Capitolo Otto

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Il pomeriggio era arrivato e Nayeon, senza aver avvisato la sua segretaria sul momento, aveva portato Minjun nella sua macchina. La sua intenzione era quella di andare a prendere Nami a scuola, ma oltre a quello aveva pensato anche di fare altro.

"Perché non hai detto niente a mamma? Se non mi trova nel tuo ufficio si spaventa" il bambino stava facendo molta fatica nel tirare la cintura di sicurezza per potersela allacciare.

"Le ho lasciato un messaggio sul cellulare, lo vedrà quando la riunione sarà terminata" si era sporta di lato per aiutarlo, assicurandosi che non si strozzasse "tieniti forte, non sono solita guidare con prudenza"

Infatti, proprio come aveva detto, il suo modo di guidare somigliava molto a quello rappresentato nei film di corse clandestine, anche se almeno i semafori rossi li rispettava.

Il povero Minjun aveva gli occhi e la bocca spalancati per il terrore, il quale era arrivato ad un livello tale da avergli impedito di piangere o parlare. In quel momento non si sentiva affatto un eroe e si stava aggrappando al sedile con tutte le sue forze.

Considerata l'elevata velocità con cui avevano viaggiato ci misero pochissimo ad arrivare davanti ai cancelli dell'asilo frequentato dai due gemelli, ritrovandosi a dover aspettare dieci minuti prima del suono dell'ultima campanella.

Non c'era ancora nessuno, ma l'occhio attento di Nayeon aveva notato immediatamente quanto il bambino al suo fianco fosse in ansia "non avere paura, ci sono io qui"

"Ma tu non puoi fare niente, sei una persona nata tanti anni fa"

"Mi stai dando della vecchia?" la bionda si era incupita e lo stava guardando in modo minaccioso "ascoltami, nano da giardino" gli aveva puntato il dito davanti al naso "sono una donna splendida, piena di qualità e che sembra molto più giovane per la sua età. Ci siamo capiti?"

Minjun le aveva afferrato la mano per poggiarsela sulla guancia morbida "tu non sei come la mia mamma, però mi piace stare con te"

"Hai completamente ignorato il mio discorso"

"Tu lo fai sempre quando noi ti parliamo quindi non c'è problema"

Sentendo quella risposta insolita, Nayeon non poté fare altro che cercare di trattenere un sorriso soddisfatto "sei un piccolo figlio di puttana, ti stai guadagnando la mia simpatia"

"Che significa puttana?"

"Non significa nulla, è una parola che diciamo noi grandi e che non dovrai ripetere, capito?" fece la disinvolta come al suo solito.

"Dopo lo chiedo a mamma"

Smisero di parlare durante i pochi minuti di attesa rimasti e Minjun si era messo a dondolare da un piede all'altro, incapace di stare tranquillo al pensiero di vedere i bambini della sua classe.

Quando si aprirono i cancelli dovettero aspettare l'uscita delle due classi di loro interesse e, fortunatamente per i piani di Nayeon, quella di Nami era uscita per prima.

La bambina era subito corsa da loro per dare un bacio sulla guancia del suo gemello e per attaccarsi alla gamba di Nayeon "sono contenta che ci siete voi, manca mamma però"

"La vedrai tra poco, ma adesso ho bisogno della vostra collaborazione. Restate qui" dopo essersi fatta indicare i bulli da Minjun aveva raggiunto i suoi bersagli "bambocci puzzolenti, ho urgente bisogno di parlare con le vostre mamme"

Le signore sulla quarantina la guardarono con indignazione e non dissero nulla durante il racconto della bionda riguardo gli atti di bullismo commessi dai loro figli, scendendo nei dettagli e non tralasciando nessuna delle loro brutte azioni.

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