Non sei sola

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Nello stato in cui mi trovavo l'unico luogo dove potevo andare era la palestra, con la spalliera illuminata dalla luce della luna che filtrava dalla finestra lasciata aperta.
E in quel momento, con le parole dell'infermiere in testa, iniziai la seguenza di esercizi che ogni lunedì e mercoledì facevo a ginnastica, quella stessa seguenza che nel calcio mi aveva sempre dato una marcia in più.
E in sottofondo, quasi a volermi consolare, sentì, probabilmente solo nella mia testa, In Mezzo A Questo Inverno, di Tiziano Ferro

Oggi si parla di te in tutto il mondo
E la gente ne sorride a festa
Oggi si parla soltanto di te nella mia testa

Minimizzo tanto non mi senti
Sempre il secondo, il primo dei perdenti
Ho perso idee, fantasie, autocontrollo
E anche il tuo ultimo boh

C'eri tu, c'eri tu, c'eri tu
In mezzo a questo inverno
A dirmi, "Meglio un minuto
Ma felice che triste in eterno"

Però per ora, per caso o sfortuna
Adesso ho troppa paura
Sei sempre stato più forte tu
Mi chiedo come potrei esserlo io di più?

La vita segue, auguri a chi combatte
Io ora vado, una volta per tutte
Solo un giorno vivi tu per me per oggi
Perché io non torno

Dicevi da grande lo stesso problema
Ti sembrerà tanto ridicolo
Ma il giorno in cui sei volato via
È proprio come immaginavo da piccolo

C'eri tu, c'eri tu, c'eri tu
In mezzo a questo inverno
A dirmi, "Meglio un minuto
Ma felice che triste in eterno"

Però per ora, per caso o sfortuna
Adesso ho troppa paura
Sei sempre stato più forte tu
Mi chiedo come potrei esserlo io di più?
Di più

Rivoglio la felicità
E ridere forte all'improvviso
E non la voglio questa libertà
E non sia fatta la Tua volontà

C'eri tu, c'eri tu, c'eri tu
In mezzo a questo inverno
A dirmi, "Meglio un minuto
Ma di pace che guerra in eterno"

Però per ora, per caso o sfortuna
Adesso ho troppa paura
Sei sempre stato più forte tu
Probabilmente dovrò esserlo io di più

I primi movimenti era rigidi, la mancanza di allenamento per mesi si fece sentire, ma non mi fermai, avevo bisogno di sfogarmi. Non so quanto rimasi attaccata alla sbarra, ma i muscoli che tornavano ad abituarsi, a sciogliersi e riprendere il loro allenamento mi incoraggiavano a fare di più.

"Azzurra, che ci fai qui?" Sentì una voce alle mie spalle e sulla porta c'era Giorgio "che è successo?" Mi chiese, quando mi girai, vedendo il mio volto rigato dalle lacrime

"Mamma" sussurrai semplicemente, il respiro mozzato dal pianto.

Ma a Giorgio non servirono ulteriori spiegazioni, capì subito cos'era successo. Chiusi gli occhi, per cercare di fermare le lacrime, che ormai sembravano incontenibili, e mi sentì abbracciare. Giorgio mi aveva stretta a sé e mi stava accarezzando la schiena. Mi sentì scuotere da un singhiozzo che non ero riuscita a trattenere: oramai ero in preda ad un pianto disperato, con le lacrime che mi rigavano le guance. Giorgio mi prese le mani tra le sue e si abbassò, in modo da guardarmi negli occhi. 

"Azzurra, respira. Fai un bel respiro. Non sei sola, ricordalo" mi teneva le mani strette. Cercai di respirare a fondo, ma espirando un altro singhiozzo mi scosse il petto. Mi sentì cadere e Giorgio mi prese al volo, facendomi sedere sul pavimento e appoggiare alla parete. Il freddo dell'intonaco mi provocò un brivido lungo la schiena e per un attimo mi sembrò di toccare il corpo freddo di mia madre. Il respiro si bloccò di nuovo, ma non potevo permettere che la mia mente producesse immagini che non avevo ancora visto, non mi sarei mai ripresa, quindi mi dovetti ripetere che un corpo morto non è freddo come un intonaco della parete. E lo sapevo per esperienza, quando avevo toccato il braccio di mio padre, poco prima che venisse spostato dalla sua camera di ospedale all'obitorio. Immaginai che anche mamma adesso stesse venendo spostata e, per evitare di stare peggio, mi ripetei che adesso era tranquilla e stava bene, non soffriva più.

Non so per quanto tempo rimanemmo lì, sull'uscio di quella palestra buia, mentre Giorgio mi aiutava a calmarmi, ma riuscì a farmi smettere di piangere e tornare a respirare normalmente. 

"Vuoi parlare?" mi chiese, aprendo la porta per farmi uscire. Scossi la testa. Non sarei riuscita a parlare, in quel momento, così lui mi prese per mano e mi condusse sul piano delle camere e poi in terrazzo. 

Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, durante i quali mi concentravo nella respirazione, cancellando dalla mente la notizia appena ricevuta e mettevo ordine tra i miei pensieri, riflettevo quello che avrei dovuto fare i quel momento. Mamma aveva detto che...no. Non dovevo pensare a lei, anche solo quel nome mi faceva male. Sapevo che adesso saresti stata con Chloe, quindi la mattina avrei dovuto chiamarla. Lei poi sarebbe stata capace di aiutarmi, com'era successo quando se ne era andato papi. Lei c'era sempre stata, era sempre stata al mio fianco. Il pensiero della mia migliore amica mi rilassò. Lei era ancora con me e non se ne sarebbe andata. E così anche le altre mie migliori amiche, quelle che avevo conosciuto dopo, ma che avevano imparato a capirmi meglio di molte altre persone. 

"Sai, quando ti ho vista, la prima volta in sala riunioni ho pensato che eri una ragazza forte. Come avevi messo a tacere Stese e Giacomo, il modo in cui correvi... avevi una vitalità ed una forza d'animo che conteggiava chiunque. Quando Chiello e Leo ci hanno raccontato quello che avevo passato ho capito da dove derivasse tutta quella forza. Sei abituata a fare tutto da sola, ti preoccupi sempre per gli altri, ma difficilmente permetti agli altri di aiutare te. E quando ti ho visto, adesso, in quella palestra ne ho avuto la conferma. Non hai chiamato qualcuno, ti sei rifugiata in un posto dove ti sentivi a casa, dove, pensavi, nessuno ti avrebbe trovata. So che sono anni che ti curi da sola, ma per favore, cerca di aprirti. Sei nostra amica, se hai bisogno noi ci siamo, noi vogliamo aiutarti" 

Mi aveva guardato negli occhi e sentivo che le sue parole erano sincere, che non mi avrebbe abbandonata, mi avrebbe aiutata e io potevo fidarmi. Ma la cosa che stupì fu che mi aveva capita subito. Dalla morte di papà aveva fatto di tutto per non creare problemi a nessuno e anche le mie migliori amiche avevano impiegato settimane per farmi aprire. Provai a sorridere e sentì anche di riuscirci 

"Grazie, grazie per non avermi abbandonata quando ho avuto il crollo, grazie per essermi rimasto accanto quando mi sono collegata, grazie per avermi tranquillizzato, prima, e grazie per essere rimasto con me adesso" lo abbracciai 

"Se hai bisogno io ci sarò sempre" mi sussurrò, sciogliendosi poi dall'abbraccio e fissando nei miei occhi i suoi.

Li guardai attentamente, bellissimi. Di un azzurro particolare, tendente al verde, che infondeva sicurezza, calma, come il mare nei giorni più caldi d'estate. Ero cresciuta in una cittadini sul mare, lo conoscevo perfettamente in tutte le sue sfumature e potei constatare che gli occhi di Giorgio gli assomigliavano più di quanto si potesse immaginare.

Con una mano mi sollevò il mento e il mio sguardo cadde sulle sue labbra.

Baciami pensai Perché non mi baci?

"Posso baciarti?" Mi chiese in un sussurro

Ma che razza di domanda eh? Mi chiesi

Annuì impercettibilmente e Giorgio sorrise dolcemente.

E solo a quel punto mi baciò

Spazio autrice 

Buonsalve a tutti. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Scriverlo è stato una vera e propria sfida, perché dovevo parlare della reazione alla scoperta della morte della madre da parte d Azzurra e, allo stesso tempo, anche dei suoi sentimenti per Giorgio e quelli di Giorgio per lei, spero di esserci riuscita. Come già detto Scalvini è stato un calciatore che mi ha colpita tanto, non so perché, quindi ho voluto scrivere la storia con lui protagonista. Mi scusa se aggiorni un po' in ritardo, ma sono molto impeganta con la scuola. Spero che la storia sia di vostro gradimento. 

Ti Rimarrò Sempre Accanto~ Giorgio ScalviniWhere stories live. Discover now