Chapter Thirty-Eight

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⚠️Storia originale di MesserMoon su Ao3⚠️

Questa è una traduzione italiana, potrete trovare la storia originale (in inglese) su Ao3, sul suo profilo.

Mi scuso per alcuni errori con i verbi, (passare da passato prossimo a passato remoto per esempio), ed eventuali ripetizioni ma mi attengo al testo originale dell'autore/ice.

Alcune parole di cui che non trovo una giusta traduzione verranno messe in fondo al capitolo.

Rispetto la punteggiatura, le parole in corsivo e gli spazi, senza modificare l'opera originale.

Nota: La traduzione è fatta interamente da me. @KookSpook
La copertina della storia pure.

Capitolo Trentotto

⚠️TW: discussioni sull'omofobia/omofobia interiorizzata⚠️

PARTE I: JAMES

I giorni successivi sono solitari.

In effetti, James è quasi certo che non si sia mai sentito così solo in tutta la sua vita.

Sirius e Remus non tornano al dormitorio ma ricominciano a venire a lezione. Siedono da soli, lontano da James e Peter. Remus lancia occhiate di scusa a James ogni volta che prendono i banchi dall'altra parte della stanza. Sirius non lo guarda affatto. Non viene nella Sala Grande e non parla con nessuno a parte Remus, almeno per quanto ne sa James.

È tutto troppo simile a quello dell'anno scorso. I quattro si sono lasciati, non si parlano, non si guardano nemmeno. James lo odia. Pensa di andare alla stamberga e costringere Sirius a parlargli. Ci pensa spesso in realtà. A quello che avrebbe detto, a come avrebbero urlato e gridato ma alla fine sarebbe andato tutto bene. Naturalmente non ci va mai. Remus gli ha chiesto di dare tempo a Sirius e lui lo fa. Vorrebbe solo che Sirius non ne avesse così tanto bisogno.

James fluttua tra gli allenamenti di Quidditch e le lezioni. Parla con Peter—parla con Remus quando è solo—ma a parte questo per lo più tiene la testa bassa. Ogni notte si sveglia nel letto e sente il bisogno di andare da Regulus. Qualche volta—in modo patetico—tira fuori la mappa per vedere se Regulus è lì, nella loro stanza. Per vedere se nonostante tutto sta aspettando James. Ma ovviamente non è così. Regulus ha troppo rispetto per se stesso.

James non sa come sistemare le cose. Né con Regulus né con Sirius. E così il galleggiamento continua. James non può fare a meno di sentire che sta un po' svanendo. Una versione vuota di se stesso, che si limita a fare le cose per bene.

"Sto pensando di fondare un club di scacchi."

James sbatte le palpebre, torna al tavolo della colazione e guarda Peter mentre mastica pensieroso il panino al bacon che si è appena preparato.

"Un club di scacchi?" James chiede, cercando di assicurarsi di aver sentito bene.

"Sì," dice Peter, pulendosi la bocca con il dorso della mano. "Tipo, sai, tu hai il Quidditch, forse io potrei avere gli scacchi?"

James si trattiene dallo spiegare tutti i modi in cui una squadra di scacchi e una di Quidditch sono cose radicalmente diverse.

"Certo, sì, okay," dice invece. "Non avevo capito che ti piacessero così tanto gli scacchi?"

Peter alza le spalle. "Beh, non esattamente. Ma sento che potrebbe sai? Non sarò mai una star del Quidditch per quanto mi sforzi—"

"Non puoi saperlo," dice automaticamente James, guadagnandosi un'occhiata scettica da parte di Peter.

"Uh, sì, credo di saperlo. MA," dice prima che James possa interromperlo di nuovo. "Potrei diventare una stella degli scacchi se solo mi impegnassi un po' di più. Non sarà il Quidditch ma," fa un'altra alzata di spalle. "Un trofeo è un trofeo giusto?"

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