Capitolo Ventitré

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Le ragazze erano tutte ferme a guardare come Tzuyu stesse legando Jihyo alla sedia più pesante che avevano trovato, assicurandosi che ogni nodo fosse abbastanza stretto. Per sicurezza, oltre ad averle bloccato i polsi e le caviglie, aveva messo una corda attorno al suo busto.

"Così non dovrebbe riuscire a muoversi" la guardia del corpo si allontanò dalla poliziotta subito dopo essersi accertata di aver fatto un buon lavoro.

Momo era seduta sul divano con le mani a coprirle il volto: non poteva, ma soprattutto non voleva, guardare come la persona che amava fosse stata legata allo stesso modo che utilizzavano sempre per imprigionare i loro bersagli.

Ad interrompere quel silenzio era stata Nayeon, l'unica rimasta in piedi a controllare la donna ancora svenuta "sono piuttosto combattuta e non so cosa sarebbe giusto fare in un momento come questo"

La ragazza dai capelli rosa si stava assicurando che il cellulare di Jihyo non fosse rintracciabile, preparando dei messaggi da inviare a degli orari prestabiliti per far sembrare che fosse dovuta andare fuori città ad incontrare la sua famiglia "per fortuna è stato facile scoprire dove vivono i suoi genitori, ma non potremo tenerla qui per sempre usando loro come scusa"

Mina stava spalmando una crema per i lividi sulla guancia di Momo "propongo di aspettare che si svegli e provare a dirle del nostro piano, decideremo cosa fare a seconda della sua reazione"

"Non vi permetterò di torcerle nemmeno un capello, è chiaro?" la mezza bionda si era allontanata con uno scatto, alzandosi dal divano per fronteggiare tutte loro "dovrete passare prima sul mio corpo"

"Preferiresti salvare la vita di una persona sola o quelle di tutte noi? Pensaci bene, ne va anche della tua incolumità e, detto sinceramente, non sei nella posizione di prendere una decisione che coinvolga tutte quante" era stata Sana a rispondere, mostrando una serietà tale da mettere quasi i brividi "è ovvio che nessuna di noi vorrebbe farle del male o tenerla intrappolata, ma se facendo una di queste cose potremo assicurarci la libertà allora io sono più che disposta anche a spararle in mezzo agli occhi"

"Parli proprio come una schifosa assassina, sei proprio sicura che una vita normale possa fare al caso tuo?"

"Mo, stai iniziando a giocare con la mia pazienza e sai che non ne possiedo molta" le mani della rossa erano strette a pugno "ti conviene tacere se non vuoi ritrovarti con le ossa rotte e qualche organo mancante"

Il loro capo si era posizionata davanti a Momo e le aveva preso le spalle "non le faremo nulla perché non vogliamo più essere quel tipo di persone, ma devi venirci incontro perché se dovesse rifiutarsi di collaborare dovremo fare qualcosa per tutelarci. Lo capisci, vero?"

Gli occhi di Momo non erano stati in grado di trattenere delle lacrime silenziose ma che portavano il peso di tanto dolore "se la situazione dovesse richiedere la sua morte allora spero prenderai in considerazione il mio desiderio di subire la sua stessa sorte"

La risposta a quella richiesta implicita non arrivò mai in quanto era stata posta un'altra domanda "dove sono?" Jihyo aveva la vista annebbiata e riusciva a vedere soltanto delle figure sfocate "che sta succedendo?"

Nessuna disse nulla nemmeno quando la poliziotta aveva iniziato a muoversi freneticamente in un disperato tentativo di liberarsi, notando quanto quella donna fosse debole in quel momento e quanto si fosse scurito il livido sulla sua fronte.

Nayeon si era avvicinata a lei, abbassandosi un po' per incontrare il suo sguardo "come ti senti?"

"Come dovrei sentirmi? Sono legata ad una sedia, ho mal di testa e.." i ricordi di quanto era avvenuto circa un'ora prima l'avevano travolta come un'onda di svariati metri d'altezza. Non continuò la frase, ma le bastò guardarsi intorno per vedere dei volti che conosceva, anche se era stato uno in particolare ad aver attirato la sua attenzione.

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