14. Lezioni di magia

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Un pomeriggio di una settimana dopo, finalmente Pess la chiamò per la prima lezione di magia. Fino a quel momento, si era alzata ogni giorno prima dell'alba e si era allenata con Sygal. Adesso riusciva a corrergli accanto fino alla parete rocciosa, senza avvertire la sensazione che il cuore le stesse per balzare fuori dal petto e senza la sensazione di avere i conati di vomito. Con l'arrampicata si trovava ancora in difficoltà, ma riusciva a salire e scendere da sola. Non era più caduta. Le era capitato qualche volta di scivolare, ma era riuscita ad aggrapparsi di nuovo alle rocce, senza l'aiuto di Sygal. Continuavano a usare la corda per sicurezza, ma non si faceva più aiutare dalla fune che li univa per salire. Non aveva ancora raggiunto la cima di quella parete, ma Sygal continuava a incoraggiarla. Era convinto che, in pochi giorni, sarebbe riuscita nell'intento.

Nonostante si allenasse da poco tempo, aveva già potuto notare alcuni cambiamenti nel suo corpo. Le gambe e le braccia erano diventate più muscolose e la pancia più piatta. La sua resistenza era aumentata e si stancava di meno. In compenso, era più affamata e Pess aveva iniziato a mettere più cibo nel suo piatto.


Pess si era accomodato sulla solita sedia sotto alla veranda e stava preparando la sua pipa. Noreen rimase ferma al suo fianco, in attesa che le dicesse cosa fare.

«Accendila» proruppe Pess, allungando verso di lei la pipa.

Noreen lo guardò perplessa. Non c'era nessun fuoco già acceso. Non poteva accendere una fiammella dal nulla.

«Non credo di saperlo fare» rispose Noreen, alzando un dito, esitante.

«Sei in grado di fare qualsiasi cosa. Basta che tu lo voglia davvero» ribatté Pess, lanciandole un'occhiata annoiata. Noreen decise di non farlo aspettare oltre, temendo che si potesse stancare e la lasciasse lì, senza farle lezione.

Avvicinò di più il dito e richiamò il suo potere. La magia rispose pronta, ma non sapeva come sfruttarla. Fissò con intensità la pipa, come in attesa che le arrivasse un segnale che la guidasse nella direzione giusta.

«Sai da dove deriva la tua magia, Noreen?» domandò Pess, dopo alcuni minuti. Noreen scosse la testa e abbassò il braccio. Quella lezione non era partita nel migliore dei modi.

«Viene da te. Vive in te. Tutto ciò che devi fare è usare il tuo corpo come un'arma. Devi generare una fiammella? Perché non usare il calore del tuo corpo?» continuò, osservandola con occhi colmi di aspettativa.

Noreen annuì piano, non del tutto sicura di aver capito cosa intendesse il mago. Rialzò il dito e pensò al calore che avvertiva grazie alla giacca che la copriva. Una fiammella tremolante si accese sul suo polpastrello. Noreen sbarrò gli occhi, ma si rese conto che non si stava bruciando il dito. Era come se quel pizzico di fuoco fosse un prolungamento del suo corpo, il calore prodotto da lei in un'altra forma. Avvicinò il dito al fornello della pipa e lasciò che la fiamma iniziasse a bruciare il miscuglio posto dentro. Pess se la portò alla bocca e aspirò.

«Visto? Era semplice, no?» commentò, mentre si alzava dalla sedia per scendere i gradini. Noreen lo seguì, camminandogli poco dietro.

«Quel torrente. Crea una sfera d'acqua e conducila fino ai fiori gialli lì» ordinò, indicandoglieli con un dito.

Noreen alzò una mano in direzione della sorgente d'acqua e si concentrò per prelevare un po' d'acqua e sollevarla. Il corso del torrente la distraeva e le impediva di comandare il liquido con facilità. Ci mise un po', prima di riuscire a creare un solido d'acqua, non del tutto sferico. Era molto più difficile modellare un oggetto così poco compatto. Era sempre stata abituata all'argilla o ad altri materiali densi, i quali una volta modellati, rimanevano tali. L'acqua, invece, tendeva a disperdersi. Si concentrò a fondo per non far deformare la sfera. Poi, iniziò a spostarla con calma verso i fiori. Una folata di vento si abbatté sulla sua creazione e la distrusse, facendo precipitare tutte le goccioline sull'erba. Noreen represse un lamento irritato e ricominciò da capo. Di nuovo una folata d'aria la intercettò. Uno sghignazzo alla sua sinistra le fece capire che l'artefice del vento era Pess. Sbuffò innervosita e provò a creare un'altra sfera. L'esercizio che il mago le aveva richiesto non era facile e necessitava della massima precisione e concentrazione. Se poi, la metteva in difficoltà, creando degli imprevisti, non sarebbe mai riuscita a portare a termine il compito.

La Regina d'ArgentoWo Geschichten leben. Entdecke jetzt