capitolo tredici

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SARAH


"Puoi smettere di fissarmi?" Sarah ignorò la richiesta dell'amica, osservandola mentre si spostava i riccioli rossi dietro l'orecchio: c'era qualcosa in lei che era cambiato, sembrava più solare con un sorriso più tranquillo e una nota diversa nello sguardo.

"C'è qualcosa di diverso" bofonchiò Sarah, inclinando la testa e sistemandosi la sciarpa attorno al viso, mentre si avvicinavano all'uscita della facoltà: "Ti vedo più luminosa..."

Storse la bocca a ciò che aveva appena detto, perché non rendeva perfettamente come le sembrava Suzette: dire semplicemente che la vedeva più luminosa era riduttivo...

"BonBon mi fa bene" commentò sbrigativa l'amica, sistemandosi nuovamente una ciocca che le era finita davanti al viso e lasciando andare uno sbuffo: no, non ci credeva.

Per quanto adorabile e irresistibile fosse la piccola palla di pelo, che Suzette aveva accolto nella sua vita, ci doveva essere qualcos'altro che la rendeva così...così...

"Mi stai nascondendo qualcosa" decretò alla fine, puntandole il dito contro e vedendola scuotere il capo, mentre faceva vagare lo sguardo ovunque tranne che su di lei.

Un interessante segno che lei aveva indovinato. Adesso doveva...

"...e poi, l'altra sera, Trombator mi ha preso da dietro" Sarah inspirò, socchiudendo gli occhi e sentendo la risata stridente che accompagnò quelle parole, subito seguita da un sospiro plateale: "Non ti dico quanto è stato...."

"Lo fanno apposta" Sarah alzò lo sguardo, osservando Suzette e sorridendo alle parole che le aveva appena detto, mentre le prendeva la mano e gliela stringeva con dolcezza: "Ignorale."

Sì, sapeva che doveva ignorarle. Sapeva che tutto quello che dicevano era falso e fatto di proposito.

Sapeva ogni cosa, ma non era per niente facile non prestare ascolto, non far finta che, ogni volta che sentiva quelle frasi, qualcosa dentro di lei si crepava.

"Lo so, però è difficile" mormorò Sarah, stringendosi nelle spalle e guardando le due allontanarsi mentre la loro risata si disperdeva nell'aria. Era la prima volta che buttava fuori quel pensiero e, in qualche modo, si sentiva leggermente più libera e meno oppressa: "Mi entrano in testa e le risento appena sono da sola" sbuffò, scuotendo il capo e sentendo il fermaglio perdere la presa su alcune ciocche: "So che non è successo niente anche perché Rafael era con me l'altra sera e..."

Sarah si fermò, notando di aver perso completamente l'attenzione di Suzette e osservandola mentre guardava lo schermo del suo cellulare con un sorriso pieno di dolcezza sul volto: "BonBon per caso ti ha inviato un messaggio carino? Perché quel sorriso dice parecchio, signorina Allard" decretò Sarah, puntando l'indice contro il naso dell'amica.

Suzette le scacciò la mano con un piccolo schiaffo, gonfiando le guance e guardandola in volto: quella ragazza aveva qualcuno nella sua vita, qualcuno che era entrato da poco e lei doveva scoprire chi fosse.

Era anche un buon metodo per scacciare i pensieri che le chiacchiere alle sue spalle riuscivano a tirar fuori.

"Devo andare al lavoro" decretò Suzette, facendo un passo indietro e mettendo un po' di distanza fra loro due.

"Certo, scappa" commentò Sarah, incrociando le braccia al seno e fissandola con tutta l'intensità di cui era capace: "Ma non potrai farlo in eterno. Ti aspetterò e ti farò dire ogni cosa."

"Mi stai facendo paura" dichiarò Suzette, arretrando ancora e scuotendo il capo, facendo così danzare le ciocche rosse: "A domani" la salutò, agitando appena la mano e poi dandole le spalle.

La vie en rose - parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora