capitolo sedici

93 15 14
                                    

RAFAEL


"Non credevo ti avrei visto stamattina..."

Rafael lasciò andare un sospiro, togliendosi poi la felpa e abbandonandola sopra lo zaino, rabbrividendo al freddo e sciogliendosi i muscoli, mentre fissava l'altro che aveva deciso di occupare la sedia accanto a quella dove lui aveva posato la sua roba.

"Anche io speravo di non vedere il tuo brutto muso, cazzone" commentò, vedendo il cazzone piegare le labbra in un sorrisetto mentre lui continuava a fare stretching: "Mi fa andare di traverso la colazione, sai?"

"Sai, consideravo che la tua prestazione di stanotte ti avrebbe..." commentò Julien, intrecciando le braccia al petto e fissandolo, sempre con quel sorrisetto in volto: "No, in effetti, dovresti avere energie sufficienti per giocare."

Rafael sorrise, stringendo le dita a pugno mentre la bile risaliva e la gola gli si stringeva, mentre un'unica parola si formava nella sua testa: schifo.

Quanto poteva fare schifo una persona? Tanto e sembrava che il cazzone ci si stesse mettendo anche d'impegno.

Socchiuse gli occhi, ripensando alla sera precedente, a quello che aveva passato con Sarah e tutto veniva macchiato dalla conoscenza di come quell'idiota davanti a lui stesse ascoltando dall'altra parte del muro, quasi come se fosse uno stalker della peggior specie.

"Daniel, una consulenza" domandò, voltandosi verso il suo amico e cercando di ignorare la tuta dal tema floreale che indossava: "Questo può essere definito stalking?"

"Forse" buttò lì Daniel, lasciando scivolare il suo telefono nel borsone e poi guardandoli: "Potrebbero essere contatti indesiderati per controllo indiretto" continuò, affiancandolo e tenendo lo sguardo scuro sul cazzone che, nonostante tutto, continuava a sorridere come se nulla fosse.

Quanta voglia aveva di far sparire quel sorriso...

"E la pena per uno stalker qual è?" domandò Rafael, voltandosi verso Daniel e aspettando la sua risposta: l'amico aveva vissuto fra codici e legge fin da quando era piccolo, era praticamente un Google con le gambe quando si trattava di articoli e pene.

"Si può arrivare a un massimo di cinque anni di reclusione e quarant..." Daniel si fermò, schioccando le dita della mano sinistra verso l'altro e sorridendo: "No, settantacinque mila euro di multa."

"Immagino che tu non possa permetterteli, cazzone."

Non era una domanda, da quel che sapeva lavorava come commesso oltre a essere un cazzone all'ennesima potenza, quindi dubitava che potesse permettersi una cifra del genere, anche se rateizzata.

Certo, i cinque anni dove non avrebbe visto la sua faccia gli sarebbero stati comodi, magari avrebbe potuto convincere Alex a mollare i suoi nuovi coinquilini e prendere l'appartamento del cazzone, salvare anche il cane che aveva...

Potevano lavorarci sopra.

Julien continuò a sorridere, mentre chinava la testa e scuoteva la testa bionda: "Non mi interessa stalkerarti, Fabre" gli dichiarò, avvicinandosi e posandogli una mano sulla spalla: "Sarah è molto rumorosa e la sento benissimo. Però ti ringrazio, quando potrò scoparmela almeno saprà già cosa deve fare..."

"Quanto è la pena se gli do un pugno" Rafael sibilò ogni parola, stringendo le mani e fissando l'altro negli occhi: finché parlava di lui non c'erano problemi, ma Sarah non andava toccata. Assolutamente.

Quello soprattutto non aveva nessun diritto di guardarla, di sentire la sua voce e i suoi gemiti.

"Possiamo far passare che sei stato provocato ed era legittima difesa" commentò Daniel, incrociando le braccia e affiancandolo.

La vie en rose - parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora