capitolo ventisette

77 15 19
                                    

SARAH

Si morse il labbro inferiore, stringendo le palpebre e cacciando indietro le lacrime, sentendo gli occhi umidi mentre risaliva la strada che l'avrebbe portata a...

Casa. Poteva davvero chiamare così la casa di Rafael?

"Sarah" sentì la sua voce dietro di sé, ma la ignorò e continuò per la sua marcia: sarebbe andata lì, avrebbe perso qualche indumento e Noir, poi sarebbe tornata al suo appartamento in Rue Saint-Sévèrin, pregando Odette e Fleur di ridarglielo.

Sì, avrebbe fatto così.

Togliendo poi Rafael dalla sua vita e...

Inspirò, continuando a camminare e dandosi della stupida: avevano avuto tutti ragione tranne lei. Quello che le due dicevano, quello che Julien diceva...

Avevano avuto tutti ragione e lei era stata così stupida da credere nella favola che pensava di vivere.
Era stata così...

"Sarah! Porca puttana, fermati!" sentì i passi di Rafael dietro di lei, poi il suo tocco sul braccio nudo e si dovette fermare, mentre lui le si piazzava davanti: "Lascia che ti spieghi..."

"Che cosa devi spiegare? Cosa?" dichiarò, stringendo poi i denti e guardandolo in volto: "Che tu..."

"Che io cosa, Sarah?" le domandò Rafael, con la voce tagliente mentre si portava le mani ai fianchi e la fissava in volto, lo sguardo grigio che aveva perso tutto il suo calore: "Vai avanti, forza. Che cosa hai visto? Dimmelo."

"Tu e quella..." Sarah si fermò, scuotendo il capo e stringendosi nelle braccia: "Proprio lei, fra l'altro" mormorò, affondando i denti nel labbro inferiore, cercando di impedire alle lacrime di scivolare via.

Non avrebbe pianto.

Non gli avrebbe permesso di vedere le sue lacrime.

"Proprio lei cosa? Non ci sto capendo un cazzo" sbottò Rafael, alzando la voce e sollevando poi le mani, riabbassandole subito con un gesto di stizza.

"Perché non sai" Sarah inspirò, spostando lo sguardo verso la strada poco illuminata e respirando profondamente, stringendo con forza la mascella: "Di tutte quelle che potevi portarti là dentro..."

"Io non mi sono portato dentro nessuna" gridò Rafael, facendola sussultare e incontrare il suo sguardo freddo e il sorriso sardonico che gli stava piegando le labbra: "Ma ovviamente l'hai pensato subito, eh?"

"Io non..."

"Rafael si scopa tutte lo stesso anche se dice che sono la sua ragazza" borbottò lui, mentre il suo volto s'induriva e il suo sguardo sembrava essere di ghiaccio: "Dillo che l'hai pensato. Ammettilo, Sarah."

"No. Io..."

"Dillo!" tuonò lui, facendo un passo verso di lei e sovrastandola completamente.

"Sì" esclamò Sarah, portandosi poi le mani alla bocca e notando la luce ferita che attraversò per un attimo il volto di Rafael, subito nascosta dal ghiaccio che aveva nello sguardo: "No. Io non..."

"Fammi un favore: non dire altro" mormorò Rafael, socchiudendo gli occhi e sorridendo senza alcuna ilarità nel volto: "Cazzo, tutta qui la fiducia che avevi in me? Strano che non sei stata al locale per tutto questo tempo..."
"Io mi fido di te."

"Hai un modo strano di dimostrarlo, Sarah" le disse Rafael, guardandola in volto e storcendo la bocca in una smorfia: "Non ti sei mai fidata di me..." biascicò, scuotendo appena la testa: "Immagino di essere stato un giocattolino interessante, eh? Mentre io mi in..."

"Oh no. Non provare a passare dalla parte della vittima" Sarah gli puntò il dito contro, sentendo la rabbia risalire dentro di sé e gli occhi pizzicarle più forte per le lacrime: non doveva piangere. Non voleva piangere.

La vie en rose - parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora