MERDA, MERDA, MERDA!

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Mancavano due giorni allo spettacolo. Era il momento delle prove generali e la scuola di danza si trasferì nel teatro in cui si sarebbe tenuto il grande evento.

La scenografia era sul palco. Il tecnico delle luci (assillato da una Teresa intransigente) era seduto alla console. In platea c'erano alcuni posti riservati, ma gli altri erano occupati dai tantissimi ballerini della scuola di danza con i rispettivi insegnanti.

Stavano facendo un filato. Una coreografia seguiva l'altra senza mai fermare la musica ed ogni sbaglio doveva essere mascherato e discusso più tardi. Chi aveva già ballato si godeva le esibizioni, ma gli altri aspettavano il loro turno col terrore di fare figuracce.

La faccia di Marco, il bambino che faceva le feste ad Olivia ogni volta che la vedeva, era diventata verdognola da quando aveva indossato il costume da Piccolo Principe. Olivia era dietro le quinte con lui per ricordargli quando entrare in scena e Marco le stritolava la mano.

«Adesso» sussurrò Olivia al cambiare della musica.

Era arrivata la scena in cui il Piccolo Principe, giunto sulla Terra, si imbatte nel roseto e scopre che la rosa del suo pianeta non è unica al mondo. Le ragazze di danza contemporanea interpretavano le rose e si immobilizzarono in pose vanitose quando Marco piombò in mezzo a loro. Lui finse di guardarle con aria spaesata e loro se ne andarono in un turbinio di capriole.

Rimasto solo di fronte alla platea, Marco lanciò un'occhiata ad Olivia. Lei alzò entrambi i pollici e lui continuò la sua recita. Si sedette in un angolo e finse di piangere per la crudele scoperta.

Dai cespugli di cartapesta fece capolino una bambina con la coda e le orecchie da volpe.

«Buongiorno.»

«Buongiorno.» Marco si voltò, ma non vide nessuno.

«Sono qui, sotto al melo.»

Marco trovò la bambina.

Erano distanti. Sospettosi. Guardinghi. I loro movimenti si tramutarono in danza quando la giusta musica cominciò a suonare, ma anche se ballavano la stessa coreografia mantenevano le distanze. Nel frattempo, la voce registrata di Enzo leggeva il passaggio del libro in cui il Piccolo Principe chiede alla volpe di giocare e lei si rifiuta perché non è addomesticata.

«È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei legami".»

«Creare dei legami?»

«Certo. Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.»

Olivia si era ripromessa di non piangere, ma era dura. Anche se aveva assistito a quella coreografia centinaia di volte. Tirò su col naso per nascondere la commozione e fu proprio in quel momento che Enzo apparve dall'altro lato del palcoscenico. Doveva essere appena arrivato, perché indossava ancora il giaccone ed il suo naso era arrossato dal vento freddo che soffiava fuori dal teatro. Si bloccò appena vide Olivia in lacrime, ma sorrise quando notò che in scena c'era l'incontro del Piccolo Principe e la volpe.

Olivia gli fece il dito medio. Enzo mosse le labbra per chiederle silenziosamente come stavano andando le prove e lei gli fece segno di passare dietro le quinte per raggiungerla.

* * *

Sabato 17 dicembre il parcheggio del teatro era talmente affollato che i ritardatari dovevano cercare posto altrove. Un drappello di fumatori era radunato sotto alla locandina de Il Piccolo Principe, ma appena notarono l'orario mollarono le sigarette e si affrettarono all'interno dell'edificio.

I LOVE YOU, OLIVIAWhere stories live. Discover now