SEPARAZIONE

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Enzo stava facendo le valigie. Olivia gli dava le spalle mentre faceva colazione e cucinava il suo pranzo, ma questo non impediva ad Enzo di raccontarle per filo e per segno quello che lui e Catia si erano detti la sera precedente.

Aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Continuava a controllare di non aver dimenticato qualcosa sotto i mobili o nei cassetti del bagno, ma alla fine si sedette sulle proprie valigie e tirò le cerniere. Aveva sempre avuto bisogno dell'aiuto di Olivia per chiudere il divano letto, invece quella mattina ci riuscì con un unico, agile gesto.

Il letto tornò un divano. Il salotto sembrò due volte più grande. Olivia tenne gli occhi fissi sul mix di verdure congelate che aveva sui fornelli. Fu solo quando Enzo ripeté per la terza volta che una parte di lui aveva sempre saputo che con Catia non era finita, che ruppe il suo silenzio.

«Come farai con il bambino di Alessandro?»

Enzo ci pensò su. Olivia si irritò. Voleva spiazzarlo, non vederlo cercare una soluzione reale.

«Ieri non c'è stato tempo per parlarne, ma troveremo una soluzione. Siamo tutti adulti.»

«Mh.»

Olivia scolò le verdure nel lavandino, poi le mise in un contenitore ed aggiunse l'olio. Il suo malumore crebbe esponenzialmente quando, aprendo il frigo, scoprì di aver finito il pane in cassetta. Non aveva il tempo di cuocere della pasta. Sarebbe stato un pasto schifoso per una giornata schifosa.

«Hai finito?» chiese ad Enzo. Lui si guardò intorno per la millesima volta, poi annuì.

Le valigie di Enzo finirono nel baule dell'auto. Gli scatoloni e le cose che non avevano un posto invasero i sedili posteriori. Enzo mise i fiori che gli aveva regalato Teresa in cima a tutto, ma ad ogni curva rotolavano giù. Non volendo rovinarli, decise di tenerli sulle ginocchia.

Olivia aveva già guidato lungo la stradina di campagna che portava alla villetta di Catia, ma con la luce del giorno era tutta un'altra cosa. Il paesaggio si vedeva con chiarezza e lei doveva sforzarsi per non memorizzarlo.

Aveva un nodo alla gola quando svoltarono nel giardino della villetta. Enzo le indicò un punto in cui parcheggiare e lei fece manovra, ma l'auto si spense. Olivia ci riprovò, l'auto si spense di nuovo. Enzo disse di lasciar perdere.

Enzo ed Olivia restarono seduti all'interno del veicolo. Sapevano entrambi che momento era arrivato, ma nessuno dei due voleva affrontarlo.

«Come torni a casa? Ti chiamo un taxi?» chiese Enzo.

«Ho visto una fermata del bus qui vicino.»

«Ti accompagno?»

«No.»

«Okay.» Enzo annusò il mazzo di fiori. «Vuoi tenere questa auto?»

«Cosa? Sei pazzo?»

«Tanto io non guido.»

«Prima o poi ci riuscirai, Enzo. Non puoi regalarmi un'auto. E poi non posso andare da nessuna parte senza te a supervisionare.»

«Potresti prendere la patente. Ed io potrei farti le guide. I dieci anni di esperienza li ho.»

«Vedremo. Intanto te la tieni.»

Olivia scese dall'auto. Enzo la imitò, ma non fece in tempo a sgranchirsi le gambe che Olivia lo raggiunse e gli porse per l'ultima volta le chiavi dell'auto. Dopo un attimo di sorpresa, Enzo frugò nelle tasche della giacca e tirò fuori le chiavi del bilocale. Le offrì ad Olivia, che rimase a sua volta spiazzata.

Stava succedendo davvero. Si stavano salutando. Da un giorno all'altro, da un'ora all'altra, senza che nessuno dei due prevedesse fino alla sera prima che sarebbe successo. Potevano dirsi mille cose, ma Olivia preferì stringere la mano di Enzo in modo formale, come se avessero concluso di fare affari. Enzo la attirò in un abbraccio. Le sorrise quando la lasciò andare, ma Olivia fissava l'erba sotto le loro scarpe.

«Allora... Io vado.»

«Sì. Ci sentiamo presto.»

«Ciao.»

Olivia diede le spalle ad Enzo e non si voltò indietro.

Non sapeva cosa stesse provando Enzo. Non sapeva nemmeno cosa stesse provando lei stessa. Era solo un corpo col pilota automatico che si faceva scottare dall'aria fredda del mattino, accecato da quel sole limpido a cui augurava caldamente di scoppiare.

Olivia si allontanò dalla villetta. Ritrovò la fermata del bus e si piazzò di fianco al palo senza nemmeno leggere gli orari.

Al Lolita non andò meglio.

Era l'ultima domenica prima di Natale. Olivia era stata spostata in cassa e non faceva altro che ripetere: «Buongiorno. Ha la nostra tessera? Vuole un pacchetto regalo? Buone feste» ma la sua testa era affollata da pensieri che le facevano prudere il cervello.

Aveva fatto bene a non licenziarsi dal Rancio. Come aveva previsto dall'inizio, la convivenza con Enzo era durata poco. Doveva addirittura restituirgli dei soldi, perché Enzo aveva già pagato l'affitto di gennaio. Doveva anche trovare un nuovo coinquilino, ma solo l'idea la sfiancava.

Era punto a capo, senza alcuna voglia di muoversi in nessuna direzione. L'unica cosa viva in lei era il desiderio bruciante di cambiare ogni singola cosa della sua vita ed ogni istante passato nello stagno del presente le metteva voglia di urlare.

Dopo aver servito una cliente, Olivia scrisse ad Enzo che gli avrebbe restituito l'affitto di gennaio. Aspettò una risposta, ma Enzo doveva essere troppo impegnato a riappacificarsi con Catia, per cui mise via il cellulare e riprese a lavorare.

Passarono cinquanta secondi. Olivia controllò se aveva ricevuto nuovi messaggi. Ne approfittò per scrivere a Riccardo e non si accorse dell'arrivo di una cliente finché questa non si schiarì la gola. Olivia tolse l'antitaccheggio dai suoi capi al volo, poi chiese la carta per il pagamento.

Nel tempo necessario per stampare lo scontrino, Olivia alzò lo sguardo. La cliente, una donna elegante con forse il doppio della sua età, stava fissando i suoi capelli rosa con un certo ribrezzo. La figlia, invece, una bambina così piccoletta che dalla cassa facevano capolino solo i suoi occhietti, li guardava con adorazione.

Sei ore dopo, Olivia finì il turno e si diresse verso l'uscita riservata ai dipendenti. Era abituata alla teste che si giravano a guardarla per i corridoi, ma quel giorno le bastò l'occhiata di una ragazzina per averne abbastanza.

Era sul punto di dare in escandescenze contro una marea di sconosciuti e diventare la commessa matta di cui tutti i giornali locali avrebbero parlato, quando notò che il parrucchiere del centro commerciale aveva la serranda ancora alzata. Non c'era molta gente in negozio e le ragazze che ci lavoravano sembravano annoiate dalla mancanza di cose da fare.

Olivia non si soffermò troppo a pensare. La sua vita non sarebbe cambiata all'istante, ma almeno lei poteva decidere di avere una scocciatura in meno.

Si calcò la borsetta sulla spalla ed entrò in negozio.

Spazio Autore:

💔💔💔💔💔💔💔💔💔💔💔💔 (Sì, questo è il mio contributo dello spazio autore di questa settimana) 💔💔💔💔💔💔💔💔💔💔💔💔💔💔


I LOVE YOU, OLIVIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora