Capitolo 5

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Camila;

La serata continuava ed io non ero mai stata felice come oggi, dall'essere tremendamente un fascio di dolori ero riuscita a trovare una via di fuga.

Avevo passato la maggior parte del tempo con Alessandro e Nico, anche loro giocano con Joaquin e sono i miei due più cari amici.

Lautaro invece se ne stava con il cellulare tra le mani e ogni tanto interveniva nelle nostre discussioni.

«Camila Gander?» mi giro sentendo la voce di un uomo dietro le mie spalle che mi aveva appena richiamata.

«Si sono io» gli rispondo un pò confusa, fisso il mio migliore amico che sorride.

Lui sapeva chi era.

«Sono Miguel Lua, non so se mi conosci, ma sono un produttore discografico.» rimango paralizzata.

Non potevo crederci.

«Mi ha contattato Joaquin inviandomi qualche tuo brano» sgrano gli occhi e porto le mani tra i capelli incredula.

«La tua voce mi incuriosisce veramente tanto per cui ti chiedo di venire a cercarmi quando te la senti» mi porge un bigliettino ed io lo afferro saldamente tra le mie mani.

«Ci penserò su, grazie mille» lo ringrazio sorridendo e Miguel mi stringe la mano per poi uscire dal locale.

«Tu!! Sei pazzo!» mi volto verso Joa che sorride.

«Beh! Intrufolarmi nel tuo studio di nascosto non è stato mica facile» mi pizzica dolcemente la guancia.

Stavo sognando ad occhi aperti.

Durante la serata, gli amici di Joaquin si divertono bevendo e scherzando partecipando addirittura a una gara di Karaoke dalla prestazione canora terribile.

Le risate mie e di Nico riempiono l'ambiente e l'energia positiva contagia tutti tranne Lautaro, oggi piuttosto silenzioso.

«Sono dei cretini, cioé guarda Alessandro!» esclama Nico indicando il suo amico che oscilla ballando a ritmo della musica.

«Chissà cosa c'era dentro quel cocktail»
bevo un sorso d'acqua scuotendo la testa divertita anch'io.

«Vado un attimo in bagno, ok?» annuisco alle sue parole. Rimango seduta da sola in quel tavolo immenso.

Gli occhi mi ricadano nuovamente sull'Argentino che mescola nervosamente il cocktail con la cannuccia che tiene tra le dita. Il suo sguardo vaga nervosamente in tutta la sala senza mai intrecciarsi con il mio.

Mi alzo dalla sedia e mi siedo vicino a lui.

«È tutto ok?» gli domando poggiando una mano sul suo braccio.

«Io meglio se ritorno a casa, ok?» annuisco del tutto confusa e lo vedo allontanarsi velocemente dal pub.

Corro verso Joa che sta ballando con Chiara, lo afferro da un braccio e lo porto in un posto più appartato.

«Lautaro è andato via, era visivamente scosso, sai cosa gli prende?» gli chiedo preoccupata, il mio migliore amico sospira.

«Sua figlia ha la febbre ed è particolarmente in pensiero. Lo ha saputo circa 10 minuti fa. »

Il mio cuore smette di battere.
Lautaro aveva una figlia.
Aveva una famiglia.

Dio ma cosa vai a pensare Camila!
Non siete amici tanto meno qualcos altro.

«Cami? » mi richiama Joa.

Ero entrata in un bivio.

«Dove abita? Magari avrà bisogno di qualche medicina... in fondo glielo devo dopo ieri»

Glielo dovevo..

-
Lautaro;

Non appena varco la soglia di casa mia mi precipito verso Diana, la tata di Nina.

«Amore mio..» sussurro vedendo la mia bambina dormire tra le braccia della donna che la culla dolcemente.

«È molto alta, a 40» sospiro e le lascio un dolce bacio in fronte.

«Potevi avvertirmi prima Diana...» afferro la piccolina e la poggio sulla mia spalla.

«Lauti, non puoi fare sempre tutto tu.» afferma sincera avvolgendo le spalle di Nina con un plaid.

«Ci penso io ok? Tu ritorna a casa sarai stremata» Diana annuisce e mi accarezza il viso dolcemente.

«Non esitare a chiamarmi» chino la testa e le sorrido debolmente.

Diana sapeva quanto fosse stata dura la vita con me.

«Adesso andiamo a letto ok?» sussurro all'orecchio della mia bambina che tiene tra le labbra il suo ciuccio.

Nonostante la mia stanchezza mi concetrai il più possibile su come prendermi cura di Nina nel modo migliore possibile.

Presi posto sulla poltrona in soggiorno ma il suono del campanello però mi fece sussultare.

Mi alzo nuovamente facendo attenzione a Nina che distendo sul divano e successivamente apro la porta di casa.

C'è voluto qualche istante prima di mettere a fuoco la persona che si trovava dinnanzi a me: Camila.

«Ehi, pensavo che ti farebbero comodo» sorride porgendomi una confezione di medicine per la febbre e una busta con delle bottiglie di latte e dei pannolini.

Sorrido anche se dentro di me ero distrutto.

«Chi te lo ha detto?» le domando ridendo poggiandomi allo stipite della porta.

«Joa parla tanto, lo sai» ride portando le braccia dietro la schiena.

«Se vuoi posso darti una mano, insomma, sei distrutto.! In fondo te lo devo questo favore.» passo una mano sul viso.

«Accomodati» la faccio entrare senza esitare.
Mi avvicino nuovamente verso Nina che ha riaperto gli occhi iniziando a tremare dal freddo.

«Dio mio... » l'agitazione inizia a scorrermi nuovamente tra le vene e Camila lo percepisce immediatamente.

«Ehi.. ci penso io qui, tu vai a scaldare il biberon e scioglie dentro le medicine.» sussurra andando verso mia figlia e prendendola delicatamente tra le braccia.

Corro in cucina impanicato e scaldo il biberon facendolo arrivare a temperatura.
Ero abituato a prendermi cura da solo di mia figlia.

Dal salotto sento la dolce voce di Camila che prova a tranquillizzare i singhiozzi di mia figlia.

Rimango dietro la porta ad osservare in silenzio.

«La mia mamma quando ero piccola mi cantava sempre questa ninna nanna»

«Arroró mi nene, Arroró mi sol, Arroró pedazo Di mi corazón. Esta Niña linda No quiere dormir Y el pícaro sueño No quiere venir.» Nina le sorride poggiando le sue manine sul viso di Camila che le lascia un bacio in fronte.

«Hai un papà che ti ama davvero tanto piccolina..» sorrido, forse perchè era da troppo tempo che qualcuno non me lo faceva notare o forse perché a dire queste cose è stata proprio lei.

Martinez! devo ricordarti che devi sposarti?

Scaccio via ogni pensiero e ritorno in salotto porgendo il biberon a Camila.

Eppure lei era qui e Agus dall'altra parte del mondo.

𝐁𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐞; 𝐋𝐌Where stories live. Discover now