Il pomeriggio

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Il pomeriggio andammo al Palazzetto dello Sport e con me e Chloe vennero solo Manuel, Matteo e Giorgio, dato che Nicolò durante la mattina si era fatto male al polso e voleva evitare di sforzarlo. Quando i ragazzi mi avevano dato la conferma che sarebbero venuti per dare una mano, avevo mandato un messaggio sia ad Ilenia per informarla, che ad Ester, che si occupava dell'organizzazione del torneo. Nonostante l'"appuntamento" sarebbe stato alle 15, arrivammo dieci minuti prima e mancavano solo le allenatrici, ma le ginnaste già tutte arrivata stavo aspettando davanti all'ingresso, essendo la palestra chiusa e dato che solo le allenatrici avevano le chiavi. Quando arrivammo, la prima che mi vide fu Gioia, che sgranò gli occhi e sembrò paralizzarsi

"Gioia, tutto bene?" chiesi ironica, dato che sapevo perfettamente il perché del suo comportamento. Amante com'era del calcio, incontrare giocatori di serie A, per di più che giocano in nazionale, era sempre stato il suo sogno 

"Sì, io. Sì, sì,  tutto apposto" balbettò, scuotendo la testa per riprendersi. Io, così come sua sorella Isabella e Maria che avevano ascoltato la conversazione, scoppiammo a ridere 

"Ragazzi, lei è Gioia, grande fan della nazionale italiana" li presentai "Gioia, beh, sai chi sono loro" conclusi e lei annuì raggiante. Nel giro di poco avevo presentato le mie amiche più strette ai ragazzi, spiegando poi che ci avrebbero dato una mano a sistemare il palazzetto 

"Beh, da una parte meglio, anche perché hanno cambiato il divisore, quest'anno, e non è più quello di plastica con le ruote" raccontò Vittoria che dopo di me, era quella che frequentava da più tempo 

"Come l'hanno cambiato? E com'è quello nuovo?" chiesi stupita. Il divisore era lo stesso da quando ne avevo memoria e mi sembrò strano che, tutto ad un tratto, l'avessero sostituito 

"Quello che avevamo prima l'hanno rotto quelli del basket" spiegò Asia "Hai presente il divisore della nazionale di Rimini?" mi chiese poi e io annuì, era un divisore alto, di plastica dura e di colore nero, decisamente più pesante di quello che avevamo sempre avuto "ecco, è quello nuovo" concluse allora con un sospiro, mentre io storsi il labbro 

"Non ha neanche le ruote se la memoria non mi inganna" ricordai con una nota negativa nella voce 

"Non proprio. Ci sono, ma sono strane: non si trovano una avanti a una dietro. Sono soltanto dietro e poi davanti c'è una sorta di ferma porta verticale per non far cadere la lastra" spiegò ancora Vittoria 

"Allora meno male che siamo venuti, delle persone in più non fanno di certo male" notò Manuel e io mi trovai d'accordo con lui. 

Le allenatrici arrivarono pochi minuti prima delle 15, salutarono tutte noi, si presentarono ai ragazzi e finalmente aprirono. Entrai per ultima, subito dietro Giorgio e il primo odore che mi arrivò alle narici fu quello di fresco, come l'odore della pioggia in esteta. Nonostante usassimo il palazzetto solo per quest'evento lo conoscevo alla perfezione. A vederlo con tutte le luci spente, le porte e le finestre chiuse e le tende tirate, sorrisi. Sorrisi perché sapevo che quello era il palazzetto 'nudo', senza striscioni di tifo, senza pedane di allenamento, senza allenatori e giudici che si muovevano per il campo, senza genitori, amici e parenti che si sbrigavano per prendere posto sulle scalinate e vedere gli atleti, 'nudo', senza fiori a bordo campo, attrezzi di riserva, podio, medaglie, coppe e premi. 'Nudo', senza tutti i dettagli a cui noi lavoravamo per ore per renderlo un posto degno di ospitare un evento di tanta importanza. 

"Non ho mai visto una palestra in questo stato, sembra che manchi qualcosa" bisbigliò Giorgio, con un tono di voce talmente basso che sembrava timoroso di rovinare l'atmosfera del palazzetto 

"Già, ma fidati, tempo dieci minuti e già sarà diverso, per la fine della giornata neanche lo riconoscerai" lo avvertì con un sorriso, che lui ricambiò

"Mi fido di quello che dici, sei tu l'esperta" disse, lasciandomi poi un bacio a fior di labbra. 

"Bene, ragazze, voi pensate alle pedane, Azzurra, a te il compito di dirigere il tutto" iniziò Ilenia. Non era la prima volta che mi metteva 'al comando' del gruppo delle ginnaste, per sistemare le padane e ogni volta mi si apriva un sorriso sulle labbra, un sorriso di soddisfazione "i papà per favore preparate il divisore, le lastre si trovano nello sgabuzzino, le mamme, invece se sistemano il tavolo di giuria, l'arco di entrata e gli striscioni degli sponsor" concluse Ilenia, mentre lei, con Ester, andava a preparare il tavolo delle premiazioni. 

Lavorammo per gran parte del pomeriggio e pian piano il palazzetto riprese lo splendore e l'aspetto di quello che si sarebbe visto per i successivi tre giorni. Prima di dividerci nei compiti assegnati, in realtà, avevamo dovuto pulire sia gli spalti che il campo gara da uno spesso strato di polvere. Dopo circa due ore di lavoro le ginnaste andarono a riscaldarsi, per poter provare gli esercizi e le coreografie, quindi io, giacché le pedane erano già state montante, aiutai i ragazzi. Le lastre erano già state montate, quindi mancava soltanto sistemare i teli con il logo della società e i fiori. 

"Come procede, qui?" chiesi a Giorgio quando andai ad aiutargli 

"Non è male, dai. Certo questi cosi sono a dir poco impossibili da spostare, ma siamo in tanti. A te com'è andata?"

"Bene dai, sono anni che sistemo le pedane, sarei in grado di farlo ad occhi chiusi" 

"Ma che si deve fare? Perché non è che ci abbia capito molto" 

"Per prima cosa spostare le pedane in modo che formino un quadrato perfetto e che la linea rossa coincida in tutte le strisce" indicai la linea spessa poco più di cinque centimetri, posta a circa trenta centimetri dal bordo della pedana, che indicava la fine del campo di gara e che, se oltrepassata, portava ad una penalità "dopodiché attaccare le strisce con lo scotch biadesivo, in modo che non si sollevino o si spostino" 

"È difficile?" 

"Abbastanza, ci vuole molta concentrazione, anche perché sono quattro strisce e devono sembrare solo una" spiegai 

"E invece queste lastre a che servono?" 

"A dividere il campo gara, dove le ginnaste si esibiscono, dal campo di allenamento, dove si riscaldano e si allenano" 

"Ma quanti giudici ci sono? Non è un po' lungo quel tavolo?" chiese ancora 

"No, è perfetto. In una gara normale non so di preciso quanti giudici ci siano, mi sembra minimo sei, più i presidenti di giuria, ma in questo torneo ne sono quindici, che si alternano tra una ginnasta e l'altra. Ripeto, non ricordo alla perfezione, il codice dei punteggi nella ritmica è parecchio difficile" spiegai 

"Sì, che è difficile l'ho capito anche io" confermò ridendo 

Quando stavamo per dare a casa (stavamo rimettendo in ordine le cose usate, come il nastro adesivo e cose vari), Ilenia mandò sul gruppo l'ordine di gara e a me lo girò in privato, non essendo più nel gruppo Whatsapp, informò tutte sugli orari in cui dovevano arrivare, e lesse chi avrebbe premiato le varie premiazioni. Io ero solo nella prima, quella del primo giorno, verso ora di pranzo e finalmente, dopo le ultime raccomandazioni, uscimmo dal palazzetto

"ARIA" urlò Alessia e, con una risata, le diedi ragione. All'interno del palazzetto c'erano ben poche finestre e raramente accedevano i condizionatori, quindi si moriva di caldo. 

Spazio autrice

Eccomi con un nuovo capitolo. Le sensazioni del palazzetto sono le stesse che provo io. Sono anni che, proprio come Azzurra in questo capitolo, assisto alla "trasformazione" di questo luogo ed è una cosa magica. Detto ciò, spero vi stia piacendo questa storia. Avete visto i mondiali? Cosa vi sono sembrati?

Ti Rimarrò Sempre Accanto~ Giorgio ScalviniWhere stories live. Discover now