prologo

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<<Quindi stai dicendo che tuo padre era ubriaco e->>

<<Si, era ubriaco.... ho visto delle bottiglie di birra vuote quando sono tornata a casa>>

<<Le stesse con le quali si sarebbe tagliato per sbaglio, giusto?>>

<<Si. Presumo di si. Le ripeto io non ero in casa, sono tornata più tardi quando ormai->>

<<Ok, tranquilla ora. Capirai che è il mio lavoro interrogarti sull'accaduto, non voglio che mi vedi come uno di quei sbirri cazzuti che ti menano se non collabori>> disse la dolce poliziotta seduta di fronte a me << ho solo bisogno di qualche altro dettaglio per completare il quadro della situazione, ci stai?>> annuì anche se l'unica cosa che volevo fare era andarmene da lì.

<<Bene. Allora facciamo così, niente domande. Raccontami tu tutto quello che ricordi>>

Mi guardai intorno per poi riposare per un secondo gli occhi sul volto della donna e infine abbassare lo sguardo al pavimento, "tutto quello che ricordi" risentì quelle parole nella mia testa. Per un momento una scintilla si accese in me, se davvero gli avrei raccontato tutto forse sarei stata libera, ma cosa succede se non dovesse credermi? Era troppo rischioso anche se da perdere non avevo nulla a parte il dolore che si era accumulato negli anni uccidendomi sempre di più. Forse era proprio questo che mi bloccava, forse mi ero solo arresa.

<<Bhe, ricordo solo che quando sono rientrata l'ho trovato disteso in cucina con una pozza di sangue vicino la testa e intorno le bottiglie di birre tra cui una rotta, quindi quello che penso è che si sia ubriacato con ciò che ha trovato in casa e per sbaglio si sia tagliato, poi non so come->>

<<La penisola>> mi interruppe <<Abbiamo trovato del sangue nello spigolo della penisola. Crediamo che sia scivolato o semplicemente sia andato a sbattere con la testa lì. Questo spiegherebbe la ferita dietro il capo. Mi dispiace piccola, soprattutto che sia stata proprio tu a trovarlo in quello stato...>> il dispiacere della poliziotta era vero, glielo si leggeva negli occhi, e mi fece domandare se anch'io dovessi essere dispiaciuta, almeno un po'. Insomma era comunque mio padre.

<<Quindi ora? Che fine faccio io?>>

<<Mancano tre mesi al tuo diciottesimo compleanno se non erro, quindi essendo ancora minorenne la tua custodia passerà a tua madre, come è logico che sia>> sorrisi a quelle parole perché mi sembrò avesse appena detto una battuta, "come è logico che sia" ripetei sta volta con parole vere anche se a bassa voce. Molti danno per scontato che se ci sono genitori allora c'è amore per i figli, c'è protezione, c'è comprensione, c'è famiglia. Molti sbagliano. Molti adulti diventano genitori per errore e tutto ricade sui figli che non hanno via d'uscita. Molti, come mia madre e mio padre, si amano per troppo poco tempo e finiscono per odiarsi e odiare i loro figli perché sono coloro che gli ricordano dello sbaglio che hanno fatto a conoscersi. Mio padre non avrebbe mai voluto un figlio, tanto meno una figlia, una responsabilità troppo grande per un uomo come lui; mia madre semplicemente non voleva me solo perché per metà ero fatta di lui.
Così al momento l'unica persona al mondo che avevo era mio fratello, fratellastro appunto. Nonostante il poco tempo che ci era concesso passare insieme eravamo inseparabili, gli voglio un mondo di bene ed è per lui che ho resistito tutti questi anni nella speranza che un giorno tutto si sarebbe risolto e che avremo potuto vivere insieme. Di certo mi aspettavo una fine diversa, supponendo che sia questa una vera fine, ma quello che ho sempre sognato sembra si stia avverando.

<<Ti accompagneremo personalmente noi a Hawkins domani mattina. Adesso però è meglio se riposi signorina Henderson>>

All I want || Eddie MunsonWhere stories live. Discover now