capitolo venticinque

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SARAH


"E poi ieri sera sono andata nel bagno con Trombator e lui mi ha tolto le mutande e..."

"E non ha fatto niente, dato che ieri non lavorava" sbottò Sarah, voltandosi indietro e fissando le due ragazze negli occhi, osservandole rimanere con le bocche socchiuse e gli sguardi che vagavano ovunque tranne che su di lei.

Erano bravissime a parlare dietro di lei, a farsi grandi quando lei gli rivolgeva le spalle, ma adesso che le affrontava a viso aperto sembravano aver perso ogni parola.

"Come fai a saperlo?" le domandò una delle due, schiarendosi la voce e sistemandosi una ciocca scura dietro l'orecchio.

"Vivo con lui" disse Sarah fra i denti, piegando poi le labbra in quella che sperava essere una perfetta imitazione del sorriso sardonico tipico di Rafael: "A meno che quello che ronfava nel letto con me, non fosse stato il mio gatto in forma umana, direi che era a casa."

"Tu vivi con Trombator?"

"Rafael" sospirò Sarah, trattenendo il sorriso a quella correzione che era così solita di lui, che aveva sentito così tante volte rivolta verso di lei.

"E chi è Rafael?" le domandò la ragazza, cercando lo sguardo della sua degna compare e poi vedendole entrambe scuotere la testa.

Non sapevano come si chiamasse il loro adorato Trombator?

Erano così pazze di lui, eppure non sapevano un dettaglio semplice come il suo nome. Erano state loro a farlo entrare nella sua vita, eppure...

Eppure si erano sempre riferite a lui con quello stupido soprannome, senza mai menzionare il suo nome fin dalla prima volta che l'avevano citato nei loro discorsi: "Non sapete nemmeno il suo nome..." mormorò Sarah, scuotendo la testa e guardandole, vedendole nuovamente evitare di incontrare il suo sguardo.

Rimasero in quell'impasse, finché una delle due non si voltò verso di lei, recuperando i suoi libri e stringendoli al petto: "Non saprò il suo nome, ma ti posso dire una cosa" decretò, alzandosi in piedi e tenendo lo sguardo su di lei: "Basta allargare le cosce per averlo. Pensi davvero di essere speciale, fidanzatina? Tu non sei quella che lo ha cambiato, sicuramente adesso si starà scopando una da qualche parte" Sarah rimase immobile, mentre l'altra le sputava addosso ogni parola e osservò il sorriso tirato che piegò le labbra della ragazza: "Oh, pensavi veramente che lui non fosse più lui? Sveglia, fidanzatina. pensi davvero che la scopata con te gli basti?"

Sarah rimase in silenzio, osservandole mentre si allontanavano e uscivano dall'aula, non senza averle lanciato un nuovo sguardo pieno di compassione e pietà, uno sguardo che quasi sembrava far passare loro per le vittime; strinse il pugno, tenendo lo sguardo su di loro e mordendosi poi il labbro inferiore, mentre cercava la soluzione dentro di sé: doveva lasciar correre o andare a cercare un nuovo scontro? Doveva...

"Molto bello da vedere, ma completamente inutile" la voce di Suzette la trascinò via dai suoi pensieri, facendola voltare e vedendo l'amica al suo fianco, mentre scuoteva il capo: "Lasciamelo dire."

"Loro..."

"Danno solo fiato alla bocca perché ce l'hanno" dichiarò Suzette, infilando i libri nella borsa e sorridendole con dolcezza: "Non lasciare che quello che hanno detto..."

"Lo so" dichiarò Sarah, giocherellando con il suo astuccio ed evitando di guardare l'amica.

La sentì sospirare, osservando con la coda dell'occhio i suoi movimenti: "Sicura? Perché a me dai l'impressione che abbiano colpito con le loro cavolate" le disse Suzette, costringendola a voltarsi verso di lei e sorriderle.

La vie en rose - parte 2Where stories live. Discover now