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Esco dal bagno, passandomi l'asciugamano sui capelli bagnati, sistemandosi sul letto. «Mi hai messaggiato per farmi cadere nella tua trappola?» gli chiedo finendo con la risata, sedendomi sul materasso.

Lo sento unirsi alla risata, uscendo dal bagno con un asciugamano a coprirgli i fianchi. «Non era mia intenzione, mi serviva davvero un asciugamano.» replica, prendendo ad asciugarsi per potersi vestire.

«A proposito, dov'è Jackson?» gli faccio, guardandomi intorno ma non sembra saperlo, così vado ad aprire uno degli armadi, notandolo vuoto.

«Apo, dove sono le cose di Jackson?» aggiungo quando però vado per uscire dalla stanza, vengo fermato dal corvino. «Apo, lasciami. Dov'è andato?» continuo a chiedergli ma guardandolo bene sembra saperlo.

Mi ferma dalle braccia, replicandomi in un sussurro «So dov'è, ma non posso dirti nulla. Mi ha chiesto il favore di non farlo.» ma non voglio sentire ragioni, faccio resistenza e riesco a scappare, entrando in un taxi.

[...]

Comincia a piovere quando lo vedo seduto su una panchina, gli corro incontro. «Jackson!» urlo in modo che possa sentirmi, velocizzando il passo senza importarmene se dovessi cadere o scivolare.

«Andrea, cosa ci fai qui? Dov'è Apo?» mi viene incontro, stringendomi dalle braccia, facendomi riparare sotto una piccola tettoia. «Dove stai andando? Perché non mi hai detto nulla?» non mostro un momento per rispondere alle sue domande, mi merito delle risposte.

Lo vedo esitare nel replicarmi, ma non mollo «Perché hai preso le valigie? Dove vuoi andare?» continuo a chiedergli, senza ricevere nemmeno una risposta.

«Perché non volevi che Apo mi dicesse dov'eri?» aggiungo con le lacrime agli occhi e finalmente posso ricevere una risposta da parte sua, annunciata con un sospiro.

«Devo confessarti una cosa prima.» prende un attimo di pausa e aggiunge, chiarendosi la voce «Il nostro incontro non è stato casuale. Il mio capo mi assegnò il tuo caso, dandomi il compito di proteggerti dal clan di Haesung.» sembra avere paura di guardarmi negli occhi, preferendo piazzarli altrove.

«Quando Gulmi è morto, non avevo più il coraggio di entrare in una discoteca, ma ho dovuto farlo, anche se non ho resistito abbastanza da proteggerti.» ricorda il mio rapimento poco dopo la sua uscita di scena.

Mi avvicino ancora di più, in modo da poter guardarlo negli occhi «Cosa c'entra questo?» prende così il coraggio di continuare il suo discorso «Il mio capo ha ucciso Gulmi perché stando con me e Apo, secondo lui poteva intralciare le indagini, così ha potuto mettermi contro Apo».

«Jackson, cosa c'entra Gulmi?» gli chiedo finalmente volendo ricevere la risposta che arriva poco dopo, ma mi fa gelare. «Ho paura che tu faccia la stessa fine di Gulmi...» ammette lasciando andare una piccola lacrima sulla guancia che scivola velocemente a terra.

Quasi mi paralizzo nell'immaginare il tutto, però poi continua «Ho parlato con lui e gli ho detto che so la verità, lui mi ha dato un ultimatum. O sarei andato in Cina e sarei sparito, oppure ti avrebbe fatto visita».

C'è un momento di silenzio dove quasi non ci vediamo l'un l'altro, quando la voce di Jackson ritorna in aria «Devo partire, non posso rimanere qui.» si gira, ma gli afferro il braccio, facendogli «Perché volevi andartene senza dire nulla a nessuno?».

Rimane a guardare il vuoto e quando si volta per guardarmi, replica «Non avrei avuto la forza di dirti addio guardandoti negli occhi.» mostra un sorriso, aggiungendo «Non riesco nemmeno adesso».

Poggio il palmo sulla sua guancia, incoraggiando di guardarmi negli occhi. «Non dirmi addio allora.» gli parlo serenamente ma insiste nella sua scelta «Non posso non partire. La tua vita è in pericolo e non solo la tua.» non mi permette di replicare in nessun modo.

«Scappiamo insieme.» propongo al limite della pazzia, quando mi guarda come per prendermi per completo folle. Cerca di replicare e così lo zittisco subito lanciandomi tra le sue braccia, permettendo alle mie labbra di assaggiare le sue.

«Scappa con me. Ti prego. Torna con me, prepariamo le valigie e scappiamo.» continuo a proporre l'idea, cercando di convincerlo il più possibile e finalmente posso vedere qualche speranza quando mi dice di fargli strada.

[...]

Entro in stanza già pronto per preparare le mie valigie, approfittando dell'assenza delle ragazze per non dover raccontare tutto mentre mi preparo.

La porta si apre non appena metto piede nella camera, così mi limito a fare il più silenziosamente possibile. «Andrea.» la voce di Apo mi richiama alle spalle, presentandosi anche con Jackson.

Li guardo, continuando imperterrito a preparare il necessario, ma il corvino mi interrompe. «Dobbiamo prima parlarti.» chiarisce subito, indicandomi di sedermi sul materasso per poter parlare con calma.

I due si guardano come per decidere chi debba iniziare a parlare, e finalmente Jackson prende la parola «Ho deciso di partire. Da solo.» cerco di interromperlo in qualche modo, ma mi zittisce «Non sarebbe intelligente scappare. Cosa faremo poi? Lasceremo tutti quanti nel mirino dei servizi segreti?».

«Hai accettato però di scappare con me.» gli ricordo anche se subito smentisce, chiarendo «Non ho mai accettato. Non potrei mai, sarebbe da stupidi mettere la tua vita, e non solo in pericolo». Apo prende parola anche lui «Jackson tornerà in Cina e io tornerò in Thailandia, com'è giusto che sia».

«Volevo prima salutarti prima di fare lo stesso errore di prima.» il moro mi si avvicina volendomi abbracciare e posso finalmente buttarmi nel suo calore.

Mi ritornano alla memoria tutti i momenti passati con lui, così lascio andare le lacrime, sentendo il suo mento sulla mia testa. Lo stringo ancora una volta prima di lasciarlo andare e abbracciare subito dopo Apo.

«Ci mancherai...» sussurra quest'ultimo seguito da una risata, subito ricambio «Non vi dimenticherò.» aggiungo tra le lacrime, tirando su col naso poco dopo.

Prima che oltrepassino la soglia della porta per poter andarsene, li abbraccio entrambi alle spalle. «Davvero. Non vi dimenticherò.» piango contro il tessuto delle loro maglie e sento le loro braccia avvolgermi.

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