38. Momenti di debolezza

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Era quasi l'alba, quando Katla si mise seduta sul suo giaciglio e afferrò con una mano gli stivali abbandonati lì accanto, per infilarseli. Poche ore prima, appena arrivati a Noosh, si erano subito ritirati in una casetta e si erano sistemati come meglio avevano potuto per riposare. Spostò lo sguardo per la stanza, studiando i compagni. Noreen dormiva per terra, avvolta nel suo mantello. Sygal, accanto a lei, riposava rilassato, mentre teneva stretta a sé la ragazza con un braccio. A Kateur avevano lasciato il divanetto impolverato, visto il suo stato di salute. Galapey dormiva a terra, con la schiena contro la gamba del cavaliere e la testa reclinata all'indietro.

Si alzò in piedi e, dopo aver afferrato la sua inseparabile diwe, si diresse verso l'uscita. A ogni passo, per quanto fosse leggiadra, il pavimento scricchiolava. Katla non si fermò, mentre avanzava con una smorfia tesa sul viso. Strinse la mano intorno alla maniglia della porta, ma un movimento alle sue spalle la bloccò.

«Dove vai a quest'ora con quest'atteggiamento losco?». La voce di Kateur le fece girare di poco il capo.

«Dormi» sussurrò, di rimando. Con la coda dell'occhio, lo vide mentre si tirava su con il busto e scostava con gentilezza la testa di Galapey dalla sua gamba.

«Dimmi dove volevi andare o sveglio gli altri» borbottò, mentre afferrava la spada e la raggiungeva a grandi passi, ignorando i rumori da lui prodotti.

Katla socchiuse gli occhi e serrò la presa sulla maniglia. «Non sono né affari tuoi né degli altri».

«Se pensi che ti permetterò di allontanarti da sola di notte, ti sbagli» ribatté, ostinato.

«Non ho nulla da temere qui a casa. Sarò di ritorno tra poco». Noosh era il luogo dove era cresciuta. Non appena aveva compiuto otto anni, aveva ottenuto il permesso da sua madre di esplorare l'isola da sola. Conosceva ogni angolo esistente. Aveva trovato molto luoghi da usare come nascondigli, nel tempo, e sapeva dove poter trovare le bacche migliori o i punti dove la selvaggina era più facile da catturare. Avrebbero anche potuto attaccarla, ma non sarebbero riuscita a sopraffarla su quell'isola.

«Vengo con te» disse Kateur, avvicinandosele ancora.

Katla sospirò, ma non commentò. Sapeva che non sarebbe riuscito a dissuaderlo e l'ultima cosa che voleva era che svegliasse i compagni. Non voleva che si preoccupassero per lei, soprattutto Noreen, e voleva evitare le loro domande. Già così, avrebbe dovuto dare una spiegazione a Kateur, l'ultima persona da cui avrebbe voluto farsi accompagnare.

Uscì dalla casa e si incamminò decisa lungo ciò che restava di una stradina di ciottoli che si diramava per tutto il villaggio, raggiungendo l'ingresso di ogni abitazione. Kateur le camminava vicino, senza porre altre domande. La sua presenza la disorientava. Da un lato, si sentiva nervosa con lui accanto. Malgrado le settimane passate insieme, ancora non riusciva a fidarsi del tutto di lui ed era strano che fosse proprio lui a scortarla per evitare che si aggirasse da sola in quel luogo sperduto. Dall'altro lato, la sua figura imponente la rassicurava. Era consapevole delle sue abilità, paragonabili a quelle di Sygal. Era capitato di ritrovarsi a combattere fianco a fianco e di proteggersi a vicenda e aveva avuto prova anche della sua lealtà. Iniziava a capire perché Noreen e Sygal si fossero fidati quasi subito di lui. Riusciva a percepire il senso di sicurezza che Kateur era in grado di trasmettere.


Si bloccò, incapace di muovere un altro passo, non appena i suoi occhi scorsero quella che un tempo era stata la sua casa. Della piccola costruzione nella quale era cresciuta e aveva vissuto con i suoi genitori, restavano solo le pareti e una parte del tetto. La porta era stata distrutta con furia e non rimaneva quasi nulla di essa attaccato allo stipite. Le vetrate delle finestre erano rotte.

La Regina d'ArgentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora