OCCHIO PER OCCHIO

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Assistere allo spettacolo fu una montagna russa per Enzo. Si agitava all'inizio di ogni coreografia. Si rilassava quando i passaggi più difficili scorrevano senza intoppi. Ogni volta che la sua voce usciva dalle casse doveva trattenersi dal tapparsi le orecchie e cantare, ma poi ci diede sempre meno peso.

I ballerini più piccoli fecero qualche errore, ma nulla che li rendesse meno adorabili. Quelli più grandi se la cavarono benissimo. Enzo si divertì un mondo quando Olivia apparve nei panni del serpente, ma quando arrivò la volpe era tutto un sorriso. Mandò ad Olivia un messaggio pieno di faccine che piangevano ed Olivia rispose con quella del dito medio. Enzo le inviò un grosso cuore, poi mise via il cellulare.

Tra un'emozione e l'altra, lo spettacolo terminò in un battibaleno. Tutte quelle settimane passate a lavorare notte e giorno si consumarono in meno di due ore.

Le luci del teatro accecarono il pubblico. Le famiglie applaudirono, un po' stordite dall'improvviso ritorno alla realtà, ma nessuno batteva le mani più forte di Enzo. Nessuno era più commosso e stravolto di lui.

I ballerini tornarono sul palco. Gli insegnanti fecero lo stesso. Teresa arrivò per ultima e si godette gli applausi senza fare la modesta. Quando le ovazioni si smorzarono, si calcò sul naso un paio di occhiali da vista e lesse al microfono il discorso che aveva preparato.

Teresa ringraziò tutti i presenti per essere venuti a vedere lo spettacolo, poi chiese un forte applauso per i fantastici insegnanti che l'avevano accompagnata in quell'avventura. Li nominò uno ad uno e li sorprese con dei mazzi di fiori che fece portare sul palco da alcune allieve complici. Enzo urlò un: «Brava!» nel vedere Olivia ricevere i fiori ed i suoi vicini di posto sussultarono, ma lui continuò a battere le mani.

Gli studenti della 5°F furono invitati a salire sul palco. Enzo desiderava otto paia di braccia in più per applaudire tanto forte quanto avrebbe voluto, ma poi Teresa fece anche il suo nome. Enzo la ringraziò con un cenno timido, ma lei gli ordinò di salire sul palco. La 5°F cominciò ad intonare in coro: «Prof! Prof! Prof!»

Rosso fino alla radice dei capelli, Enzo si alzò in piedi e salì sul palco. Teresa lo tenne sottobraccio finché una delle sue allieve non portò anche a lui un mazzo di fiori. Enzo ringraziò e corse a nascondersi tra i suoi studenti.

I fiori erano così belli da sembrare irreali. Enzo non ne aveva mai ricevuti e si ritrovò a fissarli. Li offrì ai suoi studenti, ma gli fecero segno di tenerli. Li porse alle ballerine dietro di lui, ma non vollero nemmeno un fiore. Erano per lui, dissero. Solo per lui.

Wow, pensò Enzo.

Tra le costole aveva un sentimento senza nome. Qualcosa che non provava da quando aveva smesso di essere un bambino che riceveva complimenti per le sue piccole conquiste. Riprese ad applaudire perché era quello che stavano facendo tutti, ma il suo sguardo si posò sui visi di quella grande famiglia che si era creata nella palestra di una scuola elementare.

Erano tutti così felici. Forse era il glitter sulle guance o la luce dei riflettori negli occhi a dar loro quell'aria così viva, ma era raro vedere tante personcine sopraffatte da una gioia così naturale. Perfino i suoi studenti, sempre distratti, annoiati o ansiosi, avevano il petto in fuori e l'espressione fiera.

Enzo non credeva all'esistenza della felicità allo stato puro, ma in quel momento capì che sbagliava. Quel tipo di felicità esisteva, ma era vivida e reale solo quando era un ruggito di gruppo, un abbraccio spaccaossa, un sorriso che non era solo il riflesso pallido del tuo, ma un sentimento profondamente condiviso.

Enzo incrociò lo sguardo di Olivia ed ebbe la certezza di quello che aveva appena realizzato. Olivia era sudata, spettinata, con il trucco che imitava le squame di serpente sciolto, ma gli rivolse il sorriso più dolce che gli avesse mai concesso e la felicità di Enzo triplicò.

I LOVE YOU, OLIVIAWhere stories live. Discover now