capitolo ventiquattro

106 18 12
                                    

RAFAEL

"Ah. Allora sei ancora vivo!" esclamò Rafael, guardando l'uomo che si era avvicinato e poi prendendo una scatola dal retro del SUV di Alain, issandola sulla spalla mentre con la mano libera recuperava un paio di bottiglie, avviandosi a grandi passi verso l'interno del locale.

"Le lezioni mi hanno tenuto impegnato..." commentò Emile, mentre lo seguiva all'interno del locale: "Sono passato da casa tua e ho trovato madamoiselle Davis che stava uscendo..."

"Ah sì" mormorò Rafael, grattandosi il collo e poi sistemandosi i braccialetti che indossava: "Casa sua è assediata dai rifiuti e quindi è venuta a stare da me per un po' di giorni."

"Lo sai vero che lo sciopero è finito una settimana fa e le strade sono pulite adesso?" gli domandò Alain, comparendo dal magazzino e assestandogli una manata fra le scapole: "Hanno iniziato a vivere insieme, Emile."

"Non è vero" borbottò Rafael, storcendo la bocca: sì, era vero che lo sciopero era finito e che entrambi non stavano dicendo niente e facendo nulla per riportare tutto a com'era prima di quell'improvvisata convivenza. Sarah sembrava non voler tornare al suo appartamento e lui non indagava: "Non proprio almeno."

Non sapeva quanto sarebbe durata, quando Sarah avrebbe tirato fuori l'argomento e lui non voleva farlo.

Per lui andava bene così.

"Quando ti ho portato il casco l'altro giorno, dimenticalo di nuovo e ti castro, ho visto la collezione di Tour Eiffel e quel cazzo di gatto inquietante sulle scale..." sbottò Alain, facendolo sorridere: Noir non aveva apprezzato la visita rumorosa di Alain, osservandolo per tutto il tempo da uno dei gradini più alti della scala di metallo, muovendo la coda con fare stizzito.

Lui, invece, era diventato il suo secondo umano preferito, soprattutto da quando aveva compreso che era quello che forniva il cibo e, ogni volta che cucinava, si appostava sul tavolo in attesa del pagamento per non avergli pisciato nuovamente sul giaccone o sullo zaino.

Il felino sembrava essersi abituato subito alla nuova abitazione e, anzi, sembrava piacergli vivere lì: le scale erano una delle sue postazioni preferite, assieme al giardino dove andava quando loro erano a casa ma senza provare a fuggire.

In verità, aveva scoperto che usciva molto spesso per andare sotto uno dei palazzi che circondavano il pezzo di verde antistante casa; si metteva davanti a una delle finestre e cominciava a miagolare finché una gattina bianca e pelosa non compariva.

"Sarah non sa vivere senza il suo altarino e non poteva lasciare il gatto solo" bofonchiò Rafael, massaggiandosi la guancia con il pollice: la presenza di Sarah non era data solo dal piccolo altarino dedicato alla Tour Eiffel che era comparso, ma anche dai suoi vestiti che avevano cominciato a occupare metà armadio, dagli assorbenti che erano stati stipati nel mobiletto del bagno, dallo shampoo al miele che era comparso nella doccia, dalla cioccolata che ormai era presenza fissa nella sua cucina e da tanti altri dettagli che erano sparsi qua e là per la casa.

Non si era mai reso conto quanto la presenza di una persona era data dai piccoli dettagli come quelli.

"Direi che è una cosa seria, quindi..." commentò Emile, sistemandosi su uno degli sgabelli del bancone e sorridendo

"Si tratta della mia ragazza" borbottò Rafael, infilando alcune bottiglie di gin sulle mensole e poi voltandosi verso il padre, con le braccia aperte: "Mi sembra il minimo aiutarla quando è in difficoltà o dei ratti più grossi del suo gatto le passano davanti casa?" si fermò, scuotendo il capo: "Direi che è la base in un rapporto di coppia..."

Certo, lui non era il massimo esperto di rapporti di coppia, dato che Sarah era la prima relazione vera che aveva avuto nel corso della sua vita, però quello gli sembrava il minimo da fare.

La vie en rose - parte 2Where stories live. Discover now