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Quella sera, quando tornarono a casa e misero via la spesa, Enzo disse ad Olivia di non andare al Rancio. Le chiese di restare a casa per riposarsi come si deve, ma Olivia stava già facendo troppi sgarri, ultimamente. Tra i permessi per uscire prima dal Lolita, i ritardi, il turno saltato al Rancio per fare ingelosire una certa ex-moglie e per andare alla rimpatriata delle medie...

«Allora ti aspetto sveglio.»

«No, Enzo. Dormi.»

«No. Ti aspetto sveglio.»

E fu quello che fece.

Molte ore più tardi, Olivia tornò a casa con l'auto di Enzo. La notte era buia in quella viuzza mal illuminata, ma c'era un riquadro di luce calda e quel riquadro era la finestra del suo salotto. Olivia pensò che Enzo si era addormentato con la luce accesa e cercò di non fare rumore per le scale, ma quando aprì la porta del bilocale rimase sorpresa.

Enzo era ancora sveglio e stava aggiustando lo sportello del microonde. Il salotto era stato decorato per Natale.

«Ciao.» sussurrò Olivia.

«Ciao.» sussurrò Enzo. «Ti ho preparato una tisana.»

«Grazie. Metto il pigiama e arrivo.»

Olivia era tremendamente indifesa in pigiama. Ed era tremendamente indifesa struccata. Seduto al tavolo della cucina insieme a lei, Enzo le lanciava sguardi divertiti fra un sorso di tisana e l'altro. Olivia lo insultava e si copriva la faccia perché si sentiva nuda, ma era lei. Sempre lei. Coraggiosa, impavida, forte Olivia, avvolta in una copertina rosa.

Parlarono del più e del meno. Poi iniziarono a parlare del passato e non fecero più caso alle lancette dell'orologio che giravano su loro stesse.

Enzo raccontò ad Olivia di Catia. Di come l'aveva conosciuta ad un esame di greco andato talmente male che era passato da lettere antiche a lettere moderne. Si era innamorato e non aveva mai smesso durante la triennale, ma Catia lo considerava solo un amico e glielo aveva detto fin dall'inizio. Dopo la laurea si erano persi di vista. Cinque anni dopo i social li avevano fatti rincontrare. Si erano sposati ed il loro matrimonio era andato abbastanza bene, finché non era arrivata la pandemia. Enzo era diventato triste e taciturno, Catia si era innamorata di Alessandro. Il resto era storia.

Olivia raccontò di come la sua passione per la danza fosse nata alle elementari. Il saggio di una cuginetta l'aveva entusiasmata, un saggio che già ai tempi era organizzato da una giovane Teresa, ed i suoi genitori non si erano fatti problemi ad iscriverla nella stessa scuola di danza. Con gli anni sua cugina aveva smesso, ma lei no. La sua adolescenza era stata scandita da saggi di Natale, saggi di fine anno, esibizioni, gare, stage del fine settimana, fiere di danza...

Sua madre aveva preso bene l'idea di avere un figlio gay, ma non era stata felice di scoprire che aveva una figlia trans. Si rifiutava di pensarci. Non voleva nemmeno parlarne. Se il marito la costringeva ad affrontare l'argomento, lei urlava che Olivia non avrebbe mai avuto un futuro. Non si sarebbe mai sposata, non avrebbe mai avuto figli o una famiglia, non sarebbe mai stata felice.

Quando Olivia era diventata maggiorenne, sua madre l'aveva supplicata per mesi di non cominciare la terapia ormonale. Olivia non le aveva dato retta e per un lungo periodo sua madre aveva vissuto nel lutto, ma con il tempo le cose erano migliorate. Più Olivia assomigliava a se stessa, più sua madre capiva che quella era stata l'unica scelta. Adesso era talmente orgogliosa di sua figlia che era impossibile credere che fra le due ci fosse mai stato alcun conflitto.

Finite le tisane, Enzo ed Olivia si prepararono per andare a dormire. Enzo si stava lavando i denti, quando Olivia comparve sulla porta del bagno con il cellulare in mano ed un luccichio negli occhi.

«Qual è il tuo segno zodiacale?»

«Vergine.» borbottò Enzo con lo spazzolino in bocca.

«Davvero?» chiese Olivia e digitò qualcosa. «Brano preferito?»

«Perché queste domande? Cosa stai facendo?»
«Il tuo profilo Tinder.»

Enzo sputò il dentifricio. Si asciugò la faccia, poi rincorse Olivia per tutto il salotto con la mano protesa in avanti per farsi dare il cellulare.

Dieci minuti dopo erano seduti sul bordo del divano letto e stavano cercando nella galleria di Enzo qualche foto da caricare. Enzo si vergognava da morire, mentre Olivia si stava facendo una scorpacciata di risate. Mise su Tinder la foto più esilarante ed Enzo si disperò finché non riuscì a toglierla.

Un'oretta più tardi l'orologio della cucina segnava le tre del mattino e loro due erano ancora svegli. Si erano sdraiati ed Olivia spronava Enzo a mettere Like a qualche profilo, ma si stava addormentando. Le si chiudevano gli occhi e passava sempre più tempo prima che riuscisse a riaprirli.

«Devo andare in camera mia.» ripeteva.

«Puoi restare.»

«Solo un altro minuto. Poi vado.»

Sessanta secondi dopo, Olivia stava dormendo.

Enzo la coprì con la copertina rosa. Valutò se fosse il caso di andare a dormire nel letto di Olivia, ma gli sembrò un'opzione ancora più intima del restare di fianco a lei. Per cui si alzò, spense le luci e si infilò sotto le coperte.

Era da così tante settimane che dormiva senza il peso rassicurante di un corpo vicino al suo che gli si strinse lo stomaco dalla contentezza. Con il cuore leggero per tutte le risate che si era fatto ed il sorriso ancora sulle labbra, si addormentò appena mise la testa sul cuscino.

La sveglia di Olivia suonò solo tre ore e mezza dopo.

Enzo protestò con un mugolio. Olivia mise a tacere la sveglia e si girò dall'altra parte, ma dopo pochi secondi si obbligò ad alzarsi. Più morta che viva, si trascinò in camera sua ed aprì le ante dell'armadio per scegliere cosa indossare. Enzo era appena tornato nel mondo dei sogni, quando Olivia fece capolino in salotto.

«Puoi scrivere a Teresa che oggi faccio tardi? Usa il mio cellulare, la password è sette, otto, otto, nove.»

«Certo.»

Olivia lo ringraziò e si chiuse in bagno. Desiderando di poter saltare la scuola con la stessa facilità con cui lo facevano i suoi studenti, Enzo prese il cellulare di Olivia e scrisse a Teresa, poi si rigirò nel letto e cercò di prendere sonno.

Fu solo quando sentì il getto della doccia che ad Enzo venne in mente un'idea. All'inizio cercò di dissuadersi da solo, ma quella poteva essere la sua unica occasione per agire ed il rumore dell'acqua fungeva da conto alla rovescia.

Enzo lanciò un'occhiata alla porta del bagno e prese il cellulare di Olivia. Esitò per l'ultima volta, poi scese dal letto ed uscì dal bilocale sulle punte dei piedi. Sperando che il pianerottolo fosse abbastanza distante dal bagno e che nessuno dei vicini lo vedesse in pigiama, cercò in rubrica un contatto e si portò il cellulare all'orecchio.

«Pronto?» sussurrò, quando gli risposero dopo pochi squilli. «Buongiorno. Parlo con la madre di Olivia?»

Spazio Autore:

Un altro episodio di ILY, Olivia è finito. Ormai questo spazio autore è il luogo in cui mi dispero per il tempo che passa senza che io abbia fatto tutte le cose che voglio fare hahaha

Unico lato positivo: l'università rallenta i piani malvagi del VanciUniverse, ma almeno in un momento di noia ho mezzo deciso la scaletta del cortometraggio che spero di girare il prossimo inverno, tratto proprio da I Love You, Olivia. 

Riuscite già ad indovinare quale scena del libro potrei adattare?

P.S. Qualcuno ha letto Dark Rise? Mi da fortissime vibes da The Sleepless King...


I LOVE YOU, OLIVIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora