capitolo trentuno

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SARAH


"Odio gli esami. Odio gli esami. Odio gli esami" bofonchiò Suzette, piegando all'indietro la testa mentre uscivano dall'aula, mentre Sarah si ritrovava a concordare con l'amica.

La sessione di esami era iniziata da una settimana scarsa, ma lei già non ne poteva più: durante il periodo in cui aveva litigato con Rafael si era arrangiata per studiare ma, adesso, ne stava soffrendo le conseguenze, ritrovandosi, fra un esame e l'altro, a smaltire tutto il materiale che le era rimasto.

"Non è che ripeterlo ci salverà dalla sessione" mormorò Sarah, sistemandosi la cinghia della borsa e osservando le due ragazze che stazionavano davanti l'entrata della facoltà con la sigaretta infilata fra le dita e un bicchiere di carta nella mano opposta.

Quelle due sembravano fare tutto in coppia: fumare, bere qualcosa, tormentare il prossimo...

"Mi posso sfogare almeno?" borbottò Suzette, osservando le nubi scure che solcavano il cielo, cariche di pioggia: "Cosa? Niente risatine o frecciatine oggi. Mi deludono..." mormorò, guardando le due e scuotendo il capo, facendo ondeggiare i riccioli rossi.

"Un po' di pace non mi dispiace, sinceramente."

"Beh, ormai sai come prenderle e, se mi davi retta subito e ne parlavi con Rafael, tutto quel patratrac non succedeva" dichiarò Suzette, puntandole contro il dito: "Vedi cosa succede a lasciare che un fuoco si alimenti da solo?"

"Interessante metafora con le fiamme..." mormorò Sarah, cogliendo subito l'aggancio che involontariamente l'amica le aveva fatto: se non ricordava male, Olivier era un pompiere...

Olivier, il famoso ragazzo di Suzette che aveva solo incontrato di sfuggita e di cui voleva sapere molto di più: una non-conoscenza che era anche colpa di Rafael, dato che ogni volta la trascinava via.

"Ci vediamo" la salutò sbrigativamente Suzette, regalandole un sorriso, prima di voltarsi e andarsene a passo svelto.

"Non potrai sfuggirmi in eterno, sappilo" le dichiarò Sarah a voce alta, vedendola alzare un braccio e sventolandolo a mo' di saluto.
Sarah sbuffò, scuotendo il capo e incamminandosi lungo il viale dei Giardini che l'avrebbe condotta al cuore pulsante di quel posto: aveva osservato quel parco scivolare nel letargo invernale e, adesso, lo vedeva risvegliarsi.

I fiori avevano colorato il verde onnipresente e sempre più persone passavano parte del loro tempo lì, leggendo o riprendendo le attività fisiche abbandonate durante l'inverno: beh, tranne quel giorno...

La pioggia quasi imminente aveva fatto sì che la popolazione dei Giardini quel giorno preferisse posti più coperti. Si avventurò per i sentieri, arrivando velocemente nel presso del campetto da basket e sistemandosi su una della sedie verdi, osservando i ragazzi che stavano giocando.

Seguì l'azione di uno, vedendolo scartare un avversario e poi lanciare il pallone verso l'anello di metallo effettuando un canestro e mettendo così fine alla partita; sorrise, osservando Rafael asciugarsi il sudore con la maglietta, dandole così la possibilità di ammirare gli addominali scolpiti, prima di voltarsi verso di lei e salutarla con un cenno della mano.

Sarah sorrise, osservandolo parlare con uno degli altri ragazzi e infilarsi in tasca un paio di banconote, segno che dovevano aver vinto la partita: "Finito l'esame?" le domandò, dopo averla raggiunta e recuperando la felpa dalla borsa ai piedi della sedia che lei aveva scelto.

"Spero sia andata bene" mormorò, vedendolo poggiare le mani sui braccioli della sua sedia e chinarsi, baciandola con tutta la delicatezza che aveva, strofinando la bocca contro quella di lei.

La vie en rose - parte 2Where stories live. Discover now