27.

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Mi risveglio con il profumo di Chan e il suo calore che mi avvolge. Guardandomi intorno riesco a distinguere la sua stanza e subito dopo ricordo cos'è successo dopo il nostro bacio.

Ha insistito così tanto che io dormissi nella sua stanza, prendendo sonno abbastanza tardi a causa dei problemi con l'insonnia. Ha chiarito più e più volte che non avrebbe voluto fare nulla, soltanto stare con me.

Posso vederlo completamente sereno e cerco di muovermi il meno possibile per non fargli perdere nessuna ora di sonno. Mi stringo al suo corpo, trattenendo la risata infantile che è scaturita dall'enorme emozione.

«Sono uno stupido nel non aver notato nulla... come mi guardavi, mi parlavi...» sussurro contro il suo petto e lascio che il suo calore mi avvolga.

Improvvisamente mi arriva subito una notifica dal cellulare e risuona nella stanza. Cerco di allungarmi il più piano possibile per poter silenziarlo, ma subito lo sento salirmi sulla schiena.

«Sì, sei stato stupido, ma non per questo ti amo di meno.» lo sento improvvisamente sussurrarmi all'orecchio, subito dopo scoppia in una risata.

«Non stavi dormendo?» gli chiedo seguendo la risata, cominciando a lamentarmi sotto le sue risate. «Chan, hai intenzione di schiacciarmi contro il materasso?» continuo a ridere, sentendo il suo corpo schiacciando il mio contro il letto.

«Sì, ma mi sono svegliato non appena mi hai stretto a te.» continua a ridere, avvolgendomi nel suo abbraccio. Mi unisco alla risata, nonostante cerca di liberarmi, prendendomi una pausa per la stanchezza.

Mi arrendo e subito esordisco «Basta, mi arrendo.» lo sento cominciare a ridere, e finalmente si alza mettendosi seduto, senza però lasciarmi dal suo abbraccio, permettendomi di stare tra le sue gambe.

«Dai, andiamo a fare colazione.» cerco un modo per potermi liberare, ma rimane a sorridermi scuotendo la testa. Mi avvicino al suo volto e gli lascio un bacio sulla guancia, lo vedo agitare la testa sorpreso, così gliene do un altro e ripete lo stesso gesto.

«Chan, ho fame.» ripeto ancora una volta e subito mi riempie di baci, ridendo subito dopo. «Va bene, ora andiamo. Non voglio che tu muoia di fame.» esordisce, alzandosi dal materasso e possiamo andare a fare colazione.

Non appena esco dalla porta, vengo investito dalle ragazze che subito cercano di rubarmi, scusandosi «Chan, scusaci un attimo. Te lo rubiamo un minuto.» cominciano poi a tirarmi dal polso, lasciando che il ragazzo cominci ad andare a fare colazione da solo.

[...]

«Perché hai dormito nella stanza di Chan? Cos'avete fatto?» Tonia subito comincia ad alludere al possibile. Subito smonto le sue idee, chiarendo una volta per tutte «Non abbiamo fatto niente. Abbiamo solo dormito, ha insistito tanto dopo essersi dichiarato».

Le vedo realizzare l'idea e quasi urlano dall'eccitazione, ma le zittisco cominciando a ridere. «Sì sì, ora vi racconto tutto, ma voglio sapere prima cosa vi è successo quando siete uscite di nuovo.» esordisco, volendo già sapere cos'è successo a loro.

Le guardo e subito si guardano tra di loro, cercando di decidere chi inizia a raccontare, così Marianna prende la parola per prima.

Marianna's Flashback:
«Te ne sei andata così presto. Volevo parlarti.» Namjoon mi guarda, mentre cominciamo a camminare tra i corridoi dell'hotel.

«Di cosa?» gli chiedo poco dopo, arrivato quasi vicino alla porta della sua stanza. Lo vedo cominciare a pensare e subito esordisce «Che ne dici di parlarne in camera?».

Entriamo finalmente nella sua stanza e lo vedo massaggiarsi il collo, dopodiché aggiunge «Volevo parlare di quello che ti ho detto in macchina.» mi si avvicina, sedendosi sul materasso.

«Di cosa esattamente?» gli chiedo ancora una volta, ma lo vedo sorridere leggermente imbarazzato. «Sul fatto di non evitarmi.» replica subito dopo sottovoce, e subito annuisco cercando di metterlo a suo agio.

«Non ti preoccupare, non lo farò.» mi siedo accanto a lui, accarezzandogli la mano ma ricevo subito un messaggio. "Posso parlarti?" è San, cosa vorrà?

«Namjoon, ti dispiace se parliamo domani?» gli chiedo, alzandomi subito e avvicinandomi alla porta. «Allora è una promessa?» mi domanda, ottenendo un cenno con la testa.

[...]

Busso alla porta di San e subito vedo il corvino davanti a me, lasciandomi entrare. «Di cosa vuoi parlare?» gli chiedo volendo subito tornare in stanza.

«Volevo scusarmi.» notando il suo tono di voce e la sua espressione non sono del tutto coerenti. «Come posso prendere le tue scuse sul serio, se la tua faccia dice tutt'altro?» comincio a lamentarmi e la cosa sembra infastidirlo di più, ma non m'interessa.

«Ti ho chiesto scusa.» aggiunge San ma subito lo interrompo, non volendo più controllare il mio tono di voce. «Non posso prenderle sul serio, se me lo dici con quell'espressione che hai.» mi accorgo di star urlando e la sua espressione infastidita non migliora le cose.

Sento la rabbia scorrermi tra le vene e così continua la discussione «Quale espressione? È un'espressione normale, non capisco cosa intendi dire.» vorrei andarmene ma voglio prima discutere e arrivare ad una conclusione.

«Perché sei arrabbiata?! Ti sto solo chiedendo scusa.» all'ennesima cocciutaggine, comincio ad imprecare e urlare in modo che possa sentirmi.

Mi tira a sé per il polso e mi bacia subito dopo, assaggiando così le mie labbra. Rimango arrabbiata ma non per questo lo allontano, tutta la rabbia sembra servire a qualcos'altro.

Lo tiro per il collo della maglia, finendo sopra il materasso, e sento le sue mani che possono viaggiare sul mio corpo. Glielo lascio fare, lasciando fuori un ansimo, non appena San comincia a concentrarsi sul collo, lasciando piccoli baci.

Mi lascio trasportare dal suo semplice tocco e non oppongo nessun tipo di resistenza. Stringo il suo corpo al mio e subito lo sento emettere un piccolo gemito.

Mi concentro maggiormente, sentendo la sua erezione che comincia a gonfiarsi all'interno dei pantaloni, mentre il calore comincia a crescere e crescere senza limiti.

Sento le sue mani accarezzarmi le gambe, stringendole leggermente ad ogni bacio che mi manda sulla pelle.

È la prima volta che mi capita di trasformare un litigio in qualcos'altro, qualcosa che avremmo dovuto fare prima delle vacanze natalizie, ma il tempo non ha giovato a nostro favore.

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