Capitolo 3

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Lautaro;

«Mi dispiace Tucu, davvero io non pensavo di aver toccato un tasto così dolente...» provo a chiedere scusa al mio amico che sospira mettendosi le mani in fronte.

«Lau, tu non potevi saperne niente, non è colpa di nessuno ok?» mi da una pacca sulla spalla rassicurandomi.

«Posso fare qualcosa per te?» gli domando vedendolo visivamente preoccupato.

«Se riesci, portale le chiavi di casa, va ad ubriacarsi quando succede tutta sta merda» tira un lungo sospiro e me le porge.

«Va al Quo, la trovi lì nel caso contrario chiedi al banconista» annuisco e lo abbraccio cercando di trasmettere lui un pò di forza.

Gli avrei riportato Camila, questo era sicuro.
Ho sbagliato io e quando sbaglio voglio sempre rimediare perché è solo così che si può ricominciare.

Corro per le strade di Milano come un pazzo pur di arrivare in quel pub che dall'aspetto non è per niente invitante.
Non appena metto piede al suo interno una forte puzza di alcol invade le mie narici e sono costretto a sorpassare centinaia di ragazzini per arrivare al bancone in cui trovo Camilia, tiene tra le mani un bicchiere di Jack Daniel e la bottiglia accanto.

«Camila» non appena la richiamo lei si gira verso di me guardandomi negli occhi, riesco a scorgere già da lontano quanto siano rossi e bruciati da un dolore difficile da sopportare.

«Lautaro va a casa.» mi supplica. Le metto le chiavi sul bancone e sposto la bottiglia che ha di fronte.

«Non hai mai pensato fosse meglio parlarne anziché rifugiarti in questa merda?» le domando inarcando un sopracciglio, lei non risponde, sospira solamente.

«Non c'è nulla di cui parlare Lautaro, nemmeno ci conosciamo per cui non capisco perchè dovrei parlare proprio con te.»

«Sono un buon ascoltatore, me lo dice sempre il tuo amichetto» le strappo un tenero sorriso anche se le sue labbra tremano.

«E proprio perchè non penso tu voglia farlo preoccupare ti conviene che ritorni a casa, ok?» nessuna risposta, nessuna esitazione, si alza solamente dallo sgabello e annuisce.

«Saprò d'ora in poi dove beccarti quando vuoi strafarti un pò» ridacchio rimettendo gli occhiali da sole e poggiandole dietro le spalle la mia giacca di pelle.

La accompagno all'uscita del locale e ci incamminiamo verso casa sua; il silenzio che regna tra noi due è disastrosamente imbarazzante.

«È la prima volta che qualcuno riesce a portarmi via da lì» confessa mentre cammina a testa bassa.

«Non dirmi che ho avuto questo privilegio!!» faccio finta di essere mortificato e lei ride spingendomi leggermente.

«Beh, dovresti ascoltare Tucu lui è 3 anni più grande di noi sa dare buoni consigli quando vuole» continuo io la discussione cercando di non essere troppo invadente.

Aveva un fidanzato? E allora dov'era quando lei si ubriacava fino allo sfinimento?

«Tucu dimostra tutto tranne di avere 28 anni, credimi!» risponde divertita.

«E allora il tuo ragazzo?» il suo passo si gela e rimane ferma per qualche secondo.

«Non ho nessun ragazzo o almeno, dopo i 2 eventi successi è sparito dalla mia vita» racconta questo pezzo della sua vita con disprezzo.

«Che codardo..» riesco a dire solo questo e non appena arriviamo dinnanzi al cancello di casa sua lei riprende a guardarmi.

«Grazie, Lautaro» metto le mani in tasca e le sorrido.

«Non strafarti più, stavolta non ti salvo mica io!» mi sollevo sulle punte ridendo e lei mi saluta con la mano.

Chissà se domani verrà alla partita.

Il tragitto verso casa mia non dura molto tanto che nel giro di 10 minuti in auto arrivo a destinazione, ad aspettarmi ancora sveglia c'è la mia bambina che gattona per tutta casa.

«Amor mio, che fai ancora sveglia!» la prendo tra le mie braccia poggiandola sul mio petto non appena mi metto a letto.

Nina non risponde data ancora la sua piccolezza, sono certo che ben presto la sua vocina sarà così profonda da volerla sentire ogni attimo della mia vita.

Le accarezzo delicatamente i capelli biondo cenere lasciandole dei baci qua e là che a lei tanto piacciono.

Lei, il motore della mia vita.

𝐁𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐞; 𝐋𝐌Where stories live. Discover now