capitolo quattordici

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RAFAEL


Sbuffò, sistemandosi il giaccone e recuperando il cellulare dalla tasca, controllando velocemente l'orario, prima di voltarsi quando sentì il rumore del pesante portone che si apriva e sorrise alla vista della ragazza che fece capolino, guardando prima dalla parte opposta e poi nella sua direzione: "Stavolta non ci ho messo tanto..." dichiarò Sarah, facendolo sorridere mentre lei usciva e chiudeva dietro di sè l'ingresso del condominio.

"Definisci tanto, meraviglia" dichiarò Rafael, chinandosi e sfiorandole le labbra con un bacio veloce, tirandosi poi su e assottigliando lo sguardo quando la guardò studiare il suo aspetto, quasi come se stesse cercando qualcosa: "Che cosa stai cercando?"

"Secondo te?" gli domandò Sarah, posando le mani sui fianchi e facendolo sorridere maggiormente.

Era stata una domanda scontata la sua, se ne rendeva conto.

"Non ce l'ho dietro" decretò, allungando una mano verso di lei: "Andiamo?"

Sarah lo fissò, inclinando la testa e aggrottando lo sguardo, mentre intrecciava le braccia al seno: "Come non hai dietro il mio cioccolato? Che cosa lo festeggiamo a fare San Valentino?" gli domandò, scuotendo poi il capo con la bocca leggermente socchiusa, quasi come se non credesse a ciò che aveva appena sentito.

Rafael sorrise, ben deciso a non rivelarle ciò che aveva in mente e che, se tutto era andato secondo il suo piano, aveva cominciato a svolgersi proprio in quel momento.
Sarah sarebbe rimasta all'oscuro di tutto, fino alla fine.

"Tu lo sai, vero, che è la festa degli innamorati e non quella della cioccolata?" le domandò, continuando a tenere la mano verso di lei e aspettando che la prendesse.

"Sì, lo so, Lo so" Sarah lo fissò, stringendo le labbra in una smorfia e poi lasciando andare un lungo e lento sospiro: "Niente cioccolata, quindi?"

"Non ho detto questo, semplicemente l'avrai dopo" le dichiarò, sorridendo con tutta la convinzione che aveva e vedendola scuotere il capo.

"Sadico" bofonchiò, prendendo finalmente la sua mano e intrecciando le loro dita: "Dove andiamo?"

"Non tanto lontano" dichiarò, portandosi le loro mani unite alla bocca e baciandole le nocche, facendole poi cenno verso la strada che si dipanava davanti a loro ed era completamente illuminata dalle insegne e dalle luci dei numerosi locali che sorgevano in Rue Saint-Sévèrin.

Il posto che aveva scelto non era tanto distante, una camminata di una manciata di minuti sarebbe stata sufficiente: arrivarono alla fine del piccolo vicolo, svoltando a destra e quasi circumnavigando la chiesa dallo stile gotico che dominava quella parte di strada e che dava anche il nome alla via di Sarah.

Continuarono a camminare e Rafael sfruttò le loro mani intrecciate per guidare Sarah che, quasi con una precisione chirurgica, sembrava voler andare sempre nella direzione sbagliata nei pochi incroci che trovavano sul loro cammino.

Sembrava che quasi lo facesse di proposito.

Girò nuovamente, svoltando in una piccola viuzza che s'inerpicava verso l'alto e sorrise vedendo il ristorante che aveva scelto per quella serata: un paio di vetrate dall'aria anonima e dismessa, nessuna insegna.

Era necessario sapere che lì c'era un ristorante per farci caso, nonostante la lavagna messa fuori e le luci all'interno del locale.

Rafael si avvicinò alle vetrate, che sembravano aver bisogno di una bella lavata, e oltre le quali veniva il brusio delle chiacchiere e aspirò l'aria carica di profumi: "Lo so, sembra molto anonimo..." mormorò, voltandosi verso Sarah: "Ma aspetta di vedere l'interno."

La vie en rose - parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora