20. Eloga

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Il mattino seguente, si risvegliarono con calma uno dopo l'altro. Aveva piovuto per tutta la notte e, anche in quel momento, una pioggerella sottile stava continuando a cadere dal cielo nuvoloso.

Fecero colazione nella penombra, con solo un piccolo fuoco a illuminare la stanza. Dovettero accontentarsi di alcune pagnotte secche, dato che non restava altro.

Kateur offrì alle due ragazze il cavallo nel tragitto che li separava da Eloga. Katla si tirò indietro, non potendo sopportare di passare altro tempo sulla groppa dell'animale. Noreen, in un primo momento, rifiutò. Si sentiva in forze e non le sembrava che la città fosse così lontana; ma dopo un'oretta, quando Kateur le ripeté la domanda, accettò. Il cavaliere la aiutò a salire, unendo le mani per permetterle di issarsi, sotto lo sguardo sospettoso di Katla e quello indecifrabile di Sygal.

Noreen sorrise in direzione dell'amica, per tranquillizzarla. Non riusciva davvero a capire il perché del suo malumore. Kateur non aveva mai dimostrato di voler fare loro del male ed era sempre stato gentile. I compagni ripresero a camminare, mentre lei si godeva il panorama, seduta comoda sul destriero. Era andata poche volte a cavallo nella sua vita. Viltor a volte l'aveva portata da un suo amico che li allevava e le aveva fatto fare qualche passeggiata nelle campagne circostanti Ezner. Si era sempre divertita a esplorare ciò che c'era fuori dal suo mondo in sella a quelle fiere creature.

Superarono il villaggio senza fermarsi e proseguirono per Eloga. La città si estendeva davanti a loro e, malgrado fosse più piccola di Ezner, aveva mura alte e il castello era situato in cima a una collina, facendolo apparire maestoso e inespugnabile.

Ezner non era una città costruita per la guerra, al contrario di Eloga. Non era provvista di mura solide ed era raro trovare delle guardie alle porte d'ingresso. Eloga, invece, aveva le doppie cinte murarie e a entrambe un gruppo di guardie si occupava di fermare ogni visitatore.

«Cosa ci inventiamo da dire alle guardie?» chiese Katla, studiando la folla raccolta fuori dalla città.

«Io pensavo di entrare per conto mio» rispose Kateur, rivolgendo loro delle occhiate esitanti. Noreen annuì, capendo che il loro viaggio insieme era giunto a termine. Lo fissò e studiò il suo viso, i suoi gesti, come a volerseli imprimere nella mente. Non voleva dimenticarsi di lui, del suo aspetto. Fin da quando era piccola, aveva vissuto con la paura di non ricordarsi eventi importanti della sua vita o persone che ne avevano fatto parte. Viltor aveva attribuito questa sua ansia alla separazione prematura dalla madre, di cui non ricordava neppure l'aspetto e aveva cercato di rassicurarla, dicendole che essendo più grande, non avrebbe mai dimenticato qualcuno.

«Cosa farai ora?» gli chiese, incapace di limitarsi a salutarlo.

«Andrò a chiedere se posso essere reclutato nell'esercito. Inizierò a lavorare come guardia cittadina, ma spero di salire di grado» rispose, sorridendole.

Noreen annuì e chinò il capo verso terra. Gli augurò buona fortuna e rimase a fissarlo, mentre si incamminava verso le mura con il cavallo al seguito.

Kateur si arrestò di colpo e si voltò. Parlò a tutti, ma i suoi occhi erano puntati su Katla. «Se passate di nuovo per Eloga, venite a cercarmi».

«Contaci» ribatté Katla, incrociando le braccia al petto, mentre un sorriso sarcastico le si dipingeva in volto.

Kateur la fissò, socchiudendo gli occhi. Sembrò sul punto di dire qualcosa, ma si trattenne. Scosse la testa e ridacchiò. Si incamminò di nuovo e questa volta non si girò più.

«Non appena ne avrà l'occasione, dirà di Sygal in giro» proruppe Katla, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo.

«Continuo a non capire il motivo di tanta sfiducia nei suoi confronti» mormorò Noreen.

La Regina d'ArgentoWhere stories live. Discover now