capitolo ventidue

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RAFAEL


"Devo esserci per forza anche io?" buffò Rafael, osservando l'altro ragazzo e vedendolo sistemarsi gli occhiali sul naso, mentre lui riportava l'attenzione sulla fermata della metropolitana: il cartello in stile liberty dominava uno degli ingressi della stazione che era praticamente sotto casa di Sarah e quella prescelta per la prima volta della ragazza davanti la fobia.

Alex aveva dichiarato che era la migliore, poiché la tratta da fare era veramente breve e sarebbe stata perfetta per l'esposizione di Sarah: "Considerando come ti tiene la mano? Sì" dichiarò Alex, indicando le loro mani intrecciate e alle quali Sarah sembrava aggrapparsi, mentre rigida al suo fianco teneva lo sguardo fisso sulle scale che scendevano, quasi fosse ipnotizzata da queste.

Non era tranquilla, lo sentiva dal tremore della sua mano e da come il suo respiro era affrettato: "Allora, il piano è semplice: prendiamo il numero quattro qui a Saint-Michel e scendiamo a Chatelet, sono letteralmente due minuti di orologio" dichiarò Alex, sistemandosi nuovamente gli occhiali.

"Non possiamo scendere a Cité?" domandò Rafael, ormai conosceva bene quella tratta e sapeva che prima di Chatelet c'era un'altra fermata che avrebbe permesso a Sarah di esporsi alla sua fobia ma con un tempo decisamente meno prolungato.
"Troppo breve" dichiarò Alex, scuotendo il capo e poi passandosi una mano fra i capelli: "Almeno due minuti facciamocela stare."

Due minuti? Non sarebbero mai stati due minuti.
"C'è da scendere fino ai binari, aspettare il treno..." bofonchiò Rafael, sperando poi che non ci fossero ritardi sulla linea: i due minuti di viaggio non erano solo effettivamente quelli, considerando il tutto.

"Chatelet va benissimo" dichiarò Sarah con la voce leggermente tremante, attirando la sua attenzione e sorridendogli: "Davvero" mormorò, stringendogli maggiormente la mano e guardandolo negli occhi.

Le iridi nocciola erano sgranate e piene di paura, poteva vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi fin troppo velocemente e la forza della stretta di lei non gli piaceva: "Disse il fantasma dell'Opera..." mormorò, carezzandole la guancia che sembrava aver perso tutto il suo colore: "Sicura di volerlo fare?"

"No" dichiarò Sarah, sorridendo e scuotendo il capo ma tornando poi a guardare le scale che scendevano verso il basso.

"Andiamo" li esortò Alex, avviandosi per primo e aspettandoli poi a metà: si avvicinarono con calma, facendo quasi un passo per volta fino al limite delle scale e sentì Sarah irrigidirsi al suo fianco, mentre posava i piedi sul primo gradino, prendendo poi un grosso respiro e continuando la discesa.

Se la stava cavando bene, stava riuscendo a esporsi come diceva Alex anche se la sentiva tremare e la mano stringeva sempre di più: continuava ad andare avanti, seguendo Alex all'interno della stazione e superando i tornanti, accolti dall'aria più fredda e umida che c'era nel sottosuolo parigino.

Rafael la fissò, guardandola mentre si avventuravano nel dedalo di corridoi e arrivavano ai binari, fermandosi vicino al muro e aspettando così il treno: Sarah respirava pesantemente ed era un blocco di granito al suo fianco.

Le posò una mano sulla guancia, sentendola fredda al tatto: "Va tutto bene?" le domandò, guardandola e vedendola annuire con la testa.

Sarah si voltò verso di lui, stirando le labbra in una specie di sorriso e avvicinandosi di più a lui, stringendo le dita della sua mano e spostando lo sguardo verso i binari: "Papà è morto qui" mormorò, mentre aumentava la presa sulla sua mano e Rafael poteva sentire il respiro accelerato nella sua voce.

"Non qui, meraviglia" dichiarò Rafael, baciandole la tempia: "Non era qui tuo padre" le mormorò contro la pelle, dandole una secondo bacio e poi, liberata la mano dalla stretta di lei, le circondò le spalle con il braccio, attirandola verso di sé.

La vie en rose - parte 2Where stories live. Discover now