COSA PENSI DI ME?

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Il parcheggio del Rancio era strapieno di auto e di biciclette il sabato sera. Sotto la luce rossa dell'insegna, Enzo cercò un posto libero per almeno cinque minuti, poi piazzò la sua auto in doppia fila e mise le quattro frecce.

All'interno del locale i tavoli erano presi d'assalto dagli studenti delle superiori. Nell'aria c'era un magnifico profumo di griglia, ma nemmeno quello era capace di esorcizzare il puzzo di ormoni che si sentiva passando di fianco a certe compagnie. Enzo si guardava attorno credendo di essere discreto in mezzo a tutto quel chiasso, ma non passò molto tempo prima che una cameriera gli venisse incontro.

«Buonasera. Ha prenotato?»

«No, io-»

«Purtroppo siamo al completo. Torni alle nove, forse si libererà un tavolo.»

«Sto cercando Olivia Cuoghi. È qui?»

La cameriera rimase interdetta. Il suo sguardo viaggiò giù e su per il corpo di Enzo, poi gli rivolse un sorriso subdolo.

«Sei tu, vero?»

«Chi?»

«Il suo amichetto. L'uomo del mistero che la passa a prendere il giovedì.»

Enzo non aveva idea di che cosa stesse parlando.

«Sì, sono io. Dove posso trovarla?»

La cameriera gli indicò le porte della cucina. Enzo la ringraziò e si affrettò in quella direzione. Vide che la cameriera correva dalla collega più vicina per sussurrarle qualcosa all'orecchio, ma le ignorò entrambe.

Superate le porte della cucina, Enzo si ritrovò circondato da vapori, cuochi urlanti e friggitrici. Cercò Olivia con lo sguardo e chiamò il suo nome quando non la vide da nessuna parte, ma un giovanissimo lavapiatti lo zittì. Gli indicò un corridoio che dava su una zona più appartata, poi lo spinse in quella direzione.

Enzo trovò una specie di guardaroba. O un magazzino. Era una stanza in cui il personale del Rancio aveva lasciato borse e giacche, ma c'erano tante altre cianfrusaglie. C'erano tante sedie identiche a quelle usate in sala, un tavolo da ping pong, vari scatoloni pieni di scorte... La luce artificiale rendeva tutto molto anonimo, ma in un angolo c'era qualcuno che di anonimo non aveva proprio nulla.

Olivia Cuoghi stava pulendo delle decorazioni di Halloween. Le prendeva da uno scatolone fatiscente e le divideva in due pile, quelle da tenere e quelle da buttare, poi le puliva con una salvietta umidificata e le metteva in una scatola nuova. Era veloce. Efficiente. Fra un mostro e l'altro stava ascoltando un audio e fu per questo che non sentì arrivare Enzo. Lui pensò a come attirare la sua attenzione senza spaventarla, ma non bastò sventolare un braccio. Scelse la via più ovvia, anche se per qualche motivo gli sembrava troppo personale.

«Olivia?»

Olivia si voltò con la stessa velocità con cui avrebbe reagito se qualcuno avesse sparato un colpo di pistola nell'aria. I suoi occhi trovarono Enzo e lui stava per salutarla, nella speranza che lei non gli tirasse contro un fantasma o qualche zucca di plastica, quando tre cameriere impegnatissime a spettegolare sull'ultima novità fecero irruzione nella stanza. Stavano ridendo, ma alla vista di Enzo si fermarono dov'erano e tacquero.

Sembrava che un alieno fosse sceso sulla terra. Ad Enzo tornò in mente quella scena dell'Odissea in cui Ulisse naufraga sull'isola dei Feaci e viene trovato completamente nudo da Nausicaa e dalle sue ancelle. Si sentì fortunato a non avere le chiappe al vento, ma l'imbarazzo era quello.

«Ciao.» disse.

«Chiamate qualcuno.» disse Olivia, rivolta alle colleghe. «Chiamate Ceccio.»

«No! No. Vengo in pace.»

I LOVE YOU, OLIVIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora