TI AMO MA

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La serata stava volgendo al termine.

Chi voleva il dolce, stava mangiando il dolce.

Chi aveva ordinato il caffè, stava bevendo il caffè.

Qualcuno nascondeva gli sbadigli, mentre altri erano così arzilli che si stavano organizzando per andare a ballare nella discoteca più vicina.

Olivia era seduta con lo sguardo perso nel vuoto. Le ragazze stavano parlando di una serie TV che lei non aveva mai visto e non riusciva a partecipare alla conversazione. Non che ne avesse più voglia.

Il suo istinto non sbagliava. Non doveva presentarsi a quella rimpatriata. Riccardo non aveva nemmeno il coraggio di guardarla dopo aver annunciato di essere single e lei lo stava ignorando, ma era difficile fingere che il suo umore non fosse colato a picco.

Credeva che la situazione non potesse peggiorare, ma quando Riccardo sì assentò per andare in bagno sapeva cosa l'aspettava. Dopo trenta secondi ricevette un messaggio e dovette tenere il cellulare sotto la tovaglia per evitare che una delle ragazze sbirciasse. Non che le stessero prestando attenzione.

"Ti dispiace se andiamo via separati?" le aveva scritto Riccardo.

"Va bene."

"Te lo pago io il taxi."

"Ok."

Olivia non aggiunse altro. Dopo pochi secondi le arrivò una raffica di messaggi.

"Perdonami, amore."
"Scusa."

"Non ce l'ho fatta."

"Ti amo, ma non sono ancora pronto."

Olivia doveva mandarlo a quel paese, ma non lo fece. Anche lei, se solo avesse potuto, si sarebbe esclusa dalla sua stessa vita con un ti-amo-ma.

"Tranquillo." scrisse a Riccardo. "Capisco."

Lui mandò un cuore. Olivia gliene inviò uno in cambio, poi mise via il cellulare.

Dall'altra parte del tavolo, uno dei ragazzi fece partire una canzone rap risalente ai tempi delle medie. All'inizio gli dissero tutti di abbassare il volume, ma poi la riconobbero e cominciarono a cantarla.

La sapevano a memoria. Era quel tipo di canzone che ti si stampa nel cervello e non puoi più dimenticare, anche quando passi un decennio senza ascoltarla. La cantavano tutti. Il gruppo dei bulletti, quelli strani, le ragazze... Tutti, tranne Olivia.

Quando Riccardo tornò dal bagno, fu quello che cantò più forte.

* * *

Dopo aver pagato il conto alla romana, la 3°A doveva salutarsi. Chi non si vedeva da dieci anni diede il via ad una danza di baci, abbracci, selfie e promesse di rivedersi al più presto (che non sarebbero state mantenute). Chi si vedeva tutti i giorni, invece, si augurò la buonanotte con un calcio nel sedere.

Tutti cominciarono ad avviarsi verso le auto o i motorini, ma Olivia restò in piedi davanti alla pizzeria. Riccardo non sapeva se qualcuno sarebbe passato a prenderla o se aveva intenzione di camminare fino a casa, ma le lanciò un'occhiata preoccupata. Se ne stavano andando proprio tutti e lei sarebbe rimasta sola a quella brutta ora.

«Aspettate un attimo.» disse agli amici. Loro obbedirono senza fare domande, ma si incuriosirono quando videro che Riccardo stava tornando da Olivia Cuoghi.

Fu con la consapevolezza di avere i loro occhi puntati sulla schiena, che Riccardo mantenne una certa distanza da Olivia. I suoi occhi chiedevano ancora perdono, ma la sua voce era piatta ed impersonale.

«Hai qualcuno che sta arrivando, Cuoghi? Vuoi che aspettiamo con te?»

«Uuuuh.» fecero gli amici in lontananza. «Ma che gentiluomo!»

«No, grazie. Aspetto da sola.»

«Tra quanto arriva il taxi?»

«Dai, Ferro, andiamo! Facciamoci un'altra birretta!»

«Ti stanno chiamando.» disse Olivia.

Riccardo non voleva andarsene, ma l'espressione di lei era dura. Promettendole con uno sguardo che si sarebbero rivisti molto presto, si allontanò da lei e tornò dagli amici. Olivia finse di essere molto interessata al suo feed di Instagram, finché il gruppo dei bulletti non se ne andò con un rombo di motori.

Era l'una e mezza di notte, quando Olivia scese dal taxi che l'aveva portata a casa.

Si sentiva uno straccio. Aveva saltato un intero turno al pub, ma era più prosciugata di qualsiasi altro giorno della settimana. Le scocciava aver speso tanti soldi per una serata così di merda ed era triste, anche se continuava a ripetersi che non era successo nulla di che.

Olivia voleva calciare via gli stivaletti che indossava da dodici ore e mollare tutte le sue cose in giro per la cucina, ma solo mentre saliva le scale ricordò che non poteva. Costretta al silenzio per non svegliare il nuovo coinquilino, Olivia si tolse gli stivaletti sullo zerbino fuori dalla porta e preparò la torcia del cellulare. Era pronta a sgattaiolare in camera sua, ma appena aprì la porta del bilocale si accorse che c'era qualcosa di diverso.

La luce della cucina era accesa. Enzo era ancora sveglio ed era chino sul tavolo. Indossava già il pigiama e stava correggendo dei temi con una tisana alla mano, ma appena vide Olivia balzò in piedi.

«Sei tornata.»

«Sì.»

«È successo qualcosa? Sulla lavagnetta hai scritto che torni molto prima dal pub e ho pensato di scriverti per controllare che fosse tutto okay, ma non volevo sembrarti pesante e-»

Olivia si chiuse in camera sua. Enzo ci rimase con un palmo di naso, ma Olivia riaprì la porta nemmeno dieci secondi dopo. Lo fece con un gesto impulsivo, ma quando parlò la sua voce era stanca e triste.

«Eri preoccupato?»

«Sì.» ammise. «Scusa.»

Enzo abbassò lo sguardo ed allacciò le mani sporche di penna rossa dietro alla schiena. Stava pensando a quello che era successo quella mattina sull'autobus e temeva di far arrabbiare di nuovo Olivia, ma anche lei stava ripensando allo stesso episodio e si detestava per come aveva reagito. La gentilezza di Enzo poteva essere fastidiosa per chi non era abituato a riceverla, ma era pur sempre gentilezza.

«Grazie.» disse Olivia.

Enzo pensò che fosse sarcastica, ma guardandola capì che non era così. Nelle sue spalle basse c'era una sincerità disarmata che non aveva più la forza di fare la guerra.

«Prego. Non c'è di che.»

Olivia gli rivolse una smorfia che non era sorriso, ma era la cosa che ci andava più vicino. Fece un piccolo cenno di saluto, poi si ritirò in camera sua.

Con Olivia di nuovo a casa, il cuore di Enzo era molto più leggero. Gli mancava ancora qualche tema da correggere, ma non ci pensava nemmeno a finirli quella notte. Andò in bagno per l'ultima volta, poi spense le luci e finalmente si mise sotto le coperte del divano letto. Si assicurò di aver impostato la sveglia sul cellulare e quando vide che c'erano dei messaggi decise di ignorarli, ma commise l'errore di controllare chi glieli aveva mandati.

Erano da parte di Catia. Enzo aprì subito la chat e lesse.

Avrebbe davvero fatto meglio ad aspettare l'indomani mattina.

Spazio Autore:

Incredibile ma vero, siamo arrivati all'ultimo capitolo anche di questo episodio. Da mercoledì prossimo comincerà il quarto (intitolato "LA CENA") e posso solo dire che finalmente si comincia ad entrare nel vivo della storia.

Ma riguardo il capitolo appena concluso: qualcuno ha per caso intuito che canzone stanno ascoltando i compagni di classe di Olivia? Non ho scritto esplicitamente che pezzo avevo in mente, ma ho messo un piccolo indizio. 

Cosa vorrà Catia da Enzo?

I LOVE YOU, OLIVIAWhere stories live. Discover now