Capitolo Ventisei

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Il luogo in cui Im Dongmin aveva chiesto un incontro faccia a faccia altro non era che un palazzo di pochi piani, al quale mancavano dei muri e le finestre. Anche se l'assenza di quelle cose non era il problema della coppia che era accorsa lì senza rispettare neppure un semaforo rosso.

Nayeon si stava assicurando di tenere la sua fidanzata sempre dietro di sé, dato che non aveva la minima fiducia in suo zio "non metterti mai accanto a me, ci siamo capite? Quell'uomo è imprevedibile e temo utilizzerà ogni mezzo a sua disposizione per minacciarmi"

"Non mi importa di mettere in pericolo la mia vita, stiamo parlando dei nostri bambini e per loro sono pronta a tutto" lo sguardo di Jeongyeon era determinato e i suoi pugni serrati erano stati la conferma di quanto aveva detto "gli spacco i denti a suon di cazzotti se necessario"

"D'accordo, non ti starò addosso perché so cosa provi, ma ti prego di fare in modo di tornare tutti a quattro a casa" la paura della bionda era alle stelle e quasi non sapeva come gestire la pesantezza improvvisa alle gambe. Anche il suo cuore stava protestando per il troppo stress improvviso battendo ad un ritmo piuttosto irregolare.

La situazione era terribile, ma andò peggiorando nel momento in cui riuscirono a vedere i due gemelli in lontananza. Erano stati messi in una gabbia di quelle utilizzate per gli animali e stavano piangendo disperatamente.

Dongmin era a poca distanza da loro, impegnato ad affilare i suoi coltelli preferiti "se non la smettete di piangere vi taglierò le dita ad un intervallo di due minuti l'una dall'altra e fidatevi di uno a cui manca un mignolo: fa un male cane"

"Devi soltanto provarci a torcere loro anche solo un capello" Nayeon era uscita allo scoperto e lo stava guardando con tutto il disprezzo del mondo "quei bambini non c'entrano niente coi tuoi affari e con quelli della nostra famiglia perciò non avevi alcun motivo di rapirli"

"Invece c'entrano eccome dato che per colpa loro sei diventata una rammollita. Mi basta guardarti per capire che ormai non riusciresti nemmeno a vincere uno scontro all'ultimo sangue, sei un vero disonore"

"Le tue parole non mi toccano minimamente perciò faresti meglio a smettere di aprire quella lurida bocca  e a lasciare liberi i gemelli. Adesso"

L'uomo, essendo soddisfatto del suo lavoro di affiliazione, le aveva finalmente dedicato la sua completa attenzione "sono disposto a liberarli immediatamente ad una condizione ben precisa"

"Ti ho già detto che non voglio prendere il posto di mio padre e che sto facendo di tutto per avere la fedina penale pulita, brutto maiale deficiente" avrebbe tanto voluto ammazzarlo di botte in quel preciso istante, ma sapeva di non dover fare dei passi falsi.

La pazienza di Dongmin stava iniziando a vacillare, però aveva ancora delle carte da giocare prima di dichiarare guerra a sua nipote "quando eri una bambina avevi una spiccata sensibilità, tanto da aver pianto spesso durante le nostre escursioni per andare a caccia. Tuo padre odiava questa tua debolezza e ti ha iscritta in una scuola per criminali, nella quale inizialmente sei stata bullizzata. Ricordi cosa ti dissi allora?"

"Se ridono di te spaccagli i denti, così non rideranno mai più" la bionda aveva risposto immediatamente, avendo ben impresso quel momento nella sua mente.

"Il giorno dopo sei tornata a casa con un occhio nero ed un sorriso smagliante, eri così orgogliosa per aver dato una lezione a tre dei bulletti che ti davano sempre fastidio. In quel momento sia io che tuo padre avevamo capito che da grande avresti potuto fare grandi cose per la nostra attività e ti abbiamo affiancato i migliori insegnanti per farti diventare la migliore in ogni campo. Eri il nostro orgoglio, anche se ci odiavi, e quando sei andata in America con la tua amica abbiamo provato una forte delusione, un peso che adesso devo portare solo io in quanto il tuo vecchio è stato coinvolto in un'esplosione"

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