capitolo ventuno

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SARAH


La musica le rimbombava nelle orecchie, dandole il ritmo e l'energia nella sua andatura, mantenendola regolare: un piccolo trucco che le aveva insegnato suo padre, mentre l'avvicinava al mondo del rock.

Il rock era perfetto per correre, secondo Erik Davis, e lei non poteva che dare ragione al genitore mentre la musica degli Skillet la esortava ad andare avanti.

Aveva scelto la playlist che Spotify aveva creato come a presentazione del gruppo, ma lei aveva messo in loop una delle sue preferite e anche una delle più vecchie del gruppo.

Svoltò in uno dei sentieri sterrati, rendendosi conto che si stava avvicinando ai campetti da basket e dando un'occhiata a chi fosse presente: Rafael non aveva nessuna partita quel giorno, però notò subito un'altra figura a lei familiare.

Rallentò appena, vedendo il ragazzo dai capelli chiari voltarsi nella sua direzione e alzare una mano a segno di saluto.

Sarah si fermò, togliendosi gli auricolari e vedendo Julien avvicinarsi a lei a grandi passi: "Ehi, straniera!" la salutò, non appena fu davanti a lei con il borsone che penzolava da un fianco: "Non ti vedo da un po'..." le disse Julien, sistemandosi la cinghia sulle spalle e infilando le mani nella tasca della felpa: "Ed è un po' di giorni che non ti sento per casa, è diventato tutto silenzioso..."

"Stai con l'orecchio attaccato al muro?" gli domandò Sarah, sorridendo e passandosi una mano sulla nuca e massaggiandosi i muscoli: "Sono da Rafael, al momento. Mi ha trascinato a casa sua da quando ho visto un topo nella spazzatura..."

"Non sapevo che Fabre abitasse qui vicino" mormorò Julien, osservandosi intorno quasi come se Rafael potesse comparire da un momento all'altro.

"Vive..." Sarah si fermò, arricciando il naso e ricordando quanto Rafael ci tenesse a non far sapere dove viveva. Certo, lui aveva sempre detto che non voleva che nessuna delle sue conquiste non sapesse il suo indirizzo, però era certa che anche Julien dovesse rientrare nelle persone che non dovevano sapere: "Non in questa zona, mi ha accompagnato" glissò, portandosi una mano al berretto e sistemandoselo meglio sulla testa.

Lo vide annuire e spostare il peso da un piede all'altro: "Come va?" le chiese Julien, facendola sospirare perché ben sapeva a cosa si riferisse e cosa voleva sapere.

"Come ogni volta che me lo chiedi, Julien" disse con semplicità, incrociando le braccia al seno e alzando il mento, quasi a sfidare il ragazzo davanti a lei.

"Immagino sia dura dividerlo con tutte le altre" mormorò Julien, passandosi una mano sul mento completamente privo di barba e piegando appena in un sorriso per nulla amichevole: "Sempre se ti interessa..."

"Dividerlo con tutte quelle che sbavano sulle sue foto di modello? No, ormai con quello ho raggiunto un certo compromesso" Sarah sorrise, alzando le spalle: "E poi ho l'originale tutto per me."

"Sai a cosa mi riferisco..."

Sì, lo sapeva benissimo a cosa si riferiva.

Era impossibile non saperlo, come era impossibile non notare che stava provando a ritornare nelle sue grazie solo ed esclusivamente per gettare in cattiva luce Rafael, per farle vedere quello che lui era realmente o, per meglio dire, la visione che Julien aveva di lui.

"Mi sto sempre più rendendo conto che non ti interessa essere mio amico, ma ti piace tantissimo spalare merda su di lui" sospirò Sarah, scuotendo appena il capo e storcendo la bocca, rendendosi conto che aveva appena parlato proprio come Rafael: "Sto prendendo il suo linguaggio..."

La vie en rose - parte 2Where stories live. Discover now