad avere allucinazioni

"Sì, siamo vicini di casa, a Torino" rispose Fede a metà tra il preoccupato e il dispiaciuto

Ti Rimarrò Sempre Accanto~ Giorgio ScalviniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora