27. Ladri di draghi

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Noreen venne svegliata dal ticchettio della pioggia sul davanzale della finestra della stanza. Aprì piano le palpebre e notò che la camera era illuminata solo da una candela ormai consumata poggiata sul tavolo di legno. Dalla finestra entrava una luce fioca, segno che doveva essere ormai pomeriggio inoltrato.

Ai piedi del letto erano state lasciate le armi che avevano rubato il giorno prima. Noreen alzò appena la testa dal cuscino e analizzò l'ambiente, per capire dove fosse finito Sygal. Dubitava che la lasciasse da sola mentre dormiva.

La maniglia della porta del bagno si abbassò e Sygal emerse dalla stanza, mentre si rinfilava la camicia. Noreen rimase immobile, sfruttando il fatto che non si fosse ancora accorto che fosse sveglia. Sygal finì di allacciarsi i pantaloni, infilando i bordi della maglia all'interno e si avvicinò alla finestra. Rimase fermo per un po', concentrato su ciò che accadeva in strada.

Sentendo il bisogno di andare in bagno, Noreen si tirò su con il busto e poggiò i piedi nudi sul pavimento freddo. Sygal voltò il capo di scatto. L'espressione seria si addolcì, non appena incrociò i suoi occhi.

«Hai dormito quasi tutto il pomeriggio» osservò, muovendo un passo nella sua direzione.

«Tra quanto dobbiamo uscire?» chiese, massaggiandosi la faccia. Era ancora un po' stanca per l'incantesimo del giorno prima.

«Poco. Io e gli altri abbiamo già cenato. Il cibo per te l'ho lasciato lì» la informò, indicandole il tavolo. «Ti ho levato le scarpe dopo che ti sei addormentata, per farti riposare più comoda» aggiunse, con un accenno di esitazione nella voce.

«Grazie». Noreen si sedette al tavolo e gli sorrise, mentre portava il piatto ripieno di carne e verdura davanti a sé.

Sygal prese posto sulla sedia accanto e si appoggiò allo schienale, incrociando le braccia al petto.

«Il piano è rimasto invariato?» domandò, tra un boccone e l'altro.

Sygal annuì, prima di rialzarsi. Si sedette sul pavimento, vicino alle armi, ed estrasse la sua spada. La studiò con cura, per controllare che non fossero presenti imperfezioni. Dopo aver afferrato uno straccio presente nel fodero, lo passò sulla lama, per pulirla.

Dopo aver finito di cenare, Noreen si ritirò nel bagno per darsi una sistemata. Si lavò la faccia con l'acqua della bacinella e sbadigliò. Malgrado avesse dormito, si sentiva ancora spossata. Si asciugò con un panno. Non poteva permettersi di essere fiacca, non quella sera. Il piano che avevano ideato nel corso dei giorni era azzardato e non avevano certezze che tutto sarebbe andato per il verso giusto, ma non avevano il tempo e la voglia di rimanere fermi a pensare per uno migliore. Ogni giorno che passava, il drago verde rischiava di essere ferito o ucciso nei combattimenti. Noreen sospirò, per infondersi coraggio. Non si sarebbe ripetuto ciò che era accaduto con Idran. Questa volta lei era più potente e avevano due alleati in più. Non avrebbe permesso a nessuno di fare del male ai suoi draghi.

Quando uscì dal bagno, trovò nella stanza anche Katla e Kateur.

«Siamo pronti?» chiese il cavaliere, guardando a turno tutti i compagni.

Noreen annuì, imitata da Katla. Erano tutti consapevoli dei rischi a cui sarebbero andati incontro, ma erano pronti ad affrontarli. Avevano parlato a lungo per ideare un piano d'azione e ognuno di loro sapeva quale fosse il suo ruolo e quando agire. Noreen era preoccupata solo dalle inconvenienze che non avevano calcolato, da ciò a cui non avevano pensato.


Noreen scrutò l'ingresso dell'arena con una morsa al petto, mentre seguiva i compagni che si avvicinavano alle persone in fila per entrare. Si ripeté per l'ennesima volta nella mente tutto ciò che doveva fare, per essere sicura di non aver dimenticato nulla.

La Regina d'ArgentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora