11. La casa del mago

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Noreen spalancò gli occhi, per poi richiuderli subito quando venne accecata dalla luce proveniente dalla finestra. Li riaprì, guardando confusa la vetrata di fronte a lei.

Si tirò su con il busto di scatto, ritrovandosi in un letto molto confortevole, con una grande coperta marrone sopra le gambe. La stanza era semplice, arredata solo con un tavolino e una sedia vicino a uno scaffale contente alcuni libri.

«Finalmente ti sei svegliata. I tuoi amici erano preoccupati» disse una voce proveniente dalla sua sinistra. Noreen si girò e vide un uomo che doveva aver superato la mezza età vicino alla porta, intento a sorriderle amichevole. Il probabile padrone della casa in cui si trovava si avvicinò a lei e si sedette sulla sedia di legno di fianco al letto. La fissò con intensità, studiando il suo volto e Noreen distolse lo sguardo, imbarazzata.

«Dove mi trovo?» chiese, massaggiandosi il fianco dolorante. Solo in quell'istante, come una folgorazione, le tornarono in mente gli ultimi momenti che aveva vissuto nella foresta, prima di perdere conoscenza. Con più nervosismo di prima, tornò a guardare l'uomo al suo fianco. Aveva i capelli corti grigi, la barba tagliata e un viso piuttosto squadrato, con alcune rughe. Era alto e anche abbastanza muscolo per l'età che dimostrava.

«Ti trovi nella mia casa. I tuoi amici ti aspettano nell'altra stanza. Io sono Pess. Ti ho curato quella brutta ferita» le spiegò, indicandole con un dito il fianco. Anche se indossava una camicia da uomo non sua, poteva sentire le bende che le avvolgevano tutto il busto.

«Potrei vederli?» domandò con un filo di voce, avvertendo un leggero fastidio a ogni movimento.

«Certo! Li vado a chiamare» assentì, alzandosi e lasciando la stanza.


Non dovette aspettare troppo, prima che la porta venisse spalancata. Katla entrò dentro la stanza come una furia e si lanciò sul letto, abbracciandola e stringendola forte. Noreen ricambiò la stretta, sbattendo le palpebre, perplessa ma contenta.

«Noreen, non hai idea di quanto io mi sia spaventata!» esclamò, staccandosi quel tanto che bastava per guardarla in faccia. Noreen le sorrise e la strinse di nuovo a sé, assaporando l'odore dolce di Katla. Le ricordava l'aroma che aveva sentito nei boschi in cui aveva passeggiato a Noosh. I suoi capelli, poi, erano lisci e morbidi, non ricci e indomabili come i suoi.

«Ma tu dov'eri finita? Ora sto bene» la rassicurò. Non aveva finito di parlare, che iniziò a tossire. Si portò una mano sulla pancia, cercando di alleviare le fitte al fianco.

«Stavo inseguendo un brigante che era scappato. Pess dice che in questi casi devi bere un infuso d'acero. Vado a prendertelo» proruppe Katla, scendendo dal letto. Uscì dalla camera dopo averle rivolto un sorriso rassicurante.

Noreen rimase sola con Sygal, il quale non aveva ancora proferito parola. A disagio, si mise a fissare la finestra, mentre Sygal si avvicinava al letto e si sedeva sulla sedia. Il ragazzo chinò la testa e si afferrò i capelli con le mani, torturandoseli. Non l'aveva mai visto così stremato.

«Come ti è saltato in mente di pararti davanti a me?!» esclamò Sygal, alzando la testa di scatto e sfogando la tensione degli ultimi giorni. Noreen non riuscì a sostenere il suo sguardo e tornò a guardare il paesaggio fuori.

«Eri in pericolo» rispose, con tono sommesso.

Il sospiro profondo di Sygal la agitò. Avrebbe preferito che le urlasse contro piuttosto che vederlo contenersi in quel modo per apparire calmo.

«Mi sembra di avertelo già detto: la tua vita è più importante della mia!» borbottò. Sarebbe parso tranquillo, se non fosse stato per l'iride azzurra, nella quale spuntavano di tanto in tanto delle scintille rosse come le scaglie del drago.

La Regina d'ArgentoWhere stories live. Discover now