Capitolo 40

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Non tutto il bene è andato perso.

Camila;

Il resto della mia gravidanza l'ho passato a letto, senza poter fare il minimo sforzo.
Oggi era programmata la data per il cesario.

«Amorecito de mi vida, vedrai che andrà tutto bene» sussurra mia madre al mio orecchio.
Le sorrido lasciando sulla sua mano un dolce bacio e annuisco.

Mi trovavo nella mia stanza d'ospedale in attesa delle infermiere che dovevano portarmi in sala parto, oggi sarebbe nata mia figlia e l'emozione che portavo dentro era davvero incredibile.

Quegli ultimi mesi di gravidanza li avevo passati tra il divano e il letto di casa mia, tra le cure della mia famiglia e Davide e Joaquin.

Lautaro veniva a trovarmi spesso, quasi ogni sera.
Io non gli parlavo mai, rimanevo in silenzio ascoltando le sue parole rivolte a nostra figlia.
Continuava a stare con quella ragazza ma non mi importava, ognuno doveva rifarsi la propria vita.

Nina aveva accolto la notizia con una felicità unica, era felice di avere una sorellina dato che Agustina aveva appena partorito un maschietto: Theo.
Di lei sapevo ben poco ma ciò nonostante mi aveva pensata con un bel mazzo di margherite ricevuto in ospedale da parte sua.

«Allora sei pronta cara?» domanda Giorgia la mia infermiera di fiducia.

«Dovrei esserlo anche se ho davvero tanta paura» mia madre ridacchia.

«Durerà poco, te lo ha detto pure Giorgia. Al momento del cordone entro io ok?»

Approvo la sua domanda e chiudo gli occhi facendomi trasportare in sala parto nella quale si terrà il cesareo.

«Allora Cami, adesso dobbiamo fare l'anestesia, mettiti su un fianco.» seguo le indicazioni di Giorgia che lentamente alza il mio camice scoprendo la mia schiena.

Sapevo che quella puntura sarebbe finita dritta dritta lì ed avevo paura, tanta paura.

Non appena l'ago entra a contatto con la mia pelle il mio grido si propaga nella stanza vuota.

«Shh, abbiamo finito» sussurra dolcemente la donna lasciandomi un tenero bacio in fronte.
Respiro profondamente e richiudo gli occhi.
Davanti a me si era posizionato un team medico a dir poco impeccabile, sistemano il telo dinanzi al mio ventre e iniziano a lavorare sulla mia pancia.

Non sentivo nulla, nemmeno le gambe o le braccia, avevo solo freddo.

Il tempo scorreva lentamente non rendendomi conto di essermi addormentata per un'ora circa.

«Io ho bisogno di entrare.» mi risveglio improvvisamente sentendo la voce di Lautaro propagarsi per tutta la sala.

«Entri.» Si avvicina a me e poggia una mano sulla mia.

«Che ci fai qui..non avevi la partita?» domando debole.
Lui scuote la testa.

«Non potevo perdermi la nascita di nostra figlia.» il mio cuore si era riempito nuovamente d'amore.

«Noi qui vediamo una testolina!!» esclama il chirurgo sorridente.

«Tra pochissimo sarà qui..» guardo Lautaro emozionato, aveva paura e glielo leggevo da quegli occhi ormai troppo spenti da tempo.

In un attimo il pianto di mia figlia inonda la stanza come un uragano.
Il tempo sembrava essersi fermato ed io non riuscivo a capire più niente.

«Eccola!!» il dottore la solleva da sopra il telo e dopo aver fatto tagliare il cordone all'argentino me la posa sul petto ancora piangente e sporca di sangue.

«Luce..» singhiozzo stringendola forte a me.

Lautaro si abbassa alla mia altezza e la fissa in lacrime.

«Ehi piccola benvenuta al mondo..» le accarezza un ditino prima che Giorgia la afferra e la porta a lavare.

Chiudo gli occhi e mi addormento in attesa dei punti.

Mia figlia era qui con me.
Dopo tanto buio lei era la mia luce.
L'unica, luce.

𝐁𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐞; 𝐋𝐌Where stories live. Discover now