Capitolo 8

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Lautaro;

Erano passati 5 mesi, 5 mesi in cui la squadra andava avanti senza intoppi e 5 mesi senza nessuna notizia di Camila.

Non avevo sue notizie da quel giorno in casa mia e nessuno sapeva dirmi qualcosa o almeno, tutti mi tenevano all'oscuro di qualcosa.

Tucu non parlava più di lei e quelle volte che andavo a casa sua Camila non c'era, come non c'erano le innumerevoli foto insieme al suo migliore amico.

«A che pensi?» chiede Nicolò tenendo in braccio sua figlia Rebecca.

«Tu sai dove si trova Camila?» gli chiedo sedendomi al suo fianco, Nico sospira e mette giù la piccola che corre a giocare con Nina.

La mia bambina cammina e parla un pò ma non del tutto bene ancora.

«Forse è arrivato il momento di dirti la verità Lautaro.» mi lascia con il fiato sospeso e il cuore che pompa nel petto.

«5 mesi fa, abbiamo trovato Camila drogarsi in casa. Tucu non sa il vero motivo, pensa sia stata quella discussione in casa tua il problema..» spalanco gli occhi completamente paralizzato.

«Il vero motivo è che..il suo ex aveva ripreso a minacciarla. Adesso lei si trova a casa mia, non esce ne tantomeno si dedica alla musica. Da una mano alla mia ragazza ma poi si richiude nella sua stanza, da sola, senza nessuno. Segue la terapia con un buon psicologo che abbiamo scelto io e Alessandro ma non ci sono miglioramenti. A volte viene Federico a casa nostra e le porta qualche maglia o pantalone ma nulla riesce a risollevare il suo malessere.» chiudo leggermente gli occhi e provo solo ad immaginare il dolore che sta provando.

«Ha bisogno di Tucu, ma lui si rifiuta di vederla.» il mio amico finisce il suo discorso passandosi una mano tra I capelli e un lungo sospiro esce dalle sue labbra.

Ero distrutto.

«Secondo te, accetterebbe una mia visita?» chiedo portando le mani sulla fronte.

«Non lo so Lauti, mi dispiace averti mentito non è una situazione gradevole questa.» abbraccio Nico e lo rassicuro.

Che colpa avevano loro, nessuno dei miei amici era responsabile di questa situazione.
Nemmeno Camila era colpevole, aveva solo regito nel modo più sbagliato.

«Non preoccuparti è pur sempre una questione delicata.» mi alzo e afferro le chiavi dalla tasca dei miei pantaloni.

L'avrei salvata da quel vicolo cieco.

«Fammi sapere come va, per favore.» annuisco e mi precipito a casa di Nico.

Suono il campanello di casa e aspetto che qualcuno mi venga ad aprire, sento la tensione divorarmi le ossa e non appena sento il rumore della porta aprirsi quasi mi viene un colpo.

Camila era davanti a me, l'angoscia circolava nel suo sguardo e i suoi occhi erano spenti, scuri.
Il suo corpo era avvolto da una coperta nonostante il gran caldo di oggi.

Eravamo rimasti immobili a fissarci.

«Lautaro..» sussurra reggendosi con la maniglia della porta.

Senza esitazione, avanzo verso di lei e la stringo in un forte abbraccio.

Camila si getta tra le mie braccia, stringendomi forte a se.

La guardo negli occhi, cercando di comunicarle con lo sguardo tutto il sostegno che io ero disposto a darle.

Non c'erano bisogno di parole, solo l'intensità del nostro legame e l'empatia che ci stavamo scambiando bastava.

Camila si aggrappa a me come se fossi l'unica ancora che riesce a tenerla aggrappata alla realtà.

Le sue mani stringono la maglia, come se temesse che tutto potesse svanire in un attimo.

Ma io ero lì, forte e deciso a sostenerla, a combattere per la sua felicità e a proteggerla da qualsiasi minaccia.

«Ehi ehi..» sussurro cercando di calmare i suoi singhiozzi.

Lei cerca di parlare ma le sue parole si intrecciano con i singhiozzi e le lacrime che scendono copiose dal suo viso.

Prendo il suo viso tra le mie mani, cercando di stabilire un contatto fisico rassicurante.

«Respira..» l'aiuto a regolare il respiro e le lascio tutto il tempo per riflettere su cosa dire.

«Mi dispiace..mi dispiace essere scomparsa dalla tua vita.» le asciugo delicatamente le lacrime con i pollici e la ascolto attentamente.

Camila, nonostante la sua agitazione emotiva, fa del suo meglio per raccontarmi ciò che è successo.

Le sue parole sono spezzate da singhiozzi e da pause necessarie per riprendere fiato.

La incoraggio ad andare avanti, rassicurandola che io ero lì per sostenerla, indipendentemente da ciò che stava dicendo.

«Se tu hai una colpa è proprio quella di aver dato peso a quelle parole, perché non sei andata a denunciarlo?» scuote la testa velocemente e si massaggia i palmi delle mani.

«Non sono abbastanza forte come pensi veramente»

«Camila guardami.» solleva gli occhi verso i miei.

«Ti aiuterò a recuperare la tua vita.» un debole e dolce sorriso sfiora le sue labbra.

Io ero con lei e nessuno mi avrebbe impedito di aiutarla.

𝐁𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐞; 𝐋𝐌Where stories live. Discover now