capitolo quindici

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SARAH


"Hai davanti a te un uomo nuovo, un uomo con una propria casa..."

Sarah sorrise, osservando Alex allargare le braccia e quasi colpire un signore dietro di lui, che stava avanzando con il vassoio carico di dolci e bicchieri da asporto, avvicinandosi poi a un tavolo non molto distante da loro e guardando male Alex che, intanto, incurante di tutto era scivolato sulla sedia davanti a lei.

"Finalmente!" esclamò Sarah, girando il suo cappuccino e sorridendo all'amico: "Qual è?"

"Casa di Wei" dichiarò Alex, sistemandosi gli occhiali che erano scivolati sul naso: "Era destino, me lo sentivo..."

"Il fatto che uno dei tuoi coinquilini si chiami Eren non centra, vero?"

"Per chi mi prendi?" Alex scosse la testa, passandosi poi una mano fra i capelli rossicci e ghignando in un modo che le ricordava fin troppo Rafael. Quel ragazzo stava assimilando troppi comportamenti del suo ragazzo: "Ho visto la camera ed è perfetta, centra tutta la mia postazione, l'affitto è buono, hanno una connessione incredibile e il resto del gruppo è simpatico."

Sarah annuì, sorseggiando un po' della sua bevanda e sorridendo all'amico: "Fleur e Odette sentiranno la tua mancanza" commentò, pensando subito alle due anziane signore che lo avevano ospitato fino a quel momento. Ogni volta che Fleur le portava qualcosa da mangiare - in pratica ogni giorno - non faceva altro che parlare del suo adorato Alex e sembrava quasi che sperasse lui non trovasse mai un'altra sistemazione.

Purtroppo non era andata così.

"Fidati, mai quanto la sentirò io" decretò Alex, scuotendo la testa: "Soprattutto Fleur..." si fermò, lasciando andare un lungo sospiro: "Ero il suo adorato nipotino acquisito. Come farò a vivere senza le sue colazioni?"

"Esattamente come hai fatto per tutto il tempo prima."

"Sei acida..." Alex la fissò, assottigliando lo sguardo e facendo scivolare di nuovo gli occhiali sul naso: "Non sei ancora nel tuo periodo del mese, non ho avuto notifiche" decretò, recuperando subito il cellulare e controllandolo.

"Il fatto che tu abbia un'app con il calendario del mio ciclo mestruale è inquietante" bofonchiò Sarah, guardandosi attorno: il locale era pieno di gente, la maggior parte sembravano turisti arrivati in quella parte di Parigi per ammirare l'Opéra Garnier che dominava la scena in quell'angolo di città.

Di certo, non era lo Starbucks che c'era lì vicino e che attirava persone anche senza nessun monumento vicino, considerando la sontuosità delle sue sale: quando era arrivata lì, aveva sperato di poter fermarsi un po' in quel punto della nota catena di caffetterie, ma il destino non aveva voluto così.

Persone in fila, tante persone in fila, e lei aveva ripiegato su un più umile Brioche Dorée che, però, aveva la fortuna di essere proprio nella piazza davanti l'Opéra.

"No, si chiama sopravvivenza" dichiarò Alex, trascinandola via dai suoi pensieri e facendole riportare l'attenzione sull'amico: "Comunque l'ho passata anche a Rafael. Non vorrei averlo sulla coscienza perché l'ho lasciato avvicinarsi a Sarazilla."

Sarazilla...

Il soprannome che Alex aveva coniato e che andava in combo con quello di Rafael.

Iniziava a capire perché il suo ragazzo tanto odiasse quel soprannome ed era certa che c'era la sua mano dietro tutto quello. Non riusciva a farle smettere di usare Trombator con i morsi? Perfetto, aveva istigato il migliore amico di lei a creare qualcosa di simile.

Non sapeva se era andata effettivamente così, ma li vedeva benissimo quei due a tramare alle sue spalle...

L'unica cosa che la faceva dubitare di tutto ciò, era il fatto che Rafael non l'aveva ancora chiamata in quel modo, forse era innocente dopotutto e l'unico colpevole era quello che adesso era davanti a lei.

La vie en rose - parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora