capitolo venticinque

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<<Venti>> gli avevo detto che lo avrei richiamato tra due minuti, ne erano passati almeno cinque e lui non si era ancora fatto sentire, probabilmente si aspettava la mia reazione sorpresa e non voleva disturbarmi. Non me ne aveva parlato molto, ne girava sempre alla larga e quando capita di finire in questo argomento cercava sempre un modo per scappare, non perché non ci tenesse a lei, in realtà, era proprio perché ci teneva troppo. Per questo avevo dato per scontato per tutto quel tempo che la sua tomba si trovasse nella sua città natale e non qui a Hawkins, ma ora ce l'avevo davanti...

<<Natalia Chester in Munson, 1931-1976>> la mamma di Eddie. Quella donna che l'ha cresciuto e che gli ha dato tutto l'amore che una madre da al proprio figlio e anche quello che sarebbe dovuto spettare al padre, dal quale non è arrivato niente se non odio e rabbia. Era proprio per questo che noi ci eravamo capiti così bene, le nostre storie erano molto simili come quello che avevamo vissuto da piccoli e quello che ci era mancato che onestamente è stato sempre di più di quello che ci veniva dato. Mi inginocchiai e misi una mano sul suo nome.

<<Non ha idea di quanto abbia aspettato questo momento, ed ora che Eddie è pronto lo sono anch'io>> sussurrai come se più piano parlassi e più forte lei potesse sentirmi <<avrei voluto tanto incontrarla>>

<<Eddie...>> decisi finalmente di chiamarlo.

<<L'hai trovata vero?>> più che una domanda, la sua, era un'affermazione.

<<Si>>

<<Ti presento mia madre Nicole>>

<<Sto piangendo lo sai?>> mi uscì una piccola risata ricambiata subito dall'altra parte della radio.

<<Ci credi se ti dico che anch'io sto piangendo?>>

<<Vieni spesso a trovarla?>>

<<Non quanto dovrei, non trovo sempre il coraggio per farlo>>

<<La sento sorridere, dice che non fa niente>>

<<Nicole>>

<<Dimmi?>>

<<La lettere che ti ho dato, è per lei...>>

<<Vuoi che la lasci qui?>>

<<Si grazie>> ora la sua voce tremava leggermente, se magari prima scherzava, ora stava davvero piangendo.
Mi tolsi lo zaino e presi la lettera, devo ammettere che la tentazione di aprirla fu molta ma per rispetto di entrambi non lo feci, l'appoggiai sul piccolo basamento di cemento e per essere sicura che non volasse via ci misi un sasso sopra. Non sapevo cosa pensare, ero felice ma al tempo stesso provavo una vecchia sensazione, rimasi così immobile a fissarla senza parlare.

<<Non sai cosa dirle vero? Davanti agli altri hai sempre fatto finta di ammirarla ma ora non vedi l'ora di andare via?>> una voce pesante dietro di me fece capolinea mentre ero ancora ferma davanti alla lapide. Alzai gli occhi e notai che in un attimo tutto era cambiato: il cielo si era fatto grigio tanto che sembrava stesse per venire un temporale, l'aria si era fatta più fredda, avevo i brividi sulla pelle e poi mi voltai alzandomi da terra e con uno scatto indietreggiai immediatamente. Vecna. Era proprio lì davanti a me.

<<Sei davvero così sorpresa di vedermi? Sapevi che stavo venendo anche da te>>

<<Che cosa vuoi?>>

<<Che ti ascolti Nicole, che ascolti i tuoi pensieri, le tue paure, le tue colpe>>

<<Penso di cavarmela benissimo da sola>>

<<Non sembra ci stai riuscendo, e sai perché? Perché sei umana, e gli umani non fanno altro che portarsi alla rovina per poi buttare le responsabilità su altri>>

<<Non so di cosa stai parlando>>

<<Lo vedi? Neghi, neghi, neghi. Ignori i problemi finché non ti dimentichi che esistono ma loro rimangono sempre qui con te anche se tu non li vuoi vedere. Davvero vuoi nascondere ancora la gelosia che provi nei suoi confronti? Il ribrezzo che provi quando qualcuno ti paragona a lei? Non ti sarai dimenticata del perché quel ragazzo sta con te giusto? Magari ha solo trovato in te sua madre->>

<<BASTA!>> urlai tappandomi le orecchie.

<<Sei più forte di quando tu creda sai? Non saresti stata in grado di uccidere tuo padre sennò>>

<<Non l'ho ucciso io!>>

<<No? Allora perché sei a piangere sulla tomba di una madre che non è neanche la tua quando quella di tuo padre è poco distante da qui? Ti senti forse in colpa?>>

<<Non sono io a dovermi sentire in colpa per quello che è successo, lui non si merita di essere mio padre, lui non si merita di essere un padre per nessuno>>

<<Io posso far finire tutte le tue sofferenze Nicole, tornerò quando sarai pronta, spero di avere più fortuna con la tua amica>> e poi scomparse, sparì nel nulla e tutto tornò come prima, il cielo era di nuovo sereno e ricomparve il sole che stava ormai iniziando a calare. Non ebbi il tempo di riprendermi da quello che era appena successo, da quello che avevo appena visto e sentito, qualcuno urlò, una voce familiare...

<<Max>> Vecna stava andando da lei.

– – – – – – –

Eravamo tornati in macchina dopo aver assistito a qualcosa che non si augura a nessuno. Quando arrivai dove si trovavano vidi Max in stato di trans che non rispondeva e non si muoveva. Riuscimmo all'ultimo a svegliarla con la musica. Ora eravamo entrambe come ancora paralizzate, eravamo vuote come se ci fosse stato risucchiato tutto, eppure io avevo mille pensieri che mi giravano in testa, tutte le paranoie e tutte le paure che avevo sepolto ora erano ricomparse più aggressive di prima e tutto per quello che aveva detto Vecna, e tutto perché in fondo sapevo che aveva ragione.

L'auto si fermò al capanno da Eddie dove ci incontrammo tutti, anche Nancy e Robin, per fare un punto della situazione. Quella situazione che ormai ci era sfuggita di mano, ci sembrava di non avere più tempo e di essere sempre più vicini a quello che stavamo cercando di evitare a tutti i costi. Eppure vederci riuniti lì tutti insieme, ancora sani e salvi, mi dava un senso di speranza, poter conoscere di più Robin, vedere che qualche scintilla arde ancora tra coppie che non si sarebbero mai dovute lasciare a mio parere come Nancy e Steve, notare come Lucas cercava in tutti i modi di scusarsi e di riavvicinarsi al gruppo in particolare con Max. E poi ovviamente c'erano Dustin, che faceva sempre il solito Dustin come se mostri e magia fossero una cosa normalissima, e Eddie, che finalmente quella sera aveva deciso di raccontarmi di sua madre.

All I want || Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora