Capitolo 36

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"Dove è facile guardare nella stessa direzione,dei tuoi occhi.
Per ritrovare un po'di me."

Camila;

«Non è possibile..» aveva sussurrato prima di andare via Lautaro.

Mi trovavo tra le braccia di Davide mentre piangevo disperatamente, Lautaro era andato via dopo la mia rivelazione e non riuscivo a capacitarmi con quale coraggio aveva fatto tale gesto.

Ero ritornata a Milano, anche se volevo scappare via nuovamente dai miei problemi.

«Shh..tranquilla» il mio amico stava provando in qualsiasi modo per tranquillizzarmi.

«Io lo sapevo..io lo sapevo..» la mia mente era in fumo..totalmente in fumo.

Erano stati giorni di terrore i miei, giorni in cui non ero riuscita nemmeno ad uscire di casa.
Avevo eseguito le analisi per avere una conferma in più che arrivò in un battibaleno.

Ero incinta e non solo di 1 mese ma di ben 2.
I miei ricordi erano offuscati dal dolore.

Il suono del campanello di casa mia spezza per un attimo la mia angoscia cercando di capire chi poteva essere.

«Vado ad aprire io ok?.» annuisco e mi rigiro sul divano.
Ero scomoda, mi sentivo gonfia e la pancia brontolava sempre.

«Ti ho detto di farmi passare, adesso.» la voce di Lautaro inevitabilmente irrompe nel mio salotto costringendo me a mettermi in piedi.

«Ed io ti ho detto di lasciarla stare.» urla Davide.

«E tu chi cazzo sei? Il suo fidanzato?» alle parole dell'Argentino mi precipito da loro mettendomi di mezzo.

«Sicuramente non il coglione che l'ha lasciata da sola non appena ha confessato di essere incinta.» Lautaro va per sferrargli un pugno ma riesco in tempo a bloccare l'azione.

«BASTA!» grido esasperata.

Entrambi smettono di parlare e Davide mi lascia un bacio in fronte.

«Sta attenta» annuisco e lui va via.

«Pff che coglione.» afferma Lautaro sedendosi sul divano.

«Che vuoi?» domando incrociando le braccia al petto.

«Sono qua per parlare.» risponde.

«Hai già preso la tua scelta, non ho bisogno di sapere nient'altro.»

«Smettila di fare la bambina e vieni qui.» mi indica il posto libero accanto a lui che io non accetto.

Non volevo.

«Come vuoi tu, sono qui per dirti scusa.» rido isterica.

«Scusa? Dopo avermi fatto passare 4 giorni di inferno? Ma chi cazzo sei per decidere quando e cosa fare.» ero arrivata al limite.

«Per me...è stata una bomba ad orologeria non ho capito niente di niente quel giorno.»

«Tu mi hai lasciata impalata in mezzo alla strada, eri troppo preoccupato per te stesso.» lo spintono non appena prova ad avvicinarsi a me.

«Camila calmati» afferra le mie braccia invano dato che continuo a spingerlo.

«Tu eri quello che mi prometteva amore eterno, quello che mi ha aiutato a liberarmi di Salvador. Ma sai cosa c'è Lautaro? Tra te e lui cambia ben poco.»

«ORA BASTA CAZZO.» Il suo urlo spezza la mia voce ed io rimango muta.

Avevo esagerato, di nuovo.
Non volevo paragonarlo a Salvador.

«Mi hai paragonato ad un assassino!» era schifato e glielo leggevo dagli occhi.

«Per l'amor di Dio.» sconvolto prende il portafoglio dalla tasca dei suoi jeans e mi lancia sul tavolo circa 40 banconote da 500 euro.

«Lautaro..non volevo..io» non mi fa finire di parlare che sbatte una mano sul bancone.

«Prenditi cura di mio figlio, ci vediamo alla prima ecografia.» ero allibita, gli corro dietro per tutto il tragitto verso la sua macchina.

«Lautaro!» urlo disperata battendo i pugni sul finestrino della sua auto che sfreccia sotto di me in un attimo.

Mi aveva abbandonata.
E anche questa volta aveva avuto le sue ragioni per farlo.

«Siamo solo io e te..e nessun altro.» sussurro tra me e me poggiando una mano sulla mia pancia appena visibile.

Le lacrime non smettevano di scendere e il cuore non smetteva di battere.

Rientro dentro addolorata e compongo il numero di Davide che non tarda ad arrivare in casa mia.

«Gli ho detto quella cosa terribile...non me lo perdonerò mai.» il biondino al mio fianco sospira.

«Anche i più buoni sbagliano, spero che lui lo capisca.»

E lo speravo anch'io con tutto il mio cuore.

𝐁𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐞; 𝐋𝐌Where stories live. Discover now