E VERRÀ UN GIORNO, PERCHÉ VERRÀ, SÌ, VERRÀ...

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E VERRÀ UN GIORNO – PERCHÉ VERRÀ, SÌ, VERRÀ - IN CUI GUARDANDOMI NEGLI OCCHI TU VEDRAI CHE PENSO A LEI E CHE LA AMO: E VEDRAI CHE NON SEI TU

(parte uno)

Catia indossava una maglia aderente che metteva in risalto il pancione. Era così raro vederla truccata che la matita azzurra attorno ai suoi occhi sembrava lì per caso, mentre non era così strano vedere i suoi capelli biondi coi boccoli.

Anche Enzo aveva provato a farsi carino. Non sapeva acconciarsi i capelli, ma si era fatto la barba ed indossava il maglione più nuovo che aveva nell'armadio.

I due stavano posando in salotto. Catia teneva le mani sul pancione e sorrideva, Enzo la abbracciava da dietro e guardava nella stessa direzione, ma la ragazza armata di macchina fotografica non si decideva a scattare. Cambiava le luci. Studiava l'immagine. Cambiava di nuovo le luci. Sgridava Enzo per la sua rigidità.

Era stata di Catia l'idea di fare un piccolo servizio fotografico. Voleva farlo diventare una tradizione di famiglia ed Enzo l'aveva appoggiata, ma ora che si trovava sotto i riflettori non riusciva a rilassare la faccia.

«Pensi che saranno appese alle pareti per anni!» diceva la fotografa, non migliorando la situazione. «Pensi a quando le vedrà suo figlio!»

Il campanello di casa suonò. Enzo fece per andare alla porta, ma Catia lo superò e gli disse di non distrarsi. Enzo tornò in salotto ed ascoltò i suggerimenti della fotografa per posare in modo più naturale, ma poi riconobbe la voce che proveniva dall'ingresso.

Ignorando le proteste della fotografa, Enzo raggiunse Catia e scoprì di aver sentito bene. Sulla porta di casa c'era Alessandro. Teneva il berretto di lana in mano ed aveva la testa china, ma appena vide Enzo tirò le spalle indietro e lo salutò con un cenno di rispetto.

«Ciao.»

«Ciao, Enzo. Posso parlare con Catia?»

«Sì. Certo.»

Alessandro non si tolse la giacca. Lui e Catia andarono a parlare in cucina e socchiusero la porta. Enzo si appoggiò ad un bracciolo del divano e rimase in ascolto. Percependo il dramma nell'aria, la fotografa si finse occupata con il cavalletto ed ascoltò a sua volta.

Alessandro non ci girò attorno. Voleva una seconda possibilità. Amava Catia e voleva essere il padre di suo figlio a tempo pieno. Avevano litigato per una bazzecola e si erano arresi alla prima difficoltà, ma erano fatti per stare insieme. Ne era convinto.

Catia puntò i piedi. Disse che non sarebbe dovuto venire, ma Alessandro elencò tutti i motivi per cui l'amava e lei ascoltò in silenzio. Alessandro ci mise almeno due minuti ed arrivò in fondo senza fiato, ma il silenzio che seguì era un buon segno.

Per lui.

Non per Enzo.

Catia chiese ad Alessandro come sarebbero cambiate le cose se fossero tornati insieme. Colpita dal colpo di scena, la fotografa guardò Enzo come a dire: "Oh-oh".

Aveva ragione.

Oh-oh, ma Enzo non provava nulla.

Forse era la calma prima della tempesta, ma Enzo non si sentì tradito o particolarmente sorpreso. Era scocciato. Iniziava ad irritarlo come le giornate più tranquille si trasformavano in momenti decisivi della sua vita.

Voleva solo che quei due chiarissero una volta per tutte e rispettassero la decisione presa. Non importava quale. Catia poteva scegliere quello che era meglio per lei, perché Enzo stava per fare quello che era meglio per lui.

Alessandro e Catia si zittirono, quando Enzo piombò in cucina. Lo guardarono con occhi sgranati, temendo quello che aveva da dire, ma nemmeno Enzo lo sapeva. Guardò da una all'altro, finché le parole giuste non arrivarono con una calma distaccata.

«Catia, se tu lo ami a me sta bene.»

«Cosa?»

«Se volete essere una famiglia felice ed abitare qui, io sarò contento per voi.»

Alessandro e Catia si guardarono. Pensavano che Enzo stesse per dare di matto, ma lui stava bene. Era sollevato. Era felice che fosse finita.

Enzo uscì dalla cucina. La fotografa corrucciò le sopracciglia nel vedere quanto era serena e rilassata la faccia di Enzo. Non si increspò nemmeno quando Catia gli corse dietro.

«Mi dispiace, Enzo. Mi dispiace tantissimo. Non meriti tutto questo. Mi sento così in colpa.»

«Va bene così, Catia. Dico davvero.»

Sorprendendosi lui stesso della scioltezza con cui agiva, Enzo ringraziò la fotografa con una stretta di mano e si scusò per l'inconveniente, poi disse a Catia che si sarebbero sentiti presto, mise la giacca ed uscì dalla villetta.

L'erba del giardino era ricoperta da uno sottile strato di neve. Enzo sorrise nel sentirla scricchiolare sotto le scarpe, poi tirò fuori il cellulare e cercò un numero in rubrica.

«Ciao, Teresa. Scusa se ti disturbo. Mi sai dire dov'è Olivia? Lo so che non vuole. È urgente.»

Mentre Teresa ribadiva che Olivia non voleva vederlo, Enzo raggiunse la propria auto e spazzò via la neve che oscurava i vetri e gli specchietti. Aprì la portiera, ma quando fu sul punto di sedersi dietro al volante esitò.

«Ho lasciato Catia» disse.

Dopo un attimo di silenzio, Teresa gli disse dov'era Olivia. Enzo salì in macchina.

Spazio Autore:

Questo capitolo è estremamente corto. Mi dispiace. Avrebbe una seconda parte che pensavo di pubblicare insieme a questa, ma ho appena realizzato che il prossimo aggiornamento sarà l'ultimissimo della storia e preferisco darvi il vero finale tutto in una volta piuttosto che spezzare l'ultimo capitolo dall'epilogo.

Per cui la prossima settimana... Doppio aggiornamento! E tante novità per quanto riguarda le mie storie e la mia pagina. Finire una storia qui su Wattpad è sempre un trauma, ve lo posso assicurare. Nella mia testa mancavano ancora due/tre settimane, invece... 

Vi aspetto mercoledì prossimo! Assicuratevi di seguirmi sui social se ancora non lo fate, perché arriveranno novità. Mi trovate su instagram come @silvia_vancini e su twitter come @silviavancini ✨

I LOVE YOU, OLIVIAWhere stories live. Discover now