41. Il Principe di Gadiya

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La sua tensione crebbe man mano che il drappello si avvicinava alla zona più ricca di Gadiya. Il castello della città svettava di fronte a lei, minaccioso. C'era qualcosa in quella fortezza che la intimoriva, la esortava ad allontanarsi, invece che entrare, ma era proprio lì che i soldati erano diretti.

Varcò l'imponente muro e seguì le guardie attraverso il cortile e poi una scalinata che conduceva all'interno della struttura. Alla fine di un lungo corridoio buio, dov'erano disposti uomini armati ogni cinque passi, il generale bussò a uno spesso portone.

I soldati di guardia si spostarono e aprirono l'entrata. Noreen fece appena in tempo a infilarsi a sua volta dentro la stanza, prima che le porte si richiudessero.

Alcuni uomini costrinsero Sygal a inginocchiarsi per terra, al centro della stanza, mentre il generale avanzava verso una scalinata sopra alla quale era situato un trono. Dietro di esso, sulla parete, c'era una vetrata che dava sul mare. Per qualche motivo, però, non passava luce da essa. L'ambiente era tutto avvolto dalla penombra e il punto più illuminato era quello dove si trovava Sygal. Le pareti laterali erano adornate di dipinti raffiguranti vari visi maschili, che dovevano appartenere ai sovrani succeduti al trono di Gadiya nei secoli.

«Principe, questo ragazzo era con la giovane che cerchiamo. Potrebbe sapere come e dove trovarla» esordì il generale.

Una voce bassa e brusca si levò dal trono e solo in quel momento Noreen si accorse della presenza di un uomo seduto su di esso. «Siete riusciti a farvi scappare una ragazzina?!».

Il generale si lisciò la casacca con gesti nervosi e deglutì. «Sa usare la magia. È scomparsa all'improvviso».

«Ma non mi dire, è capace di usare la magia?» domandò con sarcasmo il principe. L'imponente figura si alzò dal trono e Noreen poté scorgerne i contorni. Avanzò con calma, fino a raggiungere il generale e finalmente il suo viso divenne visibile.

Noreen spalancò la bocca dalla sorpresa. Il principe aveva i capelli rossi, ben pettinati all'indietro, e gli occhi verdi che rilucevano pericolosi nella penombra. L'uomo doveva avere più di una decina di anni in più di lei. Rivolse un ghigno al capitano della guardia e spostò le iridi chiare su Sygal. I suoi poteri si risvegliarono all'istante. Capì perché il principe avesse una brutta reputazione: non ispirava fiducia ed era in grado di incutere terrore con una sola occhiata. Aveva un che di irrazionale nello sguardo. Appariva in grado di poter compiere qualsiasi gesto, anche i più crudeli.

«Lasciatelo» ordinò ai soldati, i quali arretrarono. Sygal rimase con i polsi legati, ma libero di muoversi.

Il principe alzò una mano e puntò le dita verso Sygal. Noreen compì lo stesso gesto e si preparò a difenderlo. Non appena vide gli occhi verdi dell'uomo diventare rossi, creò uno scudo di fronte a Sygal. Il potere scarlatto e quello argenteo collisero, creando scintille magiche e producendo uno sfrigolio secco.

Il principe emise una risata divertita. «Non è educato origliare le conversazioni, Regina».

Noreen interruppe l'incantesimo che la rendeva invisibile. Il comportamento del principe le faceva pensare che si fosse accorto già da prima della sua presenza e ciò contribuiva a farglielo temere anche di più. Sygal voltò la testa di scatto nella sua direzione. Aveva gli occhi sbarrati e lo vide contrarre la mandibola quando i loro sguardi si incrociarono. Disapprovava la sua decisione di seguirlo.

Noreen spostò l'attenzione sul principe e lo sorprese a osservarla con curiosità. Rimase immobile, tenendo la schiena dritta, in una posa fiera. Non poteva dare l'opportunità all'uomo di intimidirla o di pensare che fosse un'avversaria facile da sconfiggere.

«Finalmente ci conosciamo, Noreen» proferì il principe, avanzando di qualche passo. Gli era comparso un sorriso in viso che la inquietava.

Noreen dovette costringersi a mantenere un'espressione neutra, malgrado il cuore le stesse battendo veloce nel petto e riuscisse quasi a sentire il sangue che le scorreva con impeto lungo il corpo. Si permise di stringere i pugni e di conficcarsi le unghie nei palmi, per ricordare a sé stessa che tutto ciò era reale e che doveva affrontarlo. Come faceva a sapere il suo nome?

La Regina d'ArgentoWhere stories live. Discover now