Capitolo 10

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Lautaro;

La cena stava proseguendo molto bene e Camila era tranquilla fortunatamente.
Dio se era bella, mai nessuna ragazza mi provocava così tante sensazioni come lei.

Avevo rotto con Augustina circa 2 mesi fa, la principale motivazione era proprio quella della distanza a causa dal suo lavoro frenetico.

A dire il vero io ero messo molto peggio di lei dato che il mio lavora mi porta sempre fuori la città di Milano, ma non gliene faccio una colpa.

Ogni fine mese viene a trovare nostra figlia e Nina è sempre felice di vederla anche se lo vedo dalle sue piccole iridi quanto abbia bisogno di una stabilità nella sua vita.

Io ero e sarei stato il punto di riferimento principale nella vita della mia piccola.
Era meglio così, con me sarebbe stata protetta e avrebbe avuto la presenza costante di un genitore nonostante tutto.

«Papà! Bagno» pronuncia Nina tenendo il ciuccio tra le labbra, Camila la prende in braccio e le lascia un bacino.

«Ti porto io in bagno così lasciamo papà da solo!» ridacchia trasmettendo la risata anche a mia figlia che annuisce.

Entrambe vanno verso i bagni dentro lo spogliatoio ed io ne approfitto per smanettare un pò con il cellulare anche se vengo subito interrotto dalla voce di Tucu.

«Ehi, possiamo parlare Lauti?» domanda titubante ed io gli sorrido accettando l'invito, mi alzo dalla mia sedia e mi avvicino a lui.

«Prendiamo qualcosa da bere?» gli chiedo prendendo un calice di vino.

«No grazie, fai pure tu..sono venuto a chiederti come sta?» mi siedo su un seggiolino che sta tra le tribune e accavallo le gambe portando una mano sulla coscia.

«Si sta riprendendo fortunatamente, da qualche settimana vedo sempre più miglioramenti rispetto a come stava prima..» sorseggio un pò del mio vino e riprendo a parlare mentre Tucu si poggia alla ringhiera che si affaccia sul campo.

«Mi sono comportato come una merda Lautaro.» annuisco alla sua affermazione sospirando.

Era vero, per 5 mesi non ha fatto altro che ignorare la sua migliore amica.
Cazzo, l'ho ignorata io perché non sapevo niente e pensavo non volesse più vedermi, ma lui doveva solo rimanere al suo fianco.

«Tu sai il perché ha fatto quel che ha fatto?» l'argentino davanti a me scuote la testa.

«Io so solo quello che è successo a casa tua e una frase che ha pronunciato lei prima di andare via con Nico e Ale: Non è stato Lautaro, tu sai chi.»

Allora era proprio scemo.

Passo nervosamente una mano tra i capelli e mi alzo dal mio posto avvicinandomi a lui.

«Il suo ex Tucu. Salvador o come si chiama aveva ripreso a minacciarla.»
Lo sguardo di ghiaccio del mio amico mi fa quasi venire la pelle d'oca e i suoi occhi erano diventati ancora più scuri del solito.

«Mi dispiace Tucu ma questa è la verita.» lo stringo in un forte abbraccio che lui ricambia sconvolto visibilmente.

«Avete solo bisogno ti tempo entrambi ok?» gli lascio un bacio in fronte seguito da una pacca sulla spalla.

«Io devo andare da lei..» annuisco.

Dovevano parlare e se non lo facevano oggi chissà quando si sarebbero più rivisti, Camila era rassegnata ormai e lui adesso sembrava riprendere coscienza.

«Lautaro, prima che io vada volevo dirti che qualsiasi cosa nasca tra voi due io sarò sempre felice.» stavolta quello a cui mancavano le parole ero proprio io, rido imbarazzato e annuisco rassicurandolo.

Era così palese che provassi qualcosa?

_

Camila;

Lascio andare Nina giocare le figlie di Nico mentre io ritorno al mio posto ma prima che io possa farlo una mano blocca il mio polso.

Era lui.

«Perfavore Camila ho bisogno di parlarti.» giro gli occhi e mi arrendo alla sua supplica.

«Vieni con me» mi afferra la mano portandomi verso gli spogliatoi, non appena entriamo dentro io mi siedo sulla panchina facendo attenzione al vestito.

«Joaquin, cosa vuoi da me?» domando ormai senza forze guardando un punto a caso della grande stanza.

Lui si piega sulle ginocchia davanti a me e prova ad afferrarmi le mani invano dato che le sposto violentemente via.

«Camila guardami.» mi obbliga.

Porto lo sguardo sul suo tremendamente spento e vuoto.

«È stato Salvador?» domanda di punto in bianco facendomi perdere il respiro.

«È stato Lautaro a dirtelo?» ribatto alla sua domanda.

«Ti ho chiesto, è stato Salvador?» rimango in silenzio e annuisco.

«Non ha più senso, ormai è chiusa quella situazione ed ora se mi permetti voglio ritornare dai ragazzi.» non appena mi alzo lui mi blocca nuovamente.

«Per te è chiusa per me no.» scuoto la testa ridendo e lo sposto.

«Potevi interessarti a questa situazione molto prima e invece hai preferito abbandonarmi come hanno sempre fatto tutti.» la voce mi si inclina ma faccio di tutto per rimanere lucida e composta.

«Sono stato un codardo.»

«TUTTI SIETE DEI CODARDI!» urlo battendo una mano su un armadietto.

«Sono in terapia da 5 mesi e mezzo e dove cazzo eri? Eri l'unica persona su cui potevo contare. Ma sai, ho capito una cosa Joaquin che forse ho veramente mischiato troppo le nostre vite.» rimarco le sue stesse parole che lui mi aveva sputato addosso quella sera.

«E credemi io non volevo mica pietà, volevo solo qualcuno che mi stasse accanto e alla fine quelle persone lì fuori mi hanno aiutata e tu no. Ti sembrava che l'idea di strafarmi in casa nostra era un piano già organizzato?»

Joa si siede e si porta le mani sul viso in piena disperazione.

«Mi dispiace Camila.»

«Dispiace anche a me, Joa.» apro la porta dello spogliatoio ma questa volta quella a bloccarmi sono io.

Avevo forse esagerato.
Lui era impassibile ancora seduto ed io stavo per andarmene per la seconda volta senza spiegazioni.

«A me dispiace solo aver commesso quella cazzata, Joa.» chiudo leggermente gli occhi.

«Mi sei mancato, ci vediamo in giro.» esco definitivamente dalla stanza andando verso il tavolo dei miei amici, Lautaro tiene Nina in braccio che dorme beatamente sulla sua spalla.

«È crollata» sussurro lasciandole un dolce bacio in fronte, l'argentino sorride e annuisce.

«Tutto ok?» annuisco e prendo la mia borsetta.

«Forse è arrivato il momento di ritornare a casa» abbozzo un sorriso.

«Ci vediamo, Martinez» poggio le mie labbra sulla sua guancia.

«Bada a te stessa, mi raccomando» mi sussurra premuroso all'orecchio.

«Sarà così.»

E sarebbe stato così.

𝐁𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐞; 𝐋𝐌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora